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Scioperi

Chi vince e chi perde con il no al Mes

Reazioni e commenti al voto parlamentare sul Mes. I Graffi di Damato

Con quella benedetta sigla – Mes – che gli è stata applicata il Meccanismo Europeo di Stabilità, o “fondo salva-Stati” da altri chiamato “fondo salva-banche”, specialmente quelle tedesche, la bocciatura riservatagli a Montecitorio si è prestata a vignette e titoli divertenti, nonostante la serietà dell’accaduto e i danni che potrebbero derivarne all’Italia. Compreso “il cappio” cui verbalmente Giuseppe Conte ha appeso la Meloni parlando alla Camera e guadagnandosi il titolo maggiore della prima pagina del solito, consenziente Fatto quotidiano.

LA SITUAZIONE NELLA MAGGIORANZA

La vignetta di Emilio Giannelli sulla prima pagina del Corriere della Sera ci ha proposto una messa di Natale celebrata, sotto un’immagine madonnara di Giorgia Meloni, dal leder leghista Matteo Salvini assistito alla sua destra dal meloniano Giovanni Donzelli e alla sua sinistra dal proprio collega di partito, e ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. Che ha dovuto subire il no del suo superiore politico alla ratifica avvertendo che la bocciatura potrà costarci cara, come ha avvertito anche un commento della Stampa.

I SUBBUGLI NELLA LEGA

Nella Lega tuttavia c’è chi contesta a Salvini l’intestazione della bocciatura come una vittoria personale. E’ il senatore Claudio Borghi, che si è guadagnato anche lui un titolo del Fatto quotidiano, a caratteri naturalmente inferiori a quelli dovuti all’ex premier. Che pure -va detto- è stato smentito nelle sue previsioni, avendo nei giorni scorsi pregustato con un sì della Meloni l’ennesima giravolta della destra da sventolare nelle campagne elettorali per i voti programmati nei prossimi mesi, sino a quello di giugno per il rinnovo del Parlamento europeo.

LA MES…SA NATALIZIA DI SALVINI

Alla Mes…sa natalizia di Salvini sul Corriere della Sera si sono accompagnati, sempre grazie ai giochi di parole consentiti da quella sigla, la “messinscena” del Riformista di Matteo Renzi e il “Mespacco” dell’Identità di Tommaso Cierno. Tutti a divertirsi, beati loro, per la obiettiva disavventura politica del governo e della sua maggioranza, nessuna delle cui componenti ha votato per la ratifica essendosi divise fra il voto contrario dei leghisti e dei fratelli d’Italia e l’astensione dei forzisti, refrattari a votare sì come il Pd della Schlein.

LA (RI)PROPOSTA DI MONTI

Nonostante questo spettacolo, pur di aiutarlo ad uscire “dall’angolo”, il senatore a vita ed ex presidente del Consiglio Mario Monti ha voluto vedere il governo estraneo alla mancata ratifica proposta e votata dai deputati e gli ha perciò proposto o riproposto, in un editoriale del Corriere della Sera, di presentare al Senato un disegno di legge di ratifica, a condizione che per accedere al fondo salva-Stati, o banche, considerato troppo costoso, l’Italia ottenga l’autorizzazione parlamentare a maggioranza qualificata. Così si rimedierebbe a quello che la Repubblica ha definito “lo strappo con l’Europa” consumato dalla Camera riesumando -ahimè- come improbabili precedenti i ben diversi strappi del Pci di Enrico Berlinguer con l’allora Unione Sovietica fra il 1976 e il 1981.

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