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Governo Draghi

Tutte le novità sulle consultazioni di Draghi (con la svolta della Lega)

Il punto sul primo giro delle consultazioni del presidente del Consiglio incaricato, Mario Draghi

 

In poche ore il panorama politico italiano è profondamente cambiato. Rovesciandosi su sé stesso. Siamo passati dalla respirazione bocca a bocca, praticata alla maggioranza giallo-rossa, con la ricerca affannosa di salvatori in ultima istanza, a qualcosa di ancora indefinito, ma con ogni probabilità destinato a scardinare vecchi equilibri ed alimentare nuove fratture all’interno delle strutture più deboli. Un ciclone quindi che, come il vento del deserto é stato capace di spostare enormi masse di sabbia, creando depressioni dove prima c’erano le dune e viceversa.

Quel ciclone, come nelle tempeste tropicali, ha un nome ed un cognome. Si chiama Matteo Salvini e rappresenta, questa volta, tutta la Lega. Con la scelta di appoggiare il tentativo di Mario Draghi, in difesa dei supremi interessi nazionali, ogni possibile dialettica all’interno di quel partito si è sopita. Non ci saranno i Giorgetti o i Zaia a caldeggiare una linea di moderazione, per allargare il perimetro dell’azione politica. Perché questa è diventata anche la linea del segretario. O del Capitano, se si preferisce. Dando ragione a tutti coloro che ritenevano che, prima o poi, questo sarebbe successo. Troppo forte il condizionamento di un blocco sociale, che non poteva essere tenuto insieme solo con le politiche migratorie.

L’iniziativa della Lega ha prodotto un vero e proprio terremoto. Ha archiviato, in un battibaleno, l’ipotesi di una maggioranza Ursula. L’ultima spiaggia, per una parte della sinistra e dei 5 stelle per accordare, seppure a malincuore, il loro avallo all’operazione Draghi. Era l’idea di un confine. Individuare quelle colonne d’Ercole – al massimo la presenza di Forza Italia – oltre le quali non era possibile andare. E poco importava se quella strategia entrava in contraddizione con il mandato del Presidente della Repubblica. La nascita di un governo che non doveva “identificarsi con nessuna forza politica”.

Con il venir meno di quella prospettiva, anche l’atteggiamento delle varie componenti che costituivano la base elettorale del Conte bis, è mutato. Immediata la reazione di Leu: presenza, quella della Lega, ostativa. Ci costringerà – ha ribadito Francesco Laforgia – a tenerci fuori dal tentativo. L’esatto opposto di Italia Viva che non aveva posto veti, ma si era affidata alla saggezza del Presidente incaricato. Una differenza che la dice lunga sulla possibile ricomposizione degli equilibri politici italiani. Che sia l’inizio di un disgelo? Il passaggio, anche in Italia, dalla “guerra fredda” alla “coesistenza pacifica”? Dal considerarsi nemici a semplici avversari? Fosse così, sarebbe una gran cosa.

Al momento nel Pd e nei 5 stelle, com’era prevedibile, non tutti sembrano essere d’accordo. Pesa quel substrato ideologico dal sapore antico. All’interno dei Dem, la fronda di sinistra non ha mancato di far sentire la propria voce, seppure sotto forma di spifferi. Che hanno costretto il segretario Nicola Zingaretti ad uscire allo scoperto. Per ribadire la fiducia del partito nei confronti di Mario Draghi. Come è tradizione di quel partito, i panni sporchi si laveranno in famiglia. A tempo debito. Anche se, questa volta, la coda velenosa della discordia ha già prodotto una qualche conseguenza.

Il dissenso seppure limitato, all’interno del Pd, ha accentuato lo scompiglio, all’interno dei 5 stelle. Facendo da cassa di risonanza alle reprimende di Alessandro Di Battista contro “l’apostolo delle élite”. Se una forza istituzionale, come il Pd, manifestava dei dubbi, rispetto alla presenza della Lega, cosa avrebbero dovuto dire i più puri e duri di un Movimento che voleva cambiare il mondo? Soprattutto se si tratterà di andare a braccetto più con Silvio Berlusconi, che non con la Lega: l’arcinemico, l’impresentabile, il caimano. E via dicendo.

Beppe Grillo, giunto apposta a Roma per benedire l’operazione, dopo aver partecipato agli incontri con Mario Draghi, non ha rinunciato a filosofare. Citando Platone, ha ammonito: “Non conosco una via infallibile per il successo, ma una per l’insuccesso sicuro: voler accontentare tutti”. Frasi sibilline che sono difficili da decifrare. Un monito per lo stesso Draghi, oppure, come cerca di minimizzare il Fatto quotidiano, nei confronti dei dissidenti interni al Movimento? Vedremo.

Intanto limitiamoci ad osservare che forse è nata una specie di “arco costituzionale”, com’era quello della Prima Repubblica. Ciò che il Fatto quotidiano definisce sobriamente l’AAL, l’ammucchiata di alto profilo. Va dalla Lega ai 5 stelle, che sperano di trasformarsi in un partito sempre più verde, anche a costo di perdere qualcosa del loro profilo iniziale. Fuori Leu e Fratelli d’Italia, ma questi ultimi con un piede dentro la maggioranza. Situazione ancora instabile, ma un passaggio necessario, per offrire al Paese – questo almeno l’augurio – una diversa prospettiva.

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