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Congo

Congo, i minerali pregiati e la transizione di potere tra Kabila e Tshisekedi

Qual è la situazione politica nella Repubblica democratica del Congo. L'articolo di Enrico Martial

 

La tragica morte dell’ambasciatore Luca Attanasio, del carabiniere che lo accompagnava, Vittorio Iacovacci, e dell’autista, Mustapha Milambo, nella zona del nord-Kivu è avvenuta in un contesto politico teso per la Repubblica democratica del Congo.

Pochi giorni fa, il 15 febbraio il presidente della Repubblica, Felix Tshisekedi, ha affidato l’incarico di primo ministro a Sama Lukonde Kyenge – fino ad allora a capo di Gecamines, la società pubblica di sfruttamento minerario – in sostituzione di Sylvestre Llunga Ilunkamba, considerato vicino a Joseph Kabila, Presidente del Congo per 19 anni.

Felix Tshisekedi era diventato presidente il 24 gennaio 2019, dopo il voto del 30 dicembre 2018, sulla base di un accordo elettorale con Joseph Kabila, che non si era presentato.

I suoi margini di manovra erano decisamente ridotti: il Parlamento presentava una larga maggioranza a favore di Kabila, con 300 deputati su 500, riuniti nel “Fronte comune per il Congo” (FCC).

Soltanto in due anni, con numerose visite all’estero (una al Segretario di Stato americano Mike Pompeo il 3 aprile 2019) e un relativo isolamento internazionale di Kabila, buona parte dei deputati si sono spostati verso Tshisekedi.

Durante l’estate la rottura si è manifestata con la nomina di tre membri della Corte suprema, mentre a inizio dicembre 26 governatori regionali hanno adottato una mozione di sostegno al Presidente. Sono seguiti scontri davanti e dentro il parlamento, e il 10 dicembre c’è stato il voto di censura nei confronti della presidente della Camera bassa, Jeanine Mabunda. Il 22 gennaio il primo ministro vicino a Kabila, Sylvestre Llunga Ilunkamba, è stato sfiduciato da 361 deputati su 500.

I due leader appartengono a famiglie che si sono combattute da anni: Étienne Tshisekedi, padre dell’attuale presidente, dal 1982 era stato all’opposizione sia di Mobutu (morto nel 1997) e poi dei successivi presidenti, Laurent e Joseph Kabila, anche in questo caso padre e figlio.

La battaglia è tutt’altro che conclusa: secondo BBC news, Joseph Kabila controllerebbe attraverso la sua famiglia e altre persone di fiducia circa 70 imprese, e avrebbe almeno 120 permessi di estrazione sulle risorse chiave del paese: i minerali pregiati, come il cobalto, oltre che a diamanti e oro.

D’altra parte, la transizione avviene con l’adesione di parlamentari e persone che furono vicine a Kabila, con i relativi interessi, per cui faticano a farsi strada anche le tendenze al cambiamento e alla lotta alla corruzione, di cui Tshisekedi si era fatto portabandiera, trovando anche una certa attenzione statunitense.

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