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Cosa ha deciso il Consiglio Ue sul Patto migrazione e asilo e quando entrerà in vigore

Ecco cosa prevede l'accordo tra i ventisette ministri europei degli Interni sui due aspetti principali del Patto migrazione e asilo.

(Estratto di un articolo pubblicato su eunews)

Un accordo trovato sul filo del rasoio, dopo una giornata di fughe in avanti dei più favorevoli, frenate dei più scettici e compromessi per non arrivare a un fallimento su tutta la linea dei ventisette su due dossier-chiave del Patto migrazione e asilo. “Gli ultimi cento metri di questa maratona” – come li ha definiti a inizio giornata la commissaria per gli Affari interni, Ylva Johansson (nella foto) – sono stati compiuti dai 27 ministri degli Interni a Lussemburgo dopo ore di confronti e negoziati bilaterali e multilaterali tra la presidenza di turno svedese, la Commissione e i governi che rappresentavano l’ago della bilancia per dare il via libera al Regolamento per la gestione dell’asilo e della migrazione e sul Regolamento modificato sulle procedure di asilo. Italia in primis.

PATTO MIGRAZIONE E ASILO: COSA SI È DECISO

Per quanto riguarda l’intesa sui due Regolamento del Patto migrazione e asilo, i punti salienti riguardano i diversi aspetti del “perno centrale della gestione della migrazione”, ovvero l’equilibrio tra solidarietà e responsabilità nella gestione della migrazione da parte di tutti i Ventisette.

Il primo concetto è stato affrontato principalmente nel Regolamento per la gestione dell’asilo e della migrazione (Ramm), che introduce un meccanismo di solidarietà obbligatoria: tutti i Paesi membri dovranno contribuire, ma potendo scegliere tra ricollocamenti e contributo finanziario pari a 20 mila euro per persona migrante non accolta. Questi fondi “confluiranno in uno strumento che sarà definito dalla Commissione, i dettagli non ancora definiti”, ha fatto sapere la ministra svedese. Alla base del meccanismo di solidarietà ci sarà il numero minimo annuo di ricollocamenti, fissato a 30 mila persone, anche se “potrà essere aumentato ove necessario e si terrà conto delle situazioni in cui non è prevista alcuna necessità di solidarietà in un determinato anno”. Inoltre il Regolamento stabilisce l’obbligo di presentare domanda nello Stato membro di primo ingresso e scoraggia i movimenti secondari limitando le possibilità di cessazione o trasferimento di responsabilità tra Paesi membri.

Il secondo concetto è stato invece affrontato nel Regolamento modificato sulle procedure di asilo (Apr), che definisce una procedura comune da seguire per tutti gli Stati membri, con maggiori responsabilità per quelli di primo ingresso. Lo scopo è quello di valutare rapidamente alle frontiere esterne se una domanda è infondata o inammissibile, e si applicherà automaticamente dopo un attraversamento irregolare, o in seguito allo sbarco dopo un’operazione di ricerca e soccorso in mare o se la persona migrante proviene da un Paese con un tasso di riconoscimento inferiore al 20 per cento. Tra i nuovi obblighi c’è quello di portare a termine l’esame della domanda di asilo attraverso la procedura di frontiera entro sei mesi, ma anche quello di estendere il periodo di responsabilità di gestione delle persone arrivate sul territorio per 24 mesi (12 mesi invece per quelle salvate attraverso operazioni di ricerca e soccorso in mare). Fissata a 30 mila persone la cosiddetta “capacità adeguata” a livello Ue – ovvero il tetto massimale annuale per le procedure di frontiera – che “sarà attuata gradualmente” e, per ogni Stato membro, determinata sulla base di una formula che tiene conto del numero di attraversamenti irregolari delle frontiere e del numero di espulsioni nei tre anni precedenti.

GLI ALTRI DETTAGLI

Gli altri dettagli dell’intesa riguardano il concetto di Paesi terzi sicuri, il criterio di connessione e le (mancate) deroghe per famiglie con minori dalla procedura di frontiera. Sul primo e il secondo aspetto la presidenza svedese ha precisato che “il criterio di connessione tra il richiedente e il Paese terzo rimane, ma spetta allo Stato membro la valutazione” sulla sicurezza sicurezza della destinazione. Anche se per il momento “non c’è ancora una lista di Stati terzi sicuri”, ha aggiunto la ministra Malmer Stenergard. Non meno delicato il compromesso su cui la Germania è stata convinta a votare a favore della proposta sui due file del Patto migrazione e asilo: nel testo del compromesso alla fine non compare l’esenzione delle famiglie con bambini minori di 12 anni dalla procedura di frontiera (che permetterebbe agli Paesi di frontiera di estendere l’uso della detenzione), ma “Germania, Irlanda, Lussemburgo e Portogallo fanno comunque notare che la deroga sui minori è particolarmente importante e dovrà essere portata avanti nei triloghi”, ha messo in chiaro la ministra tedesca, Nancy Faeser.

IL PROCESSO NEGOZIALE DEL PATTO MIGRAZIONE E ASILO

Dal punto di vista del processo legislativo entrambi i file fanno parte della tabella di marcia concordata nel settembre 2022 tra i co-legislatori. Con il via libera da parte del Consiglio alla propria posizione, sarà ora possibile iniziare i due negoziati interistituzionali con l’Eurocamera (anche se quelli sul Regolamento modificato sulle procedure di asilo sono già iniziati lo scorso 18 aprile a livello di principi generali). In corso ci sono anche altri due triloghi, sul Regolamento sullo screening (iniziato il 25 aprile) e sul Regolamento Eurodac modificato dal 15 dicembre dello scorso anno, lo stesso giorno in cui è stato raggiunto l’accordo politico su tre dossier del Patto migrazione e asilo (ereditati dai negoziati sulle proposte della Commissione del 2016): la Direttiva sulle condizioni di accoglienza dei richiedenti protezione internazionale, il Regolamento sul nuovo quadro di reinsediamento e il Regolamento sulle qualifiche.

Dei nove file della tabella di marcia di settembre 2022 al Consiglio manca ora all’appello il Regolamento per le crisi e le cause di forza maggiore (gli eurodeputati hanno adottato la propria posizione lo scorso 20 aprile), mentre il Parlamento Europeo non ha ancora trovato un’intesa sulla Direttiva sui rimpatri (i 27 ministri partono invece dalla posizione parziale negoziata nel giugno 2019).

Al di fuori dei nove dossier previsti dalla tabella di marcia per adottare il Patto migrazione e asilo entro la fine della legislatura (nella primavera 2024) ci sono altre cinque dossier, di cui solo due sono stati adottati: la Direttiva Blue Card nel maggio 2021 e la trasformazione dell’Ufficio europeo di sostegno per l’asilo (Easo) nell’Agenzia europea per l’asilo (Euaa), da gennaio dello scorso anno. I mandati negoziali del Parlamento Ue sulla Direttiva modificata sui soggiorni di lungo termine e quello sulla Direttiva modificata sulla procedura unica di domanda per il rilascio di un permesso unico di soggiorno e lavoro (il primo ratificato in plenaria, il secondo passato senza obiezioni) devono invece essere ancora adottati dal Consiglio dell’Ue. Nessuno dei due co-legislatori è invece avanzato sul Regolamento sulla strumentalizzazione nel campo della migrazione e dell’asilo. Anzi, durante il confronto del 9 dicembre dello scorso anno tra 27 ministri degli Interni è stata certificata la minoranza sul file, almeno per il momento.

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(Estratto di un articolo pubblicato su eunews)

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