Perché dovremmo preoccuparci di più per la Corea del nord. E perché la Cina non si è schierata completamente dalla parte di Putin sull’Ucraina, ma non condivide nemmeno la visione americana.
Conversazione di Marco Mayer con Francesco Sisci, professore all’Istituto di Studi Europei all’Università del Popolo della Cina e consigliere scientifico di Limes.
Tu proponi che dopo il 5 novembre che tra Stati Uniti e Cina non ci si limiti più ai contatti military to military, ma si avvii in forma più o meno riservata un dialogo diplomatico in merito alla presenza di migliaia di truppe speciali nordcoreane che sostengono l’invasione della Russia. Cosa ti allarma per il coinvolgimento diretto nella guerra della Corea del Nord?
Non dico questo. Ci sono già tantissimi contatti e dialoghi USA Cina, dico che sicuramente ora si intensificheranno. L’allarme della Nord Corea in Ucraina è che si è creato un punto di non ritorno. La Nord Corea è stata incoraggiata e politicamente, economicamente e tecnologicamente. La Russia può uscire malconcia, ma la Nord Corea è comunque un vincitore netto.
Pyongyang è il più pericoloso e imprevedibile dei soggetti nella mappa geopolitica. Sta sfuggendo a ogni controllo di Pechino e alza continuamente la posta con la Sud Corea e il Giappone. Putin ha messo in gioco un cavallo pazzo della politica mondiale, dopo aver già sostenuto l’Iran nella sua escalation in Medio Oriente con le sue varie milizie. I margini della trattative so sono ridotti, le condizioni sono cambiate e stanno cambiando e non sappiamo davvero dove e come possa esserci un punto di caduta della tensione globale. Il rischio di scivolare rapidamente nella Terza guerra mondiale è diventato altissimo. Occorre estrema prudenza e saggezza, dove altri invece non hanno questa prudenza.
La Cina si è schierata con Putin sull’Ucraina perché non ha la forza di moderare la politica del Cremlino o perché condivide la visione strategica della Russia nel medio e lungo periodo?
Credo non sia preciso dire che la Cina si è schierata con Putin, non manda equipaggiamenti militari, non manda truppe. Dobbiamo essere molto attenti alle sfumature e le parole, in politica vale Oscar Wilde: la differenza tra un insetto e una farfalla è una parola.
Ciò per dire che non c’è piena condivisione tra Russia e Cina, ma non c’è ovviamente nemmeno piena condivisione tra Cina e Usa. Qui occorre lo sforzo per capire. Non credo che la Cina abbia interesse a farsi travolgere in una guerra e quindi occorre trovare rapidamente il modo di avere un’intesa con Pechino per gettare acqua sul fuoco. Quando poi la tensione si sarà almeno in parte abbassata, gli Usa hanno bisogno di pensare a una strategia complessiva per questa situazione in evoluzione rapidissima.
L’incapacità (o la non volontà) della Cina di agire con efficacia per mediare tra le parti nelle guerre in atto (neppure in Birmania e in Sudan) ha conseguenze economiche negative per il Dragone?
La Cina cerca di mediare a suo modo, che significa non prendere le parti di una parte, come succede spesso nelle mediazioni “occidentali”. Questo non significa non mediare, però può significare non risolvere con chiarezza le situazioni. Ma qui entriamo nella filosofia, che non possiamo affrontare in poche righe.
In ogni caso non c’è un danno diretto per la Cina: pochi si infuriano con Pechino, come succede spesso con gli americani. Il problema è che non risolvendo i problemi la situazione come in Birmania degenera e tanti progetti cinesi con la Birmania per esempio, naufragano. Quindi c’è un danno indiretto