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Come Calenda sfotticchia Conte

Tutte le ultime critiche dell'ex ministro Carlo Calenda su annunci e azioni del premier Conte. L'articolo di Tino Oldani per Italia Oggi

Grazie ai social media, Carlo Calenda sta diventando come il bimbo che, nella favola di Andersen, gridò: «Il re è nudo«. In quella favola, un re ambizioso ma poco accorto si fidò di due imbroglioni che si vantavano di saper tessere una stoffa tanto sottile da sembrare invisibile. Così quel re si fece fare un vestito nuovo con quella stoffa e uscì tra la folla per pavoneggiarsi. La stoffa, inesistente, era ovviamente invisibile, ma i cortigiani applaudirono il re per il suo nuovo vestito, finché un bimbo urlò la verità: «Il re è nudo». Ecco, ora basta sostituire il re pavone con il governo di Giuseppe Conte, il bimbo con Calenda, e ascoltare il tweet di quest’ultimo che in quattro-minuti-quattro ridicolizza gli Stati generali e il piano di rinascita, e fa a fette l’inerzia e l’incompetenza del governo Conte e dei partiti che lo sostengono, ma anche della Lega di Matteo Salvini. Un tweet record per numero di ascolti, benché Calenda guidi un partito piccolo, quotato dai sondaggi appena il 2%.«Nel circo della politica italiana irrompe una nuova perdita di tempo: il dibattito inutile sugli stati generali», esordisce Calenda. «Storicamente, gli stati generali hanno portato alla rivoluzione francese, il che per l’Italia sarebbe anche positivo. Purtroppo, da noi, sono una ridicolaggine, perché si sa fin troppo bene cosa non va in Italia. Si sa che quota 100 costa 65 miliardi al 2036, ma continuiamo a non investire sull’università e sulla scuola, tanto che in piena pandemia non si sono trovate le risorse per le borse di studio di novemila specializzandi in medicina: il segno di un paese che non guarda al futuro e rischia di morire. Sappiamo anche che un paese che fa un reddito di cittadinanza per 2,4 milioni di persone, e poi assume i navigator i quali trovano un posto di lavoro a tempo indeterminato per appena 17 mila persone, è un paese che non sa fare funzionare nulla. E la stessa cosa si può dire per un paese che non riesce a pagare la cassa integrazione in deroga in un periodo di crisi».

Dietro Calenda e i suoi tweet non ci sono grandi apparati, non c’è la Bestia che ha pompato Matteo Salvini, né Rocco Casalino che fa altrettanto con Conte. C’è però la competenza di un manager aziendale che ha lavorato nell’economia reale, c’è l’esperienza di ex ministro dell’Industria del governo di Matteo Renzi, e c’è la delusione di uno che si è iscritto al Pd e ne è uscito schifato pochi mesi dopo. Anche per questo le sue critiche taglienti non sanno di politichese, ma si basano su fatti concreti.

«Il problema non è pensare all’Italia del 2078, ma perché le cose non funzionano oggi», sottolinea nel tweet. «Per esempio, perché le aziende internazionali non vengono a investire in Italia. E qui si deve ricordare (il riferimento è all’ex Ilva di Taranto; ndr) che c’era un investitore internazionale da 4,2 miliardi, con un contratto blindato che prevedeva una penale di 150 mila euro per esubero. Un contratto che il governo Conte ha fatto saltare in piena crisi dell’acciaio perché Italia viva e il Pd, che avevano inventato lo scudo penale, si sono fatti trascinare dagli scappati di casa del M5s e hanno tolto lo scudo penale approvato in precedenza».

Ora giornaloni e tv battono la grancassa sui 172 miliardi che il Recovery plan dell’Unione europea dovrebbe far piovere sull’Italia nei prossimi anni. Tanti soldi come non si è mai visto, e gli Stati generali di Conte dovrebbero fornire qualche piano per poterli spendere bene, suggerisce Palazzo Chigi ai media compiacenti. Ma per Calenda questi Stati generali saranno «una perdita di tempo, l’ennesimo rumore di sottofondo per prenderci in giro». Il motivo? «Siamo un paese che discute di Recovery fund e di Mes sanitario mentre abbiamo 6,7 miliardi bloccati fin dal primo giorno della crisi pandemica, fondi Ue senza l’obbligo del cofinanziamento, e non sappiamo ancora come spenderli. Di questo dovremmo chiedere conto al governo».

Purtroppo, invece di chiedere conto delle cose che non funzionano e porvi rimedio, per Calenda c’è una politica che preferisce fare passerella in tv e tirare avanti con «la solita retorica dei fascisti contro i comunisti», con il risultato che il governo delle quattro sinistre «si è tenuto i decreti sicurezza di Salvini, e non solo quelli». Già, Salvini. «Oggi ha fatto un tweet per dire che beve solo caffè italiano. Come se ci fossero piantagioni di caffè sulle colline tosco-emiliane. E ha il 25%», commenta incredulo Calenda.

Infine la sparata finale: «Stati generali un cacchio! Pagate la cassa integrazione, trovate il modo. Fate la manleva per i dirigenti delle banche per fare arrivare i prestiti alle aziende, e non solo alla Fiat. Togliete di mezzo il reato di abuso d’ufficio che paralizza i lavori pubblici. Purtroppo manca la volontà per fare le cose necessarie, e la competenza per farle bene. Ma la competenza questa classe politica e di governo non ce l’ha, perché questi non hanno mai gestito neppure un bar. Se noi cominciassimo ad applicare nelle scelte politiche gli stessi valori che usiamo ogni giorno nei confronti dei colleghi, come serietà, coerenza e competenza, questo paese cambierebbe. Ma non lo facciamo perché i soldi in gioco non sono nostri, ma dello Stato. Invece sono soldi nostri. E queste perdite di tempo incidono anche sulla nostra reputazione personale, non solo su quella del paese». Sì, il re è nudo, lo vedono tutti. Ma a dirlo, oltre a Calenda, sono davvero in pochi.

 

Articolo pubblicato su ItaliaOggi

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