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Germania Tedeschi

Come rivitalizzare il nostro Mezzogiorno? Dibattito in Germania

L'approfondimento di Pierluigi Mennitti da Berlino

Gli economisti hanno lanciato una serie di idee e proposte per combattere le debolezze strutturali della Germania orientale e recuperare i ritardi che ancora separano l’Est dall’Ovest a trent’anni dalla caduta del Muro. L’autunno elettorale 2019 ha riacceso i riflettori sull’Est del Paese: dopo il voto in Sassonia e Brandeburgo, il 27 ottobre toccherà alla Turingia. Il consolidamento di Alternative für Deutschland, il partito nazionalista nato su posizioni economiche euroscettiche durante la crisi dell’euro e cresciuto in reazione alle politiche migratorie del governo federale, sta modificando gli scenari politici dell’intera Bundesrepublik. Afd si dimostra formazione affatto provvisoria, una pura espressione di ondate di protesta destinate a sgonfiarsi velocemente. Al contrario si rafforza fino al punto da rappresentare a Est un vero partito di massa, in grado di insidiare da destra la supremazia della Cdu sul versante borghese-conservatore. Attira il voto dei giovani e riporta alle urne chi fino ad ora si era astenuto.

LE IDEE DEGLI ECONOMISTI PER SUPERARE LE DEBOLEZZE STRUTTURALI

Il suo successo evidenzia i problemi economici e sociali che i cosiddetti nuovi Länder si trascinano dietro da trent’anni, smentendo i rapporti annuali ottimistici sullo stato della riunificazione prodotti annualmente dal governo di Berlino. Ma il panorama economico dell’ex Ddr è oggi molto più articolato di quanto racconta la narrativa catastrofista. Esistono aree che hanno conosciuto un vero sviluppo, centri urbani che hanno segnato crescite importanti, zone che possono competere con le aree sviluppate dell’Ovest: i dieci anni di crescita ininterrotta della Germania non sono passati invano neppure per l’Est. E tuttavia storiche debolezze strutturali alimentano il sentimento di sfiducia e pregiudicano lo sviluppo dei prossimi decenni. Le proposte degli esperti dei centri di ricerca tedeschi, dall’Ifo alla Iwh di Halle, dalle facoltà di economia alle fondazioni come Bertelsmann, possono aiutare a invertire la rotta: alcune sono di facile applicazione, altre hanno già suscitato perplessità, molte potrebbero essere prese d’esempio per affrontare situazioni analoghe anche in altre aree arretrate d’Europa.

40 MILIARDI DAL GOVERNO PER LA RICONVERSIONE DELLA REGIONE CARBONIFERA DELLA LAUSITZ

Il punto di partenza è costituito dal piano di aiuti di 40 miliardi di euro, varato dal governo appena una settimana fa, per sostenere la riconversione dall’industria del carbone della Lausitz, la regione a cavallo fra Brandeburgo e Sassonia che dal 2038 vedrà chiudere le proprie miniere. Un flusso di denaro che ha risvegliato buone idee ma anche progetti bizzarri e che alimenta aspettative che in parte verranno anche deluse. Dal potenziamento delle infrastrutture dei trasporti a quelle digitali, dallo spostamento a Est di agenzie federali (con il trasferimento di funzionari pubblici) all’istituzione di un centro per la digitalizzazione, fino alla creazione di zone economiche speciali come proposto in ultimo dalla leader della Cdu Annegret Kramp-Karrenbauer. Ma i 40 miliardi dello Stato non saranno da soli sufficienti a rilanciare l’economia dell’Est, avvertono gli economisti, tanto più che aree svantaggiate esistono anche al di fuori della Lausitz.

INTERNET VELOCE E POTENZIAMENTO DELLE INFRASTRUTTURE DIGITALI

Uno degli investimenti che trova d’accordo tutti gli economisti è quello nella rete digitale. Piuttosto che potenziare le infrastrutture dei trasporti, che a Est sono già moderne e ben sviluppate, serve impegnare risorse nella digitalizzazione. Esistono ancora molte aree addirittura sprovviste di copertura di rete, in altre le strutture non sono adeguate. Avere a disposizione una veloce ed efficiente rete digitale è la condizione indispensabile per poter attirare aziende innovative, start up, professionalità creative. In tal senso anche l’ipotesi di istituire a Zeitz, in Sassonia-Anhalt, il centro federale per la digitalizzazione può costituire una spinta importante.

