skip to Main Content

TurkStream Gazprom

Ecco come Pompeo catechizza l’Europa centrale su Huawei e bistratta Nord Stream 2 e TurkStream

Che cosa ha detto su Huawei, Nord Stream 2 e TurkStream il segretario di Stato, Mike Pompeo, che ha cominciato lunedì un tour in Ungheria, Slovacchia e Polonia. Il Punto di Marco Orioles

Il segretario di Stato Mike Pompeo ha cominciato lunedì un tour nell’Europa Centrale con l’obiettivo di rinsaldare l’alleanza occidentale in una regione negletta dai precedenti governi Usa ma anche di ammonire i partner continentali sui rischi derivanti da un abbraccio troppo stretto con Russia e Cina.

Pompeo sceglie di visitare Ungheria, Slovacchia e Polonia alla vigilia del trentennale della caduta del Muro di Berlino, circostanza simbolica che serve a evidenziare il valore della scelta fatta allora dai paesi ex comunisti di recidere i legami con l’orso sovietico e di aderire al sistema democratico ad economia di mercato di cui gli Stati Uniti erano e restano il leader indiscusso. Una scelta che va riaffermata oggi in una fase segnata dall’aggressiva avanzata di potenze rivali come Russia e Cina che, con una politica spregiudicata fatta di investimenti strategici commisti ad interferenze di ogni tipo, mirano a disgregare l’alleanza occidentale e a fare delle periferie dell’impero americano una terra di conquista.

Sceglie parole nette, il Segretario di Stato, per sottolineare la minaccia. “La Russia e la Cina”, spiega Pompeo durante la conferenza stampa con il Ministro degli Esteri ungherese Peter Szijjarto, “sono potenze autoritarie che non condividono la nostra comune aspirazione alla libertà”. Questo, rimarca il capo della diplomazia Usa, gli ungheresi lo sanno bene: la storia recente del loro paese e di quelli che un tempo stavano al di qua della Cortina di Ferro ha dimostrato inequivocabilmente come “una Russia autoritaria non sarà mai amica della libertà e della sovranità di nazioni più piccole”.

Ma la Russia, sottolinea Pompeo, “non è l’unica potenza che vuole erodere la libertà in questa regione. Ho sollevato con Peter (Szijjarto) oggi il pericolo di permettere alla Cina di guadagnare una testa di ponte in Ungheria”. Un pericolo che conoscono bene quegli “stati della regione Asia-Pacifico” che si sono resi conto che “la stretta di mano della Cina” si accompagna a delle “catene”, le stesse che lascerebbero l’Ungheria “indebitata sia economicamente che politicamente”. È un concetto che Pompeo ribadisce nella successiva tappa in Slovacchia, ai cui governanti lancia un messaggio nitido: guardatevi “dagli sforzi” di Pechino di “creare dipendenza e manipolare il vostro sistema politico”.  Questa, per il Segretario di Stato, è una minaccia “reale” ed “intenzionale” che, se non debitamente contrastata, rischia di “minare la vostra sovranità”.

I Paesi dell’Europa Centrale sono dunque avvertiti, ma devono anche sapere che gli Stati Uniti non li abbandoneranno nelle grinfie dei nemici. Se negli ultimi anni Washington si era disinteressata di quanto accade qui, permettendo così a Cina e Russia di approfittarne, questo è un errore che l’America non farà più. “Penso che per molto tempo li abbiamo ignorati”, dice Pompeo riferendosi alle nazioni dell’Europa centrale, “in un modo che li ha spinti a riempire il vuoto con gente che non condivide i nostri valori”. Russi e i cinesi hanno finito così “per ottenere più influenza qui”, ammette Pompeo, e gli Usa non possono che fare mea culpa e sforzarsi di invertire la rotta.

L’America si rimboccherà dunque le maniche e si impegna, come si legge nel comunicato stampa del Dipartimento di Stato che descrive gli obiettivi del viaggio di Pompeo, a incrementare il proprio “impegno diplomatico, militare, commerciale e culturale in Europa Centrale per rafforzare i legami di questa regione con l’Occidente mentre affronta una crescente pressione dalla Russia e dalla Cina”. Uno sforzo, quello americano, volto ad assicurare la resilienza di una “alleanza transatlantica forte, unita, capace e radicata nei principi della difesa comune, della democrazia e delle libertà fondamentali”.

