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Con Draghi al Colle si andrebbe a elezioni anticipate?

Fatti, nomi e scenari su Mario Draghi e non solo. La nota di Paola Sacchi

 

Ma chi l’ha detto, nell’ormai quotidiano “borsino” del toto-Quirinale, che se Mario Draghi salisse al Colle si andrebbe inevitabilmente a elezioni anticipate?

A sera, in un Palazzo deserto, un parlamentare di lungo corso prova a ragionare: “Si era mai visto un Capo dello Stato appena eletto che scioglie le Camere? Ed è immaginabile che un parlamento, dove a questo punto nessuno intende andare a votare prima del 2023, se non altro perché il nuovo parlamento sarà ridotto di un terzo in seguito al referendum, si opponga strenuamente a un nuovo governo-ponte di un anno? Difficile immaginarlo, dunque l’opzione Draghi al Colle esiste ed è concreta “.

Le letture più superficiali e di effetto mettono la scelta Draghi come la più ostica per chi – un imponente partito trasversale – non intende andare a votare prima della scadenza della legislatura nel 2023. Ma, sempre ovviamente che il premier del governo di emergenza nazionale lo voglia, difficile immaginare barricate contro un nuovo premier indicato per concludere il lavoro a Palazzo Chigi per i tre punti per i quali Draghi è stato chiamato.

Chi vorrebbe nuove elezioni subito? Matteo Salvini? Insidiato in una sfida per ora molto “virtuale” a suon di sondaggi da Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia, il leader della Lega magari preferirebbe aspettare, se non altro per realismo politico. Chissà.

E il Pd di Enrico Letta, con un’alleanza di fatto ancora non concretizzatasi con i Cinque Stelle, un Giuseppe Conte, ex premier, sfuggente, sarebbe così pronto a nuove elezioni? Per volerle “bisogna essere almeno in due, tra i partiti più di peso di questa legislatura, sennò sono chiacchiere”, osserva il nostro interlocutore. Che aggiunge: “Forse converrebbero solo a Meloni, ma siamo proprio per questo sicuri che la Lega le vorrebbe?”.

E, intanto, si rischia di perdere di vista il dato politico che le elezioni amministrative nel centrodestra, al di là della scelta non scelta dei candidati, potrebbero essere il primo ” derby” che misurerà i rapporti di forza tra Lega e FdI. Sottovalutarle forse non conviene. E questo non solo per quello che determineranno a Roma e Milano, ma anche per il futuro dello stesso centrodestra.

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