«Scusate, mi sbagliavo. Ci siamo sbagliati tutti». Così Wolfgang Schauble, 79 anni, per quasi due decenni al fianco di Angela Merkel come ministro delle Finanze, leader dei falchi dell’austerità e tuttora esponente influente della Cdu, in un’intervista a Welt am Sonntag ha chiesto scusa ai tedeschi per avere sbagliato, con i governi guidati dalla Merkel, nel mantenere buoni rapporti con Vladimir Putin, nonostante le sue ripetute aggressioni militari nei confronti di altri paesi (Georgia, Crimea, Siria) e gli assassinii dei rivali politici, sia a Mosca che all’estero.
Sia pure con ritardo, di fronte all’aggressione militare di Putin in Ucraina, Schauble è finora l’unico esponente politico di rilievo che in Germania abbia avuto il coraggio di scusarsi. Tutti gli altri, a cominciare dalla Merkel, zitti e mosca. Un silenzio che non fa onore alla classe politica tedesca. E benché nelle ultime tre settimane, con il governo semaforo di Olaf Scholz, abbia annunciato di voler cambiare rotta nei confronti di Putin, cancellando il Nord Stream 2 e inviando armi a Kiev, in realtà la Germania resta uno dei principali finanziatori dello zar del Cremlino e delle sue aggressioni militari: per evitare il tracollo della propria industria, infatti, Berlino mantiene le precedenti forniture di gas russo ed i relativi pagamenti, questo ultimi esentati dalle sanzioni economiche. E in Europa, insieme a Olanda, Austria e Norvegia, si oppone a calmierare il prezzo del gas chiesto dai paesi del Sud Europa, Italia e Spagna in testa, con la scusa risibile di non alterare le leggi del mercato, quando è evidente che si tratta di speculazione, simile a quella storica sui bulbi di tulipano, giustamente ricordata da Mario Draghi nel vertice di Bruxelles.
A queste contraddizioni dei leader tedeschi, ieri Politico.eu, giornale online di cui è proprietario il gruppo Axel Springer di Berlino, ha dedicato un ampio servizio, con un titolo al vetriolo in evidenza sulla home page: «Gli utili idioti tedeschi di Putin». Di tutti i maggiori esponenti tedeschi, che ora si professano contro Putin, l’articolo ricorda ciò che dissero e fecero per anni in favore dello zar del Cremlino. L’eredità politica della Merkel viene fatta a pezzi: «Lentamente, ma inesorabilmente, i tedeschi hanno iniziato a rendersi conto che l’approccio morbido della Merkel alla Russia, che ha raggiunto il suo apice con la decisione del 2015 di dare via libera al gasdotto Nord Stream 2 nonostante l’annessione della Crimea da parte della Russia e il suo ruolo nella guerra separatista nell’Ucraina orientale, non solo ha aperto la porta a Putin per andare oltre, ma lo ha effettivamente incoraggiato a farlo».
Altra sferzata: «L’ostinata insistenza della Germania nell’impegnarsi con il leader russo, nonostante le sue aggressioni (un catalogo di misfatti che vanno dall’invasione della Georgia agli assassinii dei nemici politici all’estero e ai crimini di guerra in Siria), è stata a dir poco un errore catastrofico, che farà guadagnare alla Merkel un posto nel Pantheon dell’ingenuità politica, a fianco di Neville Chamberlain (il premier inglese che, con gli accordi di Monaco del 1940, si illuse che Hitler fosse per la pace; ndr)». Se la Merkel, sostiene Politico, merita la maggior parte della colpa per essere caduta nella trappola del leader russo, «la verità è che l’intera classe politica tedesca è colpevole».
Ce n’è per Scholz, Spd, attuale cancelliere, in passato vice della Merkel e suo ministro delle Finanze, poiché «i socialdemocratici sono stati la forza trainante per i gasdotti Nord Stream, convinti che il modo migliore per trattare con Putin fosse un dialogo commerciale senza fine. Jens Plotner, attuale consigliere per la sicurezza nazionale di Scholz, è stato uno dei principali architetti di quella politica quando era al ministero degli Esteri nello staff dell’allora ministro Frank-Walter Steinmeier, socialdemocratico, che ora è presidente federale. Lo stesso Plotner, anche dopo che Putin aveva ammassato decine di migliaia di truppe al confine dell’Ucraina, ha consigliato a Scholz di difendere il Nord Stream 2, ripetendo che si trattava di un progetto commerciale, una pura finzione». Quanto a Steinmeier, che ora organizza concerti di libertà e pace con musicisti russi e ucraini, Politico non usa alcuna indulgenza: fino a quando i russi hanno sparato i primi colpi contro l’Ucraina, «anche lui ha sostenuto che la Germania deve usare l’energia per costruire ponti con la Russia».
Ce n’è anche per i partiti minori della coalizione di governo tedesca, i Verdi di Annalena Baerbock (ministro degli Esteri) e i Liberali di Christian Lindner (ministro delle Finanze): «Anche se meno responsabili di Cdu e Spd delle politiche che hanno portato all’invasione russa dell’Ucraina, Verdi e Liberali non si sono coperti di gloria. I Verdi si opponevano al Nord Stream 2, ma lo facevano per ragioni ideologiche, non per solidarietà con l’Ucraina. Più significativa è stata la loro ferma opposizione alla consegna di armi a Kiev, che è cambiata solo dopo l’inizio dei combattimenti». Quanto ai Liberali, Politico ne rivela l’atteggiamento filo-Putin fino all’ultimo momento: «Secondo Andrji Melnyk, ambasciatore ucraino in Germania, proprio nel primo giorno dell’attacco russo, il leader liberale Lindner gli avrebbe detto che non aveva senso inviare armi a Kiev, o escludere la Russia dal sistema Swift dei pagamenti internazionali, poiché l’Ucraina aveva ancora solo poche ore di sovranità». Su Swift, era dello stesso avviso Friedrich Merz, attuale leader della Cdu: per lui, «sospendere la Russia da Swift avrebbe potuto innescare una bomba atomica sul mercato dei capitali». Prese di posizioni filo-Putin ora rinnegate. Ma Politico dubita che basti: «L’Ucraina non perdonerà e non dimenticherà. E la Germania non avrà alcuna credibilità all’interno della Nato fino a quando non ci sarà un’onesta resa dei conti con la storia degli anni Merkel-Putin».
Articolo pubblicato su ItaliaOggi