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Xi

La Cina in Africa fra carote e bastoni

La Cina sta investendo miliardi in Africa, ma solo una parte dei fondi promessi arriva davvero nel continente. E c'è il problema del debito. L'articolo di Lorenzo Bernardi

Nel terzo Forum Cina-Africa, in corso in questi giorni a Pechino, il colosso asiatico rilancia il suo impegno di investimenti nel Continente nero. Ma il flusso di denaro che realmente arriverà da Pechino potrebbe essere nettamente più basso rispetto alle promesse. Lo spiega un’analisi di Quarz.com, che definisce la Cina “generosa nel promettere miliardi ma severa nel concedere i fondi promessi”. Nelle dichiarazioni ufficiali, però, Xi Jinping ribadisce la volontà di favorire lo sviluppo africano senza voler esercitare interferenze politiche.

IL FORUM

Il summit in corso nella capitale cinese raggruppa davanti al presidente Xi Jinping i leader di una cinquantina di paesi africani. Rappresenta un momento di consolidamento della “alleanza” economica che questi hanno stretto con Pechino, che ha fatto fluire miliardi di yuan in Africa, molti dei quali sotto forma di investimenti nella realizzazione di infrastrutture come strade e ferrovie. In cambio, la Cina ha ottenuto l’accesso alle risorse africane, riversando poi sul mercato africano prodotti finiti. Quest’anno, come nel 2015, Xi ha promesso sin qui un piano di investimenti da 60 miliardi di dollari.

INVESTIMENTI O SOLO PROMESSE?

Ma quanti di questi arriveranno effettivamente in Africa? Solo una parte secondo l’analisi di Quarz, basata su quanto avvenuto nel recente passato. Dei 60 miliardi stanziati tre anni fa al Forum di Johannesburg, infatti, 45 di questi sono effettivamente fluiti, e peraltro verso un gruppo di Stati piuttosto ristretto. Di questi, meno di 10 sono classificati come investimenti diretti: la maggior parte sono invece prestiti garantiti da fondi sovrani e risorse naturali.

Durante il Forum verranno annunciate le ratificazioni di vari finanziamenti: ma si tratta in molti casi di fondi che erano già stati promessi anche una decina di anni fa.

Si cita in particolare il caso dello Zimbabwe, che ha “raccolto” 33 miliardi di dollari negli ultimi 20 anni, destinati a una lunga lista di progetti, dall’ampliamento dell’aeroporto Robert Mugabe passando per i finanziamenti destinati all’Università dello Zimbabwe. Ma di questi 33 miliardi, allo stato attuale ne sono giunti nel paese solo 2,5. Qualcosa di simile capita in Ghana, che ha visto solo 3,5 miliardi del 15 promessi.

LE RAGIONI DELLE DIFFICOLTÀ

Ma perché le promesse faticano così tanto a concretizzarsi? Le ragioni sono varie: c’è la difficoltà nella definizione dei dettagli degli accordi, ma anche la severità cinese quando si tratta di allentare i cordoni della borsa.

Uno dei problemi riguarda la tipologia di investimento cinese, che passa di frequente da società controllate direttamente dallo Stato. “Il loro modello della diplomazia economica richiede che anche le iniziative delle imprese puramente private richiedano come controparte, dal lato africano, solo le agenzie governative, i ministeri o le imprese statali” scrive Quarz. In sostanza, perché il denaro fluisca, la Cina pretende che al tavolo si siedano anche i rappresentanti dei governi.

La Cina, inoltre, si mostra piuttosto severa nelle sue elargizioni. Sempre in Zimbabwe, ad Harare, è stato avviato un progetto per la realizzazione di un acquedotto. In seguito alla sua cattiva gestione, i cinesi hanno prima depennato un finanziamento da 143 milioni di dollari, e poi chiesto il rimborso di 70 milioni alle autorità locali.

IL PROBLEMA DEL DEBITO

Nell’ambito dei rapporti Cina-Africa, c’è poi il problema del debito: la politica economica cinese ha portato molte nazioni africane a indebitarsi pesantemente con Pechino, circostanza che potrebbe portare, nel giro di qualche anno, al controllo cinese dei principali asset strategici del contintente. E che, come ha scritto Bloomberg, ha attirato sulla Cina accuse di “colonialismo”,. Da questo punto di vista, Xi nel suo intervento ha tentato di rassicurare i partner africani. La proposta cinese è di esentare i Paesi più poveri (Xi non ha spiegato quali) dal pagamento degli interessi sui prestiti erogati da Pechino. Il presidente ha detto di “voler onorare pienamente le promesse fatte ai nostri fratelli africani”, assicurando di non puntare a interferire nelle questioni interne dei vari stati, di non voler imporre la propria volontà e di non ricercare un controllo politico.

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