Per Elly Schlein il governo non starebbe più in piedi di fronte ai distinguo nella maggioranza sul piano di difesa Ue (maggioranza che sull’Ucraina ha sempre votato compatta nel parlamento nazionale) e di fronte alle reazioni alla telefonata tra Matteo Salvini e il vicepresidente Usa, J.D. Vance. Ma le sue conclusioni pessimiste sullo stato del governo suonano all’opposto della conclusione lapidaria di Romano Prodi: “Esistono opposizioni ma non un’alternativa di governo”.
E così la dura sentenza emessa dal padre dell’Ulivo in un’intervista a “Il Corriere della sera” che, evidentemente temendo una nuova vittoria del centrodestra anche nel 2027 sottolinea l’urgenza di “costruire un’alleanza che vinca alle prossime elezioni, un’alleanza progressista”, fa a pugni oggettivamente con il coro di dichiarazioni di giornata del Pd e delle altre opposizioni secondo cui il governo starebbe ormai messo ai minimi termini. Ma le considerazioni di Prodi sul fatto che non esiste ancora un fronte alternativo, che suonano come una critica a Schlein insieme con l’affermazione che avrebbe votato sì al “Riarmo”, stanno a dimostrare che le cose non stanno così. Che il governo, invece, sta in piedi, secondo il padre dell’Ulivo, proprio per le divisioni del cosiddetto campo largo, a cominciare dalla spaccatura con i Cinque Stelle.
Che le opposizioni non si debbano “illudere” lo dice chiaramente Antonio Tajani, leader di FI, vicepremier e ministro degli Esteri, dopo i distinguo nella maggioranza con la Lega. Che con il vicesegretario, Claudio Durigon, all’indomani della telefonata di Salvini con Vance, ha di fatto risposto a Tajani che aveva ribadito che “la politica estera la fa il premier con il ministro degli Esteri”, pur ritenendo “legittime ma personali” altre iniziative.
Ma Durigon, in un’intervista a “La Repubblica”, rivendica l’utilità “in un gioco di squadra” dell'”aiuto” che può venire dalla Lega per l’Italia nei rapporti con gli Usa di Trump e Vance. Tajani, definito da Durigon “in difficoltà”, ribadisce la posizione europeista e euroatlantica e il fatto che “senza Forza Italia non ci sarebbe più il centrodestra”, punge contro “i populisti quaquaraquà”. Ma conclude con un “non si illudono, poverini”, rivolto ai continui de profundis intonati dalle opposizioni sull’esecutivo. E il vicesegretario leghista, Andrea Crippa, chiosa: “Schlein si preoccupi della sinistra, visto che non è in grado di compattare nemmeno il suo Pd. Maggioranza e governo sono solidi, con la Lega che fa da collante del Centrodestra. Avanti uniti”.
Tu chiamale, quindi, se vuoi, opposizioni, ma non un’alternativa di governo, si potrebbe dire parafrasando una celebre canzone. E se ad ammetterlo, in giorni di nervosismo manifestatosi in modo insolito per un ex premier e ex presidente Ue, con la giornalista di “Quarta Repubblica”, Lavinia Orefici, rea di aver fatto una domanda sulle affermazioni contro la proprietà privata del Manifesto di Ventotene, è lo stesso Prodi, vuol dire che la traversata nel deserto degli avversari del governo Meloni potrebbe essere più lunga di quanto si possa immaginare.