L’acquietarsi delle opinioni che sempre caratterizza il lutto, tanto più per persone così illustri, permette oggi di cogliere valutazioni quasi solo serene e positive sul Pontificato di Francesco. Ed è già questa una lezione istruttiva: quanto sarebbe meglio sedare l’emotività con cui polarizziamo frettolosamente i giudizi e cercare di convergere verso una condivisione di valori e contenuti, almeno minima. Ne siamo, penso, tutti convinti: nel saldo tra pregi e limiti, dei quali era tanto consapevole da insistere in modo non formale affinché si pregasse per lui, Bergoglio si è guadagnato un posto nel nostro affetto, nella memoria storica e soprattutto, per chi crede, nel Paradiso. Come d’altronde la gran parte degli esseri umani, che a tal fine debbono confidare nella Misericordia divina ben più che nelle proprie virtù.
Nel caso specifico del Santo Padre, non si possono eludere alcune qualità fondamentali: l’impegno incessante che l’ha portato, in significativo parallelo con Giovanni Paolo II (le due scomparse si richiamano, a vent’anni esatti di distanza), a mostrare concretamente il suo attaccamento alla Chiesa fino agli ultimi istanti di vita; la vicinanza agli ultimi, manifestata ancora nei giorni scorsi con le visite ai carcerati; l’auspicio incessante per la pace, valore che la situazione geopolitica ha messo drammaticamente in crisi, pur essendo teoricamente un dogma della cultura cui apparteniamo. E anche questo è un elemento di riflessione inquieta: se la pace è quasi scomparsa dal nostro orizzonte ideale, assieme alla libertà, sottomessa al valore sovrano della sicurezza (sanitaria e non), e alla globalizzazione dei liberi mercati, che sta subendo mazzate poderose, forse la nostra idea di Occidente (che Giorgia Meloni ha rimarcato a Donald Trump nel loro incontro) rischia davvero forte.
Diciamo che Papa Francesco è salvo, su questo non abbiamo dubbi. Il conto dei suoi difetti e persino dei suoi peccati ci sarà tempo per farlo e gli estensori dei cahier de doleance non mancheranno, ma il bilancio non cambierà. La santità, probabilmente, verrà statuita in tempi brevi, secondo un andazzo che prosegue ormai da diversi pontificati, ma questo riguarda il popolo dei fedeli e non il giudizio laicamente storico.
Le sorti che appaiono più incerte sono quelle della Chiesa. Francesco piaceva di più in proporzione a quanto ci si allontanava dal suo centro: molto gradito ad atei e agnostici, meno ai cristiani e cattolici, poco ai cattolici più identitari, frequentanti, devoti (i cosiddetti tradizionalisti). Esattamente all’opposto del suo predecessore Joseph Ratzinger, che però smentì la sua immagine di Papa conservatore con il gesto delle dimissioni, dirompente ancorché non inedito in assoluto.
Sotto Bergoglio la Chiesa cattolica si è ridotta numericamente e ancor più indebolita, anche se le varianti geo-culturali incidono in modo dirompente. In Europa occidentale è ormai priva di addentellati pur minimi con la realtà e deve ritagliarsi ruoli comprimari di agente sociale; in Usa, paradossalmente, è divenuta simbolo di un’interpretazione esistenziale non sgradita ai trumpiani (vedi visita di Vance); in Gran Bretagna riscuote simpatie tali da non rendere così impensabile una futura riunificazione con gli anglicani; la situazione degli immensi mercati pastorali africano e sudamericano è molto, molto confusa e variegata; la Cina ha concesso una pace diplomatica che, a prezzo di concessioni e rinunce enormi da parte vaticana, dischiude possibilità di evangelizzazione impensabili per le lillipuziane dimensioni della demografia europea. In tal senso, la nomina di Francesco è stata una scelta azzeccata, almeno in teoria.
Ma al suo successore si presenta un nodo gordiano che non sarà facile sciogliere. Anzi, sarà impossibile se la Chiesa non accetterà una verità che appare sconcertante solo a chi non conosca le Scritture e i testi ecclesiali, cioè la possibilità di una fase riduttiva, minoritaria, in qualche modo di un ritorno alle origini dell’emarginazione e della persecuzione. Una fase in cui la selezione non sarà tanto ideale o addirittura ideologica ma vocazionale. Serviranno testimoni, cioè martiri, fedeli pronti a dare la vita. Il futuro Papa dovrà essere il primo di loro.