Quando dall’enunciazione dei principi si passa ai fatti, Pompeo dice a chiare lettere cosa gli Stati Uniti si attendono dall’Europa centrale in cambio del rilancio dell’alleanza. Il primo dossier da affrontare è quello dell’energia, che Mosca – ammonisce il Segretario – “continua ad usare come un’arma politica per i suoi scopi geopolitici”. Da Varsavia, Pompeo spiega che gli Usa “continueranno a lavorare con la Polonia e altri alleati e partner europei che la pensano allo stesso modo per fermare il proposto gasdotto Nord Stream, che minerebbe la sicurezza energetica e nazionale europea mentre danneggerebbe l’Ucraina”. L’Europa è chiamata a boicottare un progetto che Mosca ha concepito per legare ancor più a sé un continente energivoro e privo di risorse proprie ma anche, al tempo stesso, per danneggiare quei paesi come Ucraina e Polonia che osano resistere ai disegni strategici del Cremlino.

Ma c’è anche il TurkStream (pensato dal Cremlino per bypassare l’Ucraina e arrivare via Ungheria nel resto dell’Europa) nei pensieri di Pompeo, che esorta i paesi dell’Europa centrale a non sostenere quest’altro progetto strategico di Mosca. È un richiamo rivolto soprattutto all’Ungheria che, oltre ad essere cronicamente dipendente dalla Russia per le sue forniture energetiche, ha anche la colpa di aver stretto un accordo di 12,5 miliardi di euro con la russa Rosatom per espandere la centrale nucleare di Paks, da cui Budapest ricava una parte considerevole della propria elettricità.

La seconda preoccupazione di Pompeo rimanda al sempre più scottante dossier 5G e, più specificamente, al ruolo che i colossi cinesi delle tlc come Huawei e Zte mirano a ritagliarsi nella costruzione delle infrastrutture nazionali della rete mobile di quinta generazione anche nell’Europa centrale. Anche in questo caso, Pompeo usa parole forti per ammonire i partner circa i rischi che può comportare l’affidare ai cinesi la gestione della conduttura da cui dovrà scorrere il flusso di dati e informazioni supportato dal 5G.

“Ciò che è importante”, sottolinea Pompeo durante la tappa a Budapest, “è che condividiamo con” i nostri alleati dell’Europa centrale “le cose che sappiamo circa i rischi che presenta la presenza di Huawei nelle loro reti – rischi effettivi per i loro popoli, per la perdita della protezione della privacy per la loro popolazione, e il rischio che la Cina possa usare tutto questo in un modo che non è nel miglior interesse dell’Ungheria”.  Il Segretario di Stato non si limita tuttavia ad un avvertimento generico, ma illustra le conseguenze di un eventuale comportamento imprudente. Se infatti “quelle attrezzature (di Huawei) sono collocate là dove ci sono importanti sistemi americani, ciò renderà più difficile” la partnership con gli Stati Uniti. Ecco perché, sottolinea Pompeo, “vogliamo essere sicuri che” questi paesi “identifichino le opportunità e i rischi” che derivano “dall’usare quelle attrezzature. E allora potranno prendere le loro decisioni”.

È un messaggio ben poco equivocabile, quello su Huawei, che torna in primo piano anche nei colloqui tenuti dal Segretario di Stato in Polonia. “Abbiamo fatto sapere” ai partner di Varsavia, dice Pompeo, “i rischi che sono associati” alla presenza di Huawei nel 5G, “rischi alle informazioni private dei cittadini del paese, rischi che derivano dall’avere installato quella tecnologia nei sistemi di rete”. In Polonia, i moniti di Pompeo trovano comunque orecchie attente: l’arresto a dicembre di un dipendente di Huawei Polonia con l’accusa di spionaggio ha rafforzato nel governo di Varsavia le voci di chi è favorevole ad un bando della società cinese. Non lo stesso, invece, può dirsi per l’Ungheria, che sembra intenzionata a fornire ad Huawei il via libera alla partecipazione alle gare per il 5G.

Investimenti, infrastrutture, energia, telecomunicazioni: le opportunità offerte da Cina e Russia all’Europa Centrale sono tante, ma sono numerose e pesanti anche le implicazioni economiche, politiche e strategiche che un rapporto troppo stretto con quei paesi porta con sé. Secondo l’America, c’è un prezzo da pagare e si misura nella perdita della sovranità e della sicurezza. E con il rischio di trasformare questa regione nel cavallo di Troia con cui due potenze ostili mirano a conquistare degli avamposti nel cuore dell’Occidente. Una sfida che richiede, da parte degli Stati Uniti, il rilancio del proprio “engagement” in una terra imprudentemente abbandonata al proprio destino da amministrazioni disattente. E che obbliga i partner dell’Europa centrale a fare se non altro un esame di coscienza.

Approfondisci:

Back To Top