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Come si è spappolata l’Italia a Strasburgo su Ursula von der Leyen

Il chiaroscuro del governo italiano fra Roma e Strasburgo. I Graffi di Damato

Tanto è consolante l’immagine del governo italiano in quella foto emblematica della Conferenza internazionale a Roma per la ricostruzione dell’Ucraina, dove Putin tuttavia continua a ordinare distruzioni e morti, quanto non lo è stata nel Parlamento europeo nella pur evitata sfiducia promossa da un sovranista romeno contro la presidente della Commissione dell’Unione, Ursula von der Leyen: la terza a sinistra in prima fila nella foto dell’evento romano.

Persino la nave ammiraglia, per quanto in vendita, della flotta antigovernativa italiana, la Repubblica, ha dovuto riconoscere, ammettere e quant’altro che “l’Europa unita riparte da Roma” con la conferenza sull’Ucraina da ricostruire anche nelle parti, ripeto, che ancora non sono state distrutte dai russi e alleati ma lo saranno nei prossimi giorni. Sino a quando Putin, interrompendo le “stronzate” telefoniche al presidente americano Donald Trump, che se n’è doluto pubblicamente, non smetterà di dare ordini di demolizioni e morte dal Cremlino volendo emulare lo zar Pietro il Grande, in una visione ricomposta della storia russa dopo la lunga parentesi sovietica. Ma Pietro il Grande non disponeva delle armi persino nucleari di Putin.

Ma che “Europa unita” -ripeto- e temibile in Russia e dintorni è quella che ha una Commissione “esecutiva”, presieduta per la seconda volta dalla tedesca Ursula von der Leyen, a maggioranza a dir poco variabile? Direi variabilissima osservando i partiti che compongono il governo italiano. Dei quali Forza Italia ha potuto e voluto votare contro la sfiducia promossa per una vecchia vicenda di acquisti di vaccini durante la pandemia di Covid, la Lega ha voluto votare a favore e i Fratelli d’Italia della premier Giorgia Meloni non hanno voluto o potuto andare oltre la non partecipazione al voto.

L’ex ministro democristianissimo Gianfranco Rotondi, eletto al Parlamento nelle liste del partito della Meloni, si è consolato e ha cercato di consolare i suoi amici ed estimatori, parlandone al Foglio, con la rappresentazione dei fratelli d’Italia e della premier in persona ora più vicini o meno lontani -come si preferisce – dal Partito Popolare europeo cui appartiene quello tedesco, e sostanzialmente democristiano, della von der Leyen. No, Gianfranco carissimo. La divisione della maggioranza parlamentare italiana a Strasburgo non è meno grave e significativa di quella dell’opposizione italiana, al singolare. Sono due facce di una stessa medaglia intestabile alla confusione. Che non produce di solito poco o niente di buono, per quante illusioni possa creare in un primo momento.

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