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Chi picchia di più contro Conte per il lockdown nazionