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Conte

Conte farà davvero la guerra a Draghi?

Che cosa succede fra Conte e Draghi sulla guerra Russia-Ucraina? I Graffi di Damato

 

Dal presidente americano Joe Biden ospite di “Radio Varsavia” – come ha titolato il manifesto evocando la “Radio Londra” che ai tempi della guerra di Hitler si ascoltava di nascosto anche in Italia per sperare nella disfatta del dittatore tedesco – Putin si è preso non a torto del “macellaio” per il trattamento che da più di un mese sta riservando agli ucraini.

Certo, “insultare Putin non aiuta il dialogo”, come ha osservato Stefano Rolli sulla prima pagina del Secolo XIX, “ma anche le bombe disturbano l’audio”, si è praticamente risposto il vignettista, pur al riparo di quelle che cadono ogni giorno sulla terra che Putin si è proposto addirittura di “denazificare” radendola al suolo, E spedendo il suo ambasciatore a Roma in Procura per denunciare quegli altri “nazisti” che resistono dalle colonne della Stampa. Che è un giornale già entrato una volta nel mirino di un estimatore di Putin, l’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte, per la troppo buona attenzione riservata al suo successore Mario Draghi a Palazzo Chigi. “Troppo zelo”, protestò Conte travestendosi da Talleyrand in una lettera al direttore del quotidiano torinese Massimo Giannini, che si difese con una dotta citazione tedesca.

Ebbene, anche Conte è tornato a farsi sentire dopo la missione diplomatico-militare, diciamo così, dell’ambasciatore russo alla Procura di Roma. Per non sbagliare o non esagerare, mi affido a ciò che ne ha scritto sul Fatto Quotidiano il direttore in persona e suo noto estimatore Marco Travaglio nell’editoriale di giornata passando in rassegna gli attori della politica italiana: “L’unico leader che contrasta la deriva bellicista è Conte, che oggi e domani si spera otterrà molti voti online per rafforzarsi dentro e fuori il Movimento 5 Stelle e resistere alle pressioni indicibili che subisce perché si arruoli” contro Putin al pari del suo ex e ancora oggi ministro degli Esteri Luigi Di Maio.

“Poi ci sono – ha riferito Travaglio continuando a passare in rassegna le truppe antiputiniane – SI di Fratoianni, Alternativa (di ex grillini), le voci isolate nel Pd (Delrio, Bindi e Boldrini) e nella Lega, e l’associazionismo (Pax Christi, Anpi, Emergency, Cgil, Uil, pacifisti e ambientalisti)”. Sarà costata molta fatica al direttore del Fatto, rimanendo nei confini strettamente nazionali, non includere nell’elenco Papa Bergoglio dopo che ha dato dei “pazzi” a quanti hanno deciso o si accingono ad aumentare le spese militari. In ogni caso –ha raccomandato Travaglio – “vanno sostenuti tutti per rompere il fronte Sturmtruppen che, ridendo e scherzando, lavora alla terza guerra mondiale”, a cominciare , secondo solo a Draghi, dal segretario del Pd Enrico Letta, già sistemato in piazza nelle scorse settimane dai solerti amici di Conte come “Mitraglietta”, prima ancora che scoppiasse in Parlamento, fra Camera e Senato, l’offensiva contiana contro le maggiori spese militari. Che peraltro erano state concordate anche da Conte in persona con gli altri Paesi della Nato quando era a Palazzo Chigi, evidentemente con la solita riserva pentastellata di non mantenere la parola.

Ci sarà da ridere – se la situazione non fosse terribilmente seria, direi pure drammatica – quando si arriverà alla votazione di un documento parlamentare sul tema. Il cui campo, diciamo così, potrebbe riservarsi “largo” come il segretario del Pd usa chiamare quello con le 5 Stelle, ma stavolta con la destra di Giorgia Meloni al posto del peraltro extraparlamentare Conte: una destra che ormai viaggia nei sondaggi elettorali affiancata al Pd con più del 40 per cento dei voti insieme, senza contare quelli della Lega e di Forza Italia. Mica male come epilogo di questa legislatura già passata giustamente alla storia della Repubblica italiana come la più pazza del mondo.

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