L’istituto per la ricerca economica di Halle avanza addirittura la provocazione di concentrare tali investimenti solo sulle città, tralasciando le campagne: le aziende innovative sono attirate dai centri urbani, sono le città l’ambiente ideale per i professionisti digitali. Ma c’è chi obietta che la crescita delle città si riversa dopo un po’ anche nelle aree rurali, creando un circolo positivo, come è avvenuto nella Baviera del dopoguerra.

SCOMMETTERE SULLA FORMAZIONE SCOLASTICA E UNIVERSITARIA

In questo campo l’Est ha già le sue eccellenze. Sassonia e Turingia compaiono ormai da anni ai primi posti per la qualità dell’istruzione fornita in scuole e università. Il Bildungsmonitor di Colonia, che assegna punti alle istituzioni scolastiche della Germania, ha anche quest’anno assegnato alle scuole della Sassonia il punteggio più alto, meglio della rinomata Baviera. La Technische Universität di Dresda ha appena ottenuto il certificato di eccellenza nazionale (è la prima a Est), le università di Potsdam, Cottbus, Lipsia, Chemnitz, Jena, Illmenau costituiscono già una rete di alta qualità. È la strada da seguire, suggeriscono gli economisti, ma un forte investimento nell’istruzione è necessario per colmare i tanti vuoti ancora esistenti. A fronte di tante eccellenze esistono a Est molte aree dsvantaggiate dove il tasso di abbandono scolastico è fra i più alti della Germania. Qui sono necessari i soldi per attirare con alti salari insegnanti qualificati e per impostare programmi sociali per gli studenti con deficit.

FONDARE AUTONOMI CENTRI DI RICERCA E INNOVAZIONE

Il potenziale intellettuale esistente deve essere finalizzato alla istituzione di autonomi centri di innovazione e ricerca, capaci di mantenere a Est i giovani qualificati e di attirarne di nuovi da fuori. Le stesse università possono creare al loro interno centri di ricerca finalizzati all’innovazione e potenziare la rete di collegamento fra di loro. Il fattore decisivo è la loro localizzazione a Est e la possibilità di creare connessioni con il territorio, aziende, istituti finanziari, amministrazioni locali. Le strategie di sviluppo devono essere sempre più essere immaginate e decise sul posto, evitando che sia il governo centrale da Berlino a dettare la linea. Ma per questo l’Est deve dotarsi delle competenze necessarie, una sorta di sistema-Paese a livello locale.

BERLINO COME MONACO, L’EST DEVE SFRUTTARE IL DINAMISMO DELLA CAPITALE

Berlino può essere per la Germania orientale quello che nel secondo dopoguerra fu Monaco per l’intera Baviera: il motore di un nuovo boom economico. Berlino, sostengono gli economisti, ha una capacità di attrazione di livello globale, le realtà dinamiche dei territori orientali devono allacciarsi a questo magnete che geograficamente si pone al centro dell’area. Di fatto non si tratta di inventarsi nulla di nuovo: già ai tempi di Weimar, l’area berlinese e le regioni della Germania centro-orientale costituivano un’unica macro-regione seconda solo all’industrializzata Ruhr per dinamismo economico. L’esempio di Monaco è illuminante: la sua crescita si è proiettata all’intera Baviera e tutta la regione è cresciuta simultaneamente.

IL NODO DELL’IMMIGRAZIONE QUALIFICATA PER COMBATTERE IL GRANDE FREDDO DEMOGRAFICO

È la nota dolente per gli economisti: la popolazione invecchia e le imprese sono alla disperata ricerca di forza lavoro. Ma la capacità di attirare immigrazione qualificata dall’estero è tarpata dalla plateale ostilità verso gli stranieri di larga parte della popolazione. Da questo punto di vista i successi di Afd aggravano il problema: l’Est non offre un’immagine di accoglienza, la manodopera straniera qualificata (dai Paesi Ue ed extra Ue) preferisce fermarsi nei Länder dell’Ovest, con l’eccezione di Berlino. Fra 10 anni bisognerà coprire 300 mila posti di lavoro per non mettere a rischio la crescita. Un paradosso per regioni che negli anni Novanta hanno visto tanti giovani andar via. Il candidato di punta della Cdu in Turingia ha proposto un bonus di 5 mila euro, più incentivi familiari, per gli ex emigrati che rientrano a casa. Ma secondo uno studio dell’istituto di ricerca sul lavoro Iab, non sono tanti a subire nostalgia di casa: a Ovest i salari sono più alti. L’unica via d’uscita è pescare lavoratori dall’estero. La situazione non si sbloccherà fino a quando a Est non ci sarà un cambio di mentalità, avvertono gli economisti, ma prima o poi le condizioni saranno tali che un ripensamento sarà inevitabile.

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