La Presidente del Senato, seconda carica dello Stato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, ieri, in occasione della Cerimonia del Ventaglio dell’Associazione stampa parlamentare, dietro l’elegante mascherina di pizzo bianca, non le ha certo mandate a dire al premier Giuseppe Conte: “Serve il lavoro, non misure assistenziali e legislazione d’emergenza. Ricorso esagerato ai Dpcm, il parlamento è vincolante, non un convitato di pietra. Il telelavoro rischia di far tornare le donne a 50 anni fa. Urgente la riforma della giustizia con la separazione delle carriere e sorteggio per i membri togati del Csm”. Parole che non saranno esattamente suonate come musica alle orecchie del premier. Casellati ha “picchiato” duro, se la vogliamo dir tutta.
La ex senatrice di Forza Italia — che si batté tenacemente in punta di diritto 7 anni fa, nella Giunta delle elezioni, contro la decadenza da senatore di Silvio Berlusconi, per il quale fu usato il criterio della retroattività e il voto segreto, che fu un precedente nelle consuetudini applicative del regolamento di Palazzo Madama — da avvocato di prestigio, persona dai modi naturalmente eleganti, espressione della buona borghesia veneta, non ce ne voglia se usiamo un linguaggio così spiccio. Ma la consuetudine di parlar chiaro, precedendo anche di molto i tempi, è nello stile della Presidente Casellati. Fin da quando era una senatrice azzurra, con delicati incarichi, ma non molto seguita allora dai media. Fu proprio lei a tarda sera, al termine di una giornata convulsa, in una intervista di quasi 7 anni fa, novembre 2013, da me realizzata per Panorama, che usò, sulle sorti dell’ex premier e presidente di Fi, una definizione forte, allora non esattamente di moda, che avremmo ritrovato 7 anni dopo nelle parole registrate dell’ex giudice di Cassazione, estensore della cosiddetta “sentenza Mediaset”, Amedeo Franco. “La decadenza di Berlusconi? Il plotone di esecuzione è già pronto”, fu il titolo di quell’intervista.
Casellati è una signora naturalmente elegante, ma certamente non le si può dire che non vada dritta al punto, anche nel ruolo superpartes che ora ricopre, ovvero quello di seconda carica dello Stato, che ha fatto un alto richiamo per rimettere al centro il parlamento, in rappresentanza del popolo italiano. È stata attaccata da Il Fatto quotidiano di Marco Travaglio, per aver già nei giorni scorsi subito lanciato un forte richiamo sulla proroga dello stato di emergenza, invitando Conte a venire in parlamento e a sottoporsi a un voto. Ha ragione il decano dei notisti parlamentari, Francesco Damato, quando osserva su Start che se lo stato di emergenza è stato alla fine ridimensionato (prima dal 31 dicembre, poi dal 31 ottobre, infine al 15 di ottobre) e con questo anche una certa spinta propulsiva del premier è merito innanzitutto della Presidente Casellati. Signora elegante ma di ferro. Con la sua mascherina di pizzo, probabilmente di Burano, simbolo del suo Veneto.