skip to Main Content

Meloni Baerbock

Come sarà l’Europa di Meloni e Baerbock?

L'articolo di Tino Oldani per ItaliaOggi

Per Giulio Tremonti è inutile illudersi: l’asse franco-tedesco continuerà a farla da padrone in Europa anche nei prossimi anni. «In autunno, in Germania la Cdu potrebbe arretrare. E in Francia nel 2022 potrebbe vincere Marine Le Pen. Ma quell’asse non si romperà. Potrà mutare nella forma. Ma rimarrà intatto». Calata in poche righe, all’interno di un’intervista a La Verità in cui fa a pezzi il Recovery Plan, paragonato ai fallimentari piani quinquennali di Stalin, ma con più retorica, la previsione dell’ex ministro sembra dettata più dal ricordo del passato che non dal presente politico. Ma Tremonti è fatto così: prendere o lasciare. Per questo, a suo dire, l’accordo tra una potenza economica (Germania) e una atomica (Francia), sancito da Konrad Adenauer e Charles De Gaulle con il trattato dell’Eliseo del 1963 che pose fine al conflitto secolare tra i due paesi, costituisce tuttora «un’unione indissolubile». Non tutti la pensano così in Europa, neppure in Germania, dove il quotidiano Die Zeit ha dedicato un’ampia intervista polemica a Marine Le Pen, chiedendosi come mai nessuno tra i leader tedeschi si sia ancora reso conto del «pericolo Le Pen», che nei sondaggi per l’Eliseo è ora al 48%, a un soffio dalla possibile vittoria contro Emmanuel Macron. Un ribaltone che, se la verde Annalena Baerbock vincesse le prossime elezioni tedesche e si insediasse alla cancelleria, potrebbe avere conseguenze dirompenti sull’asse franco-tedesco attuale: basta leggere la stroncatura feroce che Le Pen, nell’intervista a Die Zeit, fa della politica ambientalista della leader dei verdi tedeschi.

C’è poi un altro aspetto che va messo in conto. La Francia di Le Pen, schierata a destra su posizioni molto critiche nei confronti dell’Unione europea, ma non più per l’uscita, potrebbe rischiare un duro isolamento politico. Ma al suo fianco, nel 2023, potrebbe arrivare Giorgia Meloni, che guida le destra italiana, ha diversi punti ideali e programmatici in comune con Le Pen, ed ha appena confessato di essere pronta a governare l’Italia, ammesso che i sondaggi a suo favore trovino riscontro nelle urne quando ci saranno le prossime elezioni politiche.

A quel punto, anche se lo scenario è di pura ipotesi, in cima all’Europa ci sarebbero cinque donne al comando, invece delle tre attuali: uscita di scena Angela Merkel, ci sarebbero ancora Ursula von der Leyen (Commissione Ue) e Christina Lagarde (Bce), più le new entry Baerbock, Le Pen e Meloni. La loro collocazione politica avrebbe conseguenze decisive: un blocco europeo di centrosinistra (Von der Leyen, Baerbock, Lagarde) contro uno di destra (Le Pen, Meloni). Con il primo che potrebbe prendere il posto dell’asse franco-tedesco attuale, indebolito dalla eventuale sconfitta elettorale di Macron, che i media tedeschi e le lobby di potere euro-americane stanno facendo di tutto perché non avvenga.

Intanto, nell’intervista a Die Zeit, Le Pen coglie l’occasione per dire tutto il male possibile della politica ambientalista di Baerbock. Visto che quest’ultima vorrebbe occupare il 2% del suolo della Germania con le pale eoliche, con una politica ai limiti del fanatismo, che preoccupa i settori industriali tradizionali, Le Pen si schiera all’opposto: «Vogliamo spegnere il più possibile le turbine eoliche e mantenere in funzione le centrali nucleari. La Germania ha deciso di voltare le spalle al nucleare, ma sta causando notevoli danni al pianeta con le sue centrali a carbone. A seconda della direzione del vento, la vostra aria inquinata arriva qui in Francia. L’energia nucleare è l’unica opzione ecologica».

Altrettanto netta la critica al ruolo svolto dalla Germania in Europa. Signora Le Pen, chiede Die Zeit, quattro anni fa voleva far uscire la Francia dall’Europa. Ora non più: come mai? Risposta: «È l’Ue che si è avvicinata alle posizioni del mio partito. La Germania è responsabile di una rigorosa politica di austerità, che ci ha fatto arretrare tutti in Europa, ma il Covid ora sta scuotendo questo dogma. Crediamo di avere maggiori possibilità di trasformare l’Europa dall’interno che dall’esterno. Siamo ottimisti sul fatto che le misure di austerità siano finite».

Tenere in piedi l’asse franco tedesco, con queste premesse, sarà possibile soltanto se Le Pen sarà sconfitta. Per questo, alcuni think-tank si sono già attivati per metterne a fuoco i punti deboli, primo fra tutti Carnegie Europe, filiale di una potente lobby americana, vicina al Dipartimento di Stato, che ha riunito diversi esperti europei. Per Carnegie Europe, se Le Pen arrivasse all’Eliseo, proporrebbe cambiamenti radicali in Europa: cancellazione dell’iniziativa legislativa in capo alla Commissione Ue e al Consiglio europeo, e trasferimento dei poteri da Bruxelles ai singoli Stati membri, indebolendo i poteri sovranazionali dell’Ue. Inoltre, tenterebbe di riformare il mercato interno, un tabù per la Germania, ponendo vincoli alla mobilità dei lavoratori tra gli Stati membri, e limiterebbe l’ingerenza dell’Ue negli affari interni dei singoli paesi. Uno scenario catastrofico, sostiene Carnegie Europe, peggiore dell’uscita di un singolo Stato membro.

Tra gli esperti di vari paesi consultati dal think-tank, quelli tedeschi hanno suggerito di salvaguardare il mercato unico almeno per un anno, nella speranza che Le Pen, se eletta, non duri in carica più di tanto. Altri analisti, volutamente anonimi, non escludono un’ipotesi estrema: lo scoppio di una mezza guerra civile contro l’estremismo islamista interno, prospettata da alcuni generali francesi contro Macron, potrebbe servire all’uopo, ma a favore di Macron, imponendo un rinvio delle elezioni per l’Eliseo, dando così modo al presidente attuale di rifarsi l’immagine e presentarsi come difensore di valori come legge, ordine e sicurezza, su cui la destra ha costruito la sua ascesa.

 

Articolo pubblicato su italiaoggi

Back To Top