L’incontro del 23 ottobre 2024 tra il Presidente degli Emirati Arabi Uniti, lo sceicco Mohammad Bin Zayed (Mbz), e il Presidente cinese Xi Jinping, a margine del vertice dei Brics tenutosi nella città russa di Kazan, è stato di particolare rilevanza per le relazioni strategiche tra i due Paesi.
La riunione ha toccato vari temi regionali e internazionali, tra cui la stabilità in Medio Oriente, le relazioni bilaterali e le possibilità di ampliare la collaborazione economica e difensiva. I leader hanno discusso delle sfide globali, come la sicurezza energetica e la transizione ecologica, individuando nuovi spazi di cooperazione per rafforzare la resilienza dei rispettivi Paesi rispetto alle crisi globali.
Uno dei principali risultati dell’incontro è stato l’accordo su potenziali iniziative nel settore della difesa. Gli Emirati Arabi Uniti, che considerano la Cina un partner strategico, sono interessati a diversificare le proprie collaborazioni in ambito di sicurezza, con l’obiettivo di rendersi meno dipendenti dai tradizionali alleati occidentali e di rafforzare la propria autonomia geopolitica. La partnership con la Cina potrebbe infatti consentire agli Emirati di accedere a tecnologie militari avanzate e a nuove opportunità di formazione e scambio in ambito strategico.
Durante l’incontro, Mbz ha ribadito la volontà di mantenere un ruolo di mediazione tra i principali attori regionali e internazionali, una posizione che ha consolidato la reputazione degli Emirati come interlocutore affidabile e promotore di stabilità. L’interesse di Pechino per una più stretta cooperazione con Abu Dhabi riflette inoltre l’importanza che la Cina attribuisce alla stabilità del Golfo Persico, un’area vitale per l’approvvigionamento energetico globale e la connettività commerciale con l’Europa e l’Africa. La Cina, tramite questa intesa, intende rafforzare la propria presenza nella regione e proiettare la propria influenza in ambiti che fino a poco tempo fa erano riservati alle potenze occidentali.
L’incontro ha evidenziato il riconoscimento della leadership di Mbz da parte dei leader dei Paesi Brics, che vedono negli Emirati un partner strategico per l’espansione della cooperazione Sud-Sud. Le recenti tensioni globali hanno infatti spinto le nazioni emergenti a costruire nuove alleanze in grado di promuovere interessi condivisi, sfidando l’ordine geopolitico tradizionale. Questo ha consolidato il ruolo degli Emirati come ponte tra Oriente e Occidente, un posizionamento che, in un contesto di crescente polarizzazione, conferisce a Mbz un’influenza notevole nelle dinamiche internazionali.
L’orientamento verso una maggiore autonomia e una visione di cooperazione multipolare è evidente anche nella decisione degli Emirati di ampliare le relazioni con la Cina nei settori energetico e tecnologico. Mbz ha infatti discusso con Xi Jinping di progetti congiunti che potrebbero includere investimenti cinesi nel settore dell’energia rinnovabile e dell’intelligenza artificiale negli Emirati, in linea con la strategia emiratina di diversificazione economica. La Cina, con il suo know-how tecnologico e le capacità finanziarie, rappresenta un partner chiave per sostenere gli ambiziosi piani di sviluppo economico degli Emirati Arabi Uniti, in un momento in cui il Paese cerca di ridurre la propria dipendenza dal petrolio.
In sintesi, l’incontro tra Mbz e Xi Jinping delinea un quadro di rafforzamento dei rapporti tra Emirati Arabi Uniti e Cina, volto a promuovere una collaborazione strategica che copra settori chiave come la difesa, l’energia e l’innovazione tecnologica. Questo partenariato rappresenta non solo un’opportunità per le due nazioni, ma anche un segnale di cambiamento nell’architettura geopolitica globale, dove le alleanze tradizionali lasciano spazio a relazioni più fluide e ad assetti multipolari.
Il rafforzamento delle relazioni tra gli Emirati Arabi Uniti e la Cina presenta analogie con l’approccio turco verso Pechino, in quanto entrambi i Paesi del Medio Oriente cercano di diversificare le proprie alleanze e di ridurre la dipendenza dai partner occidentali, in particolare dagli Stati Uniti.
La Turchia, come gli Emirati, ha mostrato negli ultimi anni una tendenza ad ampliare la propria sfera di influenza e a consolidare relazioni economiche e strategiche con attori globali non tradizionali, di cui la Cina rappresenta uno dei più rilevanti. Ankara e Abu Dhabi vedono in Pechino un partner complementare nei rispettivi progetti di sviluppo economico e tecnologico, e considerano l’ingresso di investimenti cinesi come un’opportunità per rafforzare la resilienza economica interna e promuovere l’innovazione. Entrambi i Paesi hanno discusso con la Cina progetti infrastrutturali legati alla Nuova Via della Seta, consapevoli del potenziale strategico di tale iniziativa, in grado di collegare i propri territori con l’Asia e di incentivare i flussi commerciali. Inoltre, sia la Turchia che gli Emirati condividono un approccio pragmatico in politica estera, che permette loro di instaurare relazioni bilaterali con Pechino pur mantenendo, seppur in modo differenziato, le relazioni con l’Occidente, sebbene con crescenti tensioni su alcune questioni come i diritti umani e il controllo delle risorse energetiche.
Tuttavia, mentre la postura emiratina si concentra maggiormente su una cooperazione strategica in ambiti tecnologici e di difesa, Ankara cerca anche di sfruttare i rapporti con la Cina per consolidare la propria posizione nel mondo musulmano, cercando di mediare tra Pechino e le preoccupazioni dei Paesi islamici rispetto alla questione uigura nello Xinjiang. Questa distinzione mette in luce come le politiche estere degli Emirati e della Turchia nei confronti della Cina seguano percorsi speculari ma con sfumature diverse, riflettendo le specificità delle loro rispettive priorità geopolitiche e della loro proiezione regionale, pur mantenendo in entrambi i casi una postura che mira a un bilanciamento strategico tra Oriente e Occidente.