La nuova rotta che può cambiare il mondo.
Siamo tutti in varie e più vicine faccende affaccendati – tra la strenua lotta politica in Occidente, gli incidenti di confine con la Russia, l’evoluzione dei conflitti in Medio Oriente – che non ci siamo accorti di un evento dal potenziale storico.
La famosa “rotta artica”, il tragitto commerciale che dalla Cina raggiunge l’Europa in metà tempo rispetto al classico passaggio da Suez, è stata finalmente aperta.
La nave porta-container “Ponte di Istanbul”, di proprietà cinese, è salpata dal porto di Ningbo-Zhoushan (non lo conosci? È il più grande del mondo, vicino a Shanghai) in direzione degli scali europei di Felixstowe (UK) e Danzica (Polonia). Il transito di porta-container sarà regolare – tra la Cina orientale e i porti europei, inclusi Amburgo e Rotterdam – per sei mesi l’anno, da marzo a ottobre, quando non sarà ostruita dal ghiaccio.
Cosa cambia? Due cose soprattutto.
- Un gran vantaggio commerciale per l’industria cinese: riduce sensibilmente i tempi di consegna delle merci, e riduce sensibilmente i rischi legati al passaggio nel Mar Rosso, dove da tempo si è in stato di guerra intermittente tra gli Houthi in Yemen, Israele e la missione occidentale di protezione dei flussi commerciali. E’ vero che gli Houthi non hanno mai preso di mira le navi cinesi. Ma il premier israeliano Netanyahu, una settimana fa, per la prima volta ha nominato la Cina tra i nemici di Israele (colpevole di “disinformazione anti-israeliana”, secondo lui). Meglio girare alla larga, se possibile.
- Un gran vantaggio geopolitico, per Pechino. La rotta artica consente alla Cina di liberarsi (parzialmente) dei pericoli di Suez e di Bab-el-Mandeb, percorrendo una rotta in acque amiche, quasi tutta davanti alla Russia (a parte l’Alaska) – in un momento in cui il legame tra Mosca e Pechino è più forte che mai. Ma evita anche di passare da Taiwan, e in Malacca, nello stretto che separa Malesia e Indonesia all’altezza di Singapore. In quest’ultimo, affollatissimo, passa una porta-container o una petroliera ogni 6 minuti, circa il 30% di tutte quelle che navigano. Entrambi (Taiwan e Malacca) rischierebbero però di essere bloccati, in caso di conflitto aperto tra Pechino e Taipei: il che strozzerebbe il commercio e l’industria cinese, e dunque l’intera Cina. La rotta artica offre dunque un’alternativa, da questo punto di vista.
Ciò significa che la guerra per Taiwan è più vicina? Di certo Xi Jinping vorrebbe farsi il regalo dell’annessione, per l’80° anniversario della Cina comunista nel 2029. Ma per il momento, diciamo soltanto che ha una preziosissima opzione in più.
Inoltre, rafforzare i legami commerciali con l’Europa consente a Pechino di avere un’ulteriore leva per evitare che gli stati europei seguano gli Stati Uniti nella loro politica fortemente anti-cinese.
Non è poco.