skip to Main Content

Istituti Di Ricerca Cinesi

Tutte le differenze tra Cina e Stati Uniti in Afghanistan e non solo

Cosa dice il saggio “Afghanistan. Il ritorno dei talebani“ (GoWare) di Amadeo Maddaluno. La recenesione di Giuseppe Gagliano

 

Il saggio di Amadeo Maddaluno “Afghanistan. Il ritorno dei talebani“ (GoWare, 2021), pur nella sua brevità, consente di riflettere sul alcuni aspetti centrali della geopolitica contemporanea. E l’autore lo fa con considerazioni limpide e chiare – in gran parte condivisibili -, scevre da pesanti ipoteche ideologiche.

Partiamo dall’Afghanistan. Se è stato posto in essere un vero conflitto nel senso vero del termine – seppure nel contesto asimmetrico – tra gli alleati e l’Afghanistan, questo si è svolto soltanto in un arco temporalmente molto ristretto, come osserva l’autore, e cioè fra i 2010 e il 2011.

E l’autore osserva come sia strategicamente irrazionale pensare di poter controllare un paese come l’Afghanistan con 100.000 uomini. Come potevano gli Stati Uniti pretendere di modificare in modo profondo ed insieme radicale l’Afghanistan con un dispositivo militare così ridotto e così limitato?

Ancora: gli americani hanno veramente appreso la lezione della sconfitta dei russi? Per nulla!

Ma fra le considerazioni che Maddaluno compie, la nostra attenzione si rivolge ad un aspetto che dal nostro punto di vista risulta assolutamente decisivo. Stiamo alludendo al fatto che gli Stati Uniti non sanno pensare storicamente – sono infatti ossessionati dagli approcci quantitativi e sociologici -, cioè non hanno, come dice l’autore, una coscienza diacronica.

Allora a cosa è servito il progetto americano? A destabilizzare un’area del pianeta che dal punto di vista geopolitico è una faglia tra le principali potenze euro asiatiche come la Russia, la Cina e quella dell’Europa occidentale per evitare che possono rappresentare un pericolo per l’egemonia americana che è ormai al tramonto.

E per quanto riguarda l’altro grande attore geopolitico, il grande Satana dopo la Russia, e cioè la Cina? Gli Stati Uniti non hanno fatto altro che intraprendere guerre a conclusione della Seconda guerra mondiale destabilizzando il Medioriente e anche l’Africa (sia chiaro, al pari delle ex-potenze coloniali).

La Cina è invece dai tardi anni ’70 – sottolinea Maddaluno – che non incrocia le armi. Il suo approccio è diverso rispetto agli Stati Uniti e quindi non hanno bisogno di fare guerra, per esempio a Formosa – anche se gli Stati Uniti insistono costantemente su questo pericolo allo scopo di aumentare la vendita di armi al Giappone -, ma con infinita pazienza aspettare una inesorabile quanto silenziosa colonizzazione economica.

Per quale ragione la Cina dovrebbe intraprendere una tremenda guerra anfibia contro gli Stati Uniti? Ed una guerra di questo genere non finirebbe per isolarla completamente dal mondo, tagliando ogni legame – come dice l’autore – con i suoi migliori partner a livello commerciale come il Giappone e Corea e gli stessi Stati Uniti che comprano il debito americano?

Quanto alla demoniaca e diabolica ideologia cinese, questo non è altro che una forma di nazionalismo che serve alla Cina per contrastare e controbilanciare le ambizioni imperiali degli Stati Uniti e naturalmente per realizzare le proprie ambizioni attraversi la Via della seta. Nulla di sconcertante dal punto di vista storico. Sia chiaro tuttavia: la Cina rimane un sistema politico monopartitico e totalitario.

In conclusione, gli Stati Uniti non hanno aperto con la guerra in Afghanistan un vero e proprio vaso di Pandora che non sono stati più in grado di controllare? Ieri alleati in funzione anticomunista – ricordate quando Reagan sosteneva che i Talebani erano difensori della libertà come i Contras in Nicaragua? -, oggi nemici. È il destino degli Stati Uniti – e tutte le potenze coloniali europee e non – che prima destabilizzano le dittature per poi allearsi con loro in un secondo momento. O per edificarne altre.

Do you remember il ruolo della Francia in Africa?

Back To Top