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Come è andato il vertice fra Trump e Zelensky

Il futuro dell'Ucraina dopo il vertice Trump-Zelensky e il ruolo di Meloni. La nota di Sacchi

Giorgia Meloni, “primo ministro della Repubblica italiana”, è la leader che cita tra i primi del gruppo degli europei definiti “fantastici” per come hanno aiutato finora Kiev. Non è un fatto evidentemente formale nella scaletta della conferenza stampa notturna (ora italiana) di Donald Trump a Mar-a-Lago insieme con Wolodymir Zelensky. Vertice che ha registrato una telefonata separata di Trump con Putin, definita “positiva e produttiva”. Centrale nell’accordo “raggiunto al 90 per cento” è la sicurezza per l’Ucraina. E la premier Meloni, dopo essersi sentita al telefono con il presidente ucraino, i leader europei e lo stesso Trump, a conferma del ruolo di ponte che ha avuto tra il presidente Usa e i leader Ue, non più, a quanto emerge, nella veste di separati “Volenterosi” con Francia e Inghilterra come protagonisti, in una nota ribadisce in sintonia con il vertice di Mar-a-Lago che la sicurezza è la questione centrale sulla quale si sono aperti importanti spiragli

Riferisce il comunicato di Palazzo Chigi: “La telefonata ha permesso di fare un punto della situazione sul processo di pace per l’Ucraina e sui prossimi passi per il raggiungimento di una pace giusta e duratura. Il Presidente Trump e il Presidente Zelensky hanno illustrato i risultati raggiunti nel negoziato in corso, con particolare riferimento al tema delle garanzie di sicurezza, e indicato le questioni ancora aperte”. Prosegue la nota: “Il Presidente Meloni ha nuovamente ricordato l’importanza della coesione tra partner in un momento in cui il processo negoziale segna passi in avanti. È stata inoltre ribadita l’esigenza di mantenere la massima convergenza sui temi che toccano gli interessi vitali dell’Ucraina e dei suoi partner europei”. Infine, un richiamo di Meloni a Putin: “Si è infine convenuto che spetti alla Russia dare prova di senso di responsabilità e apertura al negoziato, mostrando una reale volontà di giungere alla cessazione delle ostilità”.

Come si sa l’Italia con la premier Meloni aveva proposto nelle settimane e nei mesi scorsi per le garanzie di sicurezza verso l’Ucraina una formula che ricalcava il modello dell’articolo 5 dello statuto Nato e cioè l’aiuto degli altri Paesi nel caso di aggressione a una nazione dell’Alleanza. Si vedrà in un altro vertice a gennaio a Washington con i leader europei. In ogni caso lo scenario di ieri, nella giornata di sole al resort in Florida di Trump, era per il clima, non solo meteo, e i toni distensivi l’opposto di quello dello Studio Ovale alla Casa Bianca nel giorno dello scontro plateale tra Trump con J.D.Vance da un lato e Zelensky dall’altro.

Più coesione anche tra gli europei che addirittura Trump elogia dando di fatto loro atto che se hanno aiutato molto militarmente l’Ucraina è stato anche per difendere loro stessi dalla Russia. Ma afferma pure che questo sforzo non può alla fine essere vanificato senza raggiungere l’obiettivo finale della pace. Dice che tutti “anche Putin” vogliono porre fine al conflitto. Si dice “vicino a Zelensky come non mai”, anche se diplomaticamente sorridendo ammette che altre volte può essere parso più vicino a Putin. Ma non nasconde Trump che “restano questioni spinose”. Annuncia: “Siamo molto, molto vicini alla soluzione. Abbiamo discusso di molte cose e fatto tanti progressi”. Prosegue: “Positiva anche la videoconferenza con i leader europei, con i quali abbiamo avuto un’eccellente conversazione”.

Nonostante l’ottimismo, Trump riconosce che ci sono ancora delle “questioni molto spinose” che restano aperte sulla strada dell’accordo. Uno dei punti chiave resta il Donbass. L’ipotesi relativa a una zona di libero scambio nella regione, ammette, è ancora “irrisolta, ma ci stiamo avvicinando molto. È difficile, ma credo che la risolveremo”. Il nostro atteggiamento nei confronti del Donbass è “molto chiaro”, sottolinea Zelensky. “l’Ucraina ha una posizione diversa dalla Russia”, ribadisce.

Per quanto riguarda la questione territoriale, il leader di Kiev si è detto disposto ad “indire un referendum”. “Naturalmente è la nostra società che deve scegliere” e sono gli ucraini che devono votare, “perché è la loro terra, la terra, non di una sola persona”, aggiunge Zelensky. Il presidente ucraino spiega che nell’incontro si sono discussi “tutti gli aspetti dell’accordo quadro di pace” e che il piano in 20 punti è “concordato al 90%”. “Abbiamo concordato che le garanzie di sicurezza rappresentano una pietra miliare fondamentale per raggiungere una pace duratura e i nostri team continueranno a lavorare su tutti gli aspetti”, aggiunge.

Quanto alle tempistiche per raggiungere un accordo, Trump ribadisce di non avere scadenze precise: “Penso che tra qualche settimana lo scopriremo, in un modo o nell’altro”. L’unica certezza al momento è che il tycoon accoglierà Zelensky e i leader europei a Washington a gennaio. Al centro delle discussioni ci sono “forti garanzie di sicurezza” per Kiev, questione nella quale gli europei saranno “molto coinvolti”, sottolinea Trump. Tema quello delle garanzie di sicurezza sulle quali si conferma la piena sintonia con la premier Meloni.

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