Elon Musk ha confermato che Starlink, ovvero il servizio di connessione satellitare di SpaceX, azienda di cui è amministratore delegato, è disponibile nella Repubblica democratica del Congo dopo che le autorità hanno concesso la licenza operativa.
IL CONGO APRE A STARLINK
Nel marzo del 2024 il governo congolese aveva messo al bando Starlink: le forze armate sostenevano che venisse utilizzato dalle formazioni di ribelli che combattono contro l’autorità centrale, tra cui l’organizzazione M23. Grazie al supporto del vicino stato del Ruanda, il gruppo M23 ha preso il controllo di molti territori nella parte orientale del Congo, incluse le città di Goma e Bukavu e diverse zone ricche di risorse minerarie.
Nel 2023 solo il 30 per cento della popolazione congolese – formata da 115 milioni di persone in tutto – aveva accesso a Internet. Ad aprile altri due paesi africani, la Somalia e il Lesotho, hanno fornito delle licenze a Starlink con l’obiettivo di aumentare il tasso di connettività a Internet.
PERCHÉ IL CONGO CORTEGGIA GLI STATI UNITI: SICUREZZA E METALLI
Considerato che la minaccia dei ribelli non è cessata, questo cambio di approccio del Congo nei confronti di Starlink è probabilmente legato alle trattative in corso con l’amministrazione di Donald Trump, di cui Musk è uno dei consiglieri principali: Kinshasa vorrebbe ottenere supporto da Washington contro il gruppo filo-ruandese M23, offrendo in cambio un accesso preferenziale alle riserve minerarie nazionali.
Il Congo possiede infatti giacimenti notevoli di rame (un ottimo conduttore elettrico), cobalto (si utilizza nella produzione delle batterie al litio) e di uranio (il combustibile per i reattori nucleari). Ad oggi, non ci sono grandi compagnie minerarie statunitensi nel paese: il settore estrattivo congolese è controllato di fatto dalla Cina e dalle sue aziende.
Con i casi di Panama da una parte, e con quelli dell’Ucraina e della Groenlandia dall’altra, l’amministrazione Trump ha dimostrato di essere interessata sia a contrastare l’influenza cinese nei settori strategici a livello internazionale, sia a garantire agli Stati Uniti l’accesso alle materie prime critiche.
Nei giorni scorsi il consigliere per l’Africa (nonché senior advisor del presidente come Musk) Massad Boulos ha detto all’agenzia Reuters che gli Stati Uniti stanno mediando tra il Congo e il Ruanda per un accordo di pace da firmare nella Casa Bianca. Nello stesso giorno verrebbe siglati anche due patti sui minerali: uno più grande con il Congo, dato il potenziale più elevato, e uno “simile, ma di dimensioni diverse” con il Ruanda.
A metà maggio il segretario di stato degli Stati Uniti, Marco Rubio, si incontrerà a Washington gli omologhi congolese e ruandese per discutere dell’accordo di pace. Quanto agli investimenti, sappiamo che non si dirigeranno solo nella fase di estrazione ma anche in quelle di lavorazione e di commercio dei metalli, oltre che nelle infrastrutture; quanto alle cifre, per il momento si parla genericamente di “investimenti multimiliardari”.
Per raggiungere la pace, secondo Boulos entrambe le parti dovranno fornire delle rassicurazioni di sicurezza all’altra: il Ruanda dovrà ritirare le sue truppe dal Congo e cessare il sostegno al gruppo M23, mentre il Congo dovrà contrastare le Forze democratiche per la liberazione del Ruanda, un’organizzazione armata presente nel Congo orientale.
Il Ruanda, inoltre, sta negoziando un patto con l’amministrazione Trump per accogliere i migranti irregolari espulsi dagli Stati Uniti.