Quest’anno si è registrato un clamoroso cambio della guardia in vetta alla classifica dei paperoni d’India, con il sorpasso del presidente di Reliance Industries Limited Mukesh Ambani (98 miliardi di dollari) rispetto al fondatore del conglomerato Adani, Gautam Adani (58 miliardi). Ecco tutte le sorprese della lista 2023 compilata da Hurun e commentata dall’Economist.
Chi c’è in vetta
L’elenco dei paperoni dell’India compilato come sempre da Hurun con i dati su chi ha una ricchezza superiore a 120 milioni di dollari presenta molte sorprese, anche se non in vetta, dove a mantenere le prime posizioni sono Mukesh Ambani, con un patrimonio di 98 miliardi di dollari, che ha scalzato dalla cima Gautam Adani, le cui ricchezze ammontano a 58 miliardi.
I primi cinque paperoni dell’India
Ambani è il presidente, amministratore delegato e maggior azionista di Reliance Industries Limited, gruppo che opera principalmente nella raffinazione e nella petrolchimica.
Adani è invece il fondatore e presidente dell’omonimo gruppo, che è il terzo conglomerato industriale dell’India che, con una capitalizzazione di 242 miliardi di dollari, è attivo nei settori delle infrastrutture portuali e aeroportuali, della logistica, delle miniere, della difesa e dell’aerospazio.
In terza posizione, con un patrimonio di 33,8 miliardi, si colloca Cyrus Poonawalla, presidente e direttore generale dell’omonimo conglomerato che controlla il più grande produttore di vaccini al mondo per numero di dosi, il Serum Institute of India fondato nel 1966 dallo stesso Poonawalla.
Al quarto posto, con un patrimonio di 27,7 miliardi, figura il pioniere dell’Information Technology indiana Shiv Nadar, che nel 1976 fu tra i fondatori di HCL Technologies, tra i principali produttori di software del Paese.
In quinta posizione, con 21,4 miliardi, si colloca Gopichand Hinduja, fondatore dell’omonimo impero controllato da lui e dai suoi due fratelli. Alla luce della sua doppia cittadinanza, Hinduja è anche il più ricco cittadino britannico.
Cosa fanno gli altri
La classifica 2023 di Hurun è molto più estesa dell’anno scorso alla luce dell’ingresso di 216 nuovi magnati, che portano il totale a 1.319.
L’elemento che spicca è che la fonte di queste ricchezze non deriva dai business tradizionali come l’industria, la finanza e l’Information technology, ma dalla vendita di beni di consumo, materiali e servizi sanitari.
Una sola compagnia di quest’ultimo settore, l’azienda farmaceutica Alkem Laboratories ha prodotto ben nuovi 11 membri della lista di Hurun. Ottime anche le performance di Asian Paints (dieci nuovi nababbi), Tube Investments of India (8) e Pidilite Industries (7).
Il quadro demografico dei magnati indiani vede ancora in cima alla lista gli over 65 (597), seguiti a breve distanza dalla classe 46-65 anni (552).
Distribuzione geografica e settoriale
Quanto alla distribuzione geografica, i ricchi in India provengono soprattutto da Mumbai (328), Dehli (199) e Bangalore (100), che sono rispettivamente la capitale commerciale, politica e tecnologica del Paese. Ma ben 21 capoluoghi hanno fatto il loro ingresso nella lista 2023, portando il totale delle città dove abita almeno un multimilionario a 95.
Come scrive l’Economist, le ricchezze dei baroni indiani derivano più dall’economia reale che dall’ingegneria finanziaria, tanto che un solo membro della lista – Manish Kejriwal, fondatore di Kedaara Capital – si è arricchito con il private-equity.