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Tunisia

Come e perché divamperanno le tensioni fra Conte e Casaleggio

Che cosa dividerà Giuseppe Conte e Davide Casaleggio. L'analisi di Gianfranco Polillo

 

Al momento non è dato da sapere. Anche se Beppe Grillo fa trasparire tutta la sua irritazione nei confronti di Davide Casaleggio. La colpa? Aver pubblicato quel suo manifesto “ControVento”, che già nel titolo aveva una provocazione. E non averne preventivamente informato i “grandi” vertici. A partire dall’Elevato e poi nell’ordine: Giuseppe Conte e Vito Crimi.

In effetti, se si ha la pazienza di leggere quei 10 comandamenti (l’undicesimo è solo un foglio bianco, che dovrebbe trasformarsi in stimolo per la partecipazione) si può comprendere la reazione negativa di Grillo ed il supponente silenzio di Conte. Nell’indicare i valori del MoVimento, la rete, quindi Rousseau, ergo Casaleggio, è tutto. Internet: il principio e la fine. L’alba di una nuova civiltà, destinata ad emancipare l’uomo moderno dalle antiche sudditanze. Il trionfo della democrazia diretta, contro la tirannide degli oligarchi.

Sorprendente. Nelle bozze del Piano predisposto dal Governo, al fine di ottenere i necessari finanziamenti europei (PNRR), si legge, nelle note del Servizio studi di Camera e Senato: “La scarsa diffusione dei servizi digitali tra i cittadini è dovuta anche al basso livello di competenze digitali tra la popolazione italiana (solo il 44 % delle persone di età compresa tra i 16 e i 74 anni possiede competenze digitali di base contro il 57 % nell’UE nel suo complesso)”.

Svantaggio che il Governo vorrebbe superare investendo, nella rivoluzione digitale, una cinquantina di miliardi. Ora della democrazia parlamentare si potrà dire tutto il male possibile, ma non attribuirgli limiti, come quelli indicati nel documento governativo. Vi fosse solo la democrazia diretta, basata sulla rete e non su libere elezioni (con tutto ciò che questo antiquato sistema comporta) saremmo tornati ad una partecipazione in base al censo ed alle esclusioni. Come era quella dell’inizio del secolo scorso.

Non sappiamo se il dissenso di Grillo fosse concentrato su questa dato “alto” del contendere. L’invito a volare alto punteggia tutta la prosa del manifesto di Casaleggio. Probabilmente sono state altre le cose che lo hanno turbato. Il successo del MoVimento, fino ai primi rovesci iniziati all’indomani di una fallimentare gestione governativa, si basava su un binomio. Beppe Grillo che, con tutta la sua capacità istrionica, riempiva le piazze. La struttura tecnologica di Gianroberto Casaleggio, ch’era in grado di offrire un sistema di comunicazione a bassissimo costo. In grado di coagulare quegli elementi di dissenso e di protesta, che il Governo Monti, con la sua politica di austerity, aveva alimentato.

Nei tempi eroici del MoVimento, bastava un click del telefonino per organizzare un MeetUp. Quel riunirsi, ovunque: nelle salette interne di un bar, nelle stanze di un circolo, negli spazi offerti dal parroco del paese. Poi c’erano gli spettacoli all’aperto: quelle manifestazioni a metà strada tra il comizio politico ed il teatro di piazza. In cui le grandi capacità di Grillo erano l’elemento di attrazione, che allargava a dismisura l’area d’influenza della sua politica. La mistura tra i due elementi, la tecnologia e lo spettacolo, era perfetta. Anche se spingevano inevitabilmente verso la deriva della “grande Utopia”. La stessa che oggi Casaleggio junior rivendica, con un pizzico di malinconia, nel suo manifesto: punto 8 – Il sogno non è utopia.

Ed ecco allora l’esaltazione di una sorta di restaurazione, contro i valori borghesi. Il giovanismo contro i vecchi: i figli che uccidono i loro padri, ritenendoli responsabili delle proprie sofferenze. Un’alterazione profonda di quel legame intergenerazionale, che ha sempre caratterizzato l’evoluzione del genere umano. Il rifiuto del lavoro, come strumento di emancipazione individuale. Ed al suo posto l’idea di un salario universale a prescindere, sulla scorta di una qualche semplificazione sociologica. Nemmeno che il “regno della libertà”, come preconizzava Carlo Marx, fosse ormai alle porte.

E poi l’idea della decrescita felice: cui legare quella dell’uno vale uno. Se impegnarsi per aumentare il benessere collettivo non serve, perché tanto ci penserà qualcun altro (lo Stato, la Provvidenza, la Cina e via dicendo), allora meglio indossare la vecchia giubba proletaria dei bei tempi del Presidente Mao. Prospettiva che Casaleggio, nel suo manifesto, corregge, forse con una punta di polemica, nell’”uno non vale l’altro”. Perché il merito, le competenze, la specifica personalità di ciascuno rappresenta un valore irripetibile. Anche se non è ancora quella rivoluzione liberale che sarebbe necessaria.

Nel nuovo manifesto, invece, ciò che conta è il pensiero collettivo, che la rete consente di organizzare, conservare e potenziare. Siamo ad una sorta di derivazione del “grande fratello”. In cui chi governa e gestisce la rete assume un potere enorme: che non è stato mai concesso ad alcun responsabile organizzativo di un qualsiasi partito politico. Potere, che nella storia italiana è stato, a volte, ben più ampio di quello dello stesso segretario generale. Perché, questa volta, c’è di mezzo una tecnologia, che comunque resta monopolio di pochi, per quanti sforzi di trasparenza sia possibile fare.

Ed ecco allora le ragioni più profonde di una divisione, che diverrà frattura: fino a caricarsi di un’eventuale coda velenosa, per le somme dovute, ma non versate. Quei 400 mila euro, che Davide Casaleggio rivendica per i servizi prestati e mai pagati. Sarà più di una goccia, destinata a far traboccare il vaso. Mentre crescono i sospetti. La nuova “rete”, come infrastruttura, per favorire l’unità dei fuoriusciti, contrari alla linea governista di Luigi Di Maio. Altro sale sulle ferite.

Ma a prescindere da questi episodi, resta il nodo di fondo. La diversa personalità di Giuseppe Conte, chiamato al capezzale del malato, nel tentativo di una respirazione bocca a bocca, per evitare il peggio. Pronti a scommettere sulla sua freddezza. L’iper tecnologia di Casaleggio junior, a quanto si è potuto vedere, non sembra essere particolarmente apprezzata dall’avvocato del popolo, con le sue pochette.

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