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Giorgia Meloni

Come è andato il Consiglio europeo?

Fatti e commenti sul Consiglio europeo.

Nonostante le apparenze valorizzate dal “ricatto di Orban” sparato in prima pagina da Repubblica per “il veto” opposto – ha titolato il Corriere della Sera – agli “aiuti a Kiev” per 50 miliardi di euro, che gli ungheresi scambieranno la prossima volta con i venti o trenta che reclamano per loro da Bruxelles, il Consiglio Europeo non è andato per niente male.

IL CONSIGLIO EUROPEO APRE ALL’UCRAINA NELL’UNIONE

Per valutarne meglio gli effetti basta vedere quanto esso abbia guastato a Putin – “il bullo di Mosca”, aveva titolato giustamente ieri Il Foglio – la festa della conferenza stampa di fine anno. Dove l’illuso aveva cercato di fare credere davvero vicina la fine dei “500 anni” di egemonia occidentale preannunciata dal suo ministro degli Esteri. La sessione appena conclusa del Consiglio Europeo rimarrà nella storia dell’Unione per le porte aperte ai negoziati per l’ingresso dell’Ucraina e della Moldavia. Un ingresso che da sola potrebbe bastare ed avanzare, forse ben più delle armi che stanno tardando ad arrivare a Kiev, a impedire a Putin di papparsi i vicini, per quante sofferenze e vite umane potrà ancora costare l’operazione.

“L’Ucraina salva l’Europa dai suoi fantasmi”, ha titolato oggi Il Foglio. “Il gran “no” di Orban sul budget europeo non spaventa più: l’Ue può procedere a 26”, ha spiegato il giornale fondato da Giuliano Ferrara. Che ha aggiunto: “Kiev può vincere. Ecco il piano, i tempi e il calcoli per non regalare a Putin neppure il tempo”.

IL VETO CHE ORBAN NON HA MESSO

Quello che è contato a Bruxelles non è il veto posto da Orban per bloccare o ritardare i 50 miliardi a Kiev ma il veto che lo stesso Orban, convinto anche dalla premier italiana Giorgia Meloni, ha rinunciato a mettere contro il percorso di adesione dell’Ucraina all’Unione. E pazienza se davvero, come ha profetizzato sulla Verità Maurizio Belpietro, “l’Ucraina nella UE affonderà i nostri bilanci”. C’è tempo, per fortuna, per smentire una così nera profezia, come tante altre che hanno accompagnato negli anni scorsi l’Unione.

IL PESSIMISMO ESAGERATO DEL RIFORMISTA

Un po’ troppo pessimistiche e negative mi sembrano anche le “mani vuote” attribuite da Matteo Renzi sul suo Riformista alla Meloni di ritorno da Bruxelles per partecipare alla festa del suo partito, chiamata Atreju. Dove ha fatto capolino ieri tra la sorpresa generale il suo ex compagno ma perdurante, ineliminabile padre di sua figlia Ginevra. Più attendibile della lettura di Renzi, acido pure alla vetta che è riuscito a raggiungere, almeno per ora, nella classifica degli onorevoli Paperoni, mi pare quella sulla Ragione di Davide Giacalone. Il quale ha rappresentato il semestre di presidenza italiana del G7 che sta per cominciare come quello delle “seguenti cose importanti: il nuovo Patto europeo di stabilità e crescita sarà varato, l’accordo sul bilancio europeo sarà trovato, si eleggerà il nuovo Parlamento europeo, si attraverserà la fase cruciale del piano nazionale di ripresa nell’uso dei fondi europei, che l’Italia riceve quanto nessun altro nell’Unione”.

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