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Putin Crimini Contro Umanità

Ci sarà un processo a Putin per crimini contro l’umanità?

Con il discorso della vicepresidente Usa, Kamala Harris, alla Conferenza di Monaco, il governo degli Stati Uniti ha deciso di alzare il tiro anche sul piano del diritto internazionale e prende piede l'ipotesi di istruire un processo contro Putin per crimini contro l'umanità. Tutti i dettagli nell'articolo di Tino Oldani per Italia Oggi

 

In attesa dei messaggi sulla guerra in Ucraina che Joe Biden e Vladimir Putin si scambieranno oggi dopo un anno dall’invasione, gli spiragli di un’iniziativa diplomatica per la pace appaiono molto esigui, per non dire inesistenti. Inducono a pensarlo gli interventi che i principali leader dei paesi Nato e dell’Ue hanno tenuto nel fine settimana alla Conferenza di Monaco sulla sicurezza, tutti concordi nel sostegno a Kiev «fin quando sarà necessario», con più armi e più aiuti finanziari. Quanto all’ipotesi di un piano di pace cinese annunciato dal ministro degli Esteri di Pechino, Wang Yi, se ne sono subito perse le tracce, dopo che il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, ha accusato la Cina di essere «pronta a fornire armi alla Russia».

Questa schermaglia Usa-Cina, com’era ovvio, ha prevalso sui media, oscurando altri interventi, compreso quello di Kamala Harris, vicepresidente Usa, che a mio avviso merita attenzione e un approfondimento. La vice di Biden, come è noto, finora non ne aveva mai imbroccata una. Negli Usa le era stata affidata la delega sul problema causato dalle continue immigrazioni illegali al confine con il Messico, una questione tuttora irrisolta, tanto che Biden se n’è dovuto occupare di persona. Tuttavia, alla Conferenza di Monaco, Harris ha fatto un intervento chiave quando ha dichiarato: «Gli Stati Uniti hanno formalmente stabilito che la Russia ha commesso crimini contro l’umanità». Di fatto, con la Harris il governo Usa ha deciso di alzare il tiro contro Putin anche sul piano del diritto internazionale. Ecco come.

Il 23 marzo 2022, un mese dopo l’aggressione militare russa contro l’Ucraina, Blinken, accusò formalmente la Russia di «essere responsabile di crimini di guerra in Ucraina». Accusa anticipata qualche giorno prima (16 marzo 2022) da Biden, il quale, parlando con la stampa dopo il massacro di Bucha e Irpin, aveva detto che «Putin è un criminale di guerra, un macellaio». Ora, un anno dopo l’inizio dell’aggressione, i crimini di guerra russi, a giudizio degli Usa, sono diventati un reato ancora più grave: crimini contro l’umanità, perseguibili secondo il diritto internazionale in tribunali particolari, indicati dalle Nazioni Unite e dallo Statuto di Roma del 1998, che ha istituito la Corte penale internazionale.

Rispetto ai crimini contro l’umanità, nel diritto internazionale ce n’è solo uno più grave: il genocidio, lo sterminio sistematico di un popolo. Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha accusato più volte Putin di quest’ultimo reato. Ma gli Stati Uniti, pur essendo il principale sostegno di Kiev con armi e sussidi, su questo terreno procedono con maggiore cautela, facendo parlare i fatti, le prove concrete che domani potrebbero entrare in un processo internazionale a carico di Putin e dei membri della sua catena di comando militare.

Senza mai fare il nome di Putin, nel discorso a Monaco la Harris ha affermato che la Russia è responsabile di un «attacco diffuso e sistematico» contro la popolazione civile ucraina. Ha citato prove di uccisioni in stile esecuzione, stupri, violenze, torture, deportazioni forzate, in migliaia di casi a danno di bambini. Per questo, a giudizio di Harris, la Russia ha commesso non solo crimini di guerra, ma anche atti illegali contro i non combattenti, cioè crimini contro l’umanità. Perciò gli Stati Uniti assisteranno l’Ucraina nelle indagini su «crimini barbari e disumani», e promettono che «coloro che li hanno compiuti e i loro superiori saranno chiamati a risponderne. Siamo tutti d’accordo», ha concluso Harris, «a nome di tutte le vittime, sia conosciute che sconosciute, giustizia deve essere fatta».

Allo stato degli atti, se consideriamo che la Nato ripete ogni giorno di «non essere in guerra con la Russia», ma che sta solo aiutando l’Ucraina a restare un paese libero e democratico, è evidente che portare Putin in persona di fronte a un tribunale internazionale per i crimini compiuti dai suoi militari sui civili è solo propaganda. Certo, in tutte le guerre, antiche e moderne, la propaganda contro il nemico ha il suo peso. Ma nel nostro tempo si deve ricordare che mentre i crimini di guerra e il genocidio sono codificati nelle leggi e nei trattati internazionali, i crimini contro l’umanità non lo sono ancora nei trattati, ma si basano sull’evoluzione del diritto internazionale, iniziata nel 1915 con la dichiarazione di tre paesi alleati (Francia, Gran Bretagna, Russia), che condannava l’uccisione di massa degli armeni nell’impero ottomano, usando per la prima volta l’espressione «crimine contro l’umanità».

Da allora, la nozione di questo reato si è evoluta nel diritto internazionale attraverso le sentenze di tribunali come la Corte penale internazionale, il Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia e il Tribunale penale internazionale per il Ruanda, che considerano la proibizione dei crimini contro l’umanità simile alla proibizione del genocidio, di conseguenza una norma perentoria del diritto internazionale, alla quale non è consentita alcuna deroga, quindi applicabile a tutti gli Stati. Lo Statuto di Roma del 1998, che istituisce la Corte penale internazionale, è il documento che riflette il consenso della comunità internazionale in materia e contiene l’elenco più ampio degli atti specifici che possono costituire il crimine contro l’umanità. Con queste premesse, dopo il discorso di Harris, potrebbe prendere piede l’ipotesi di istruire un processo contro Putin, in contumacia, per crimini contro l’umanità.

La sua figura, a quel punto, finirebbe a fianco dei peggiori criminali condannati dalla storia, come Hitler, Pol Pot e Bokassa.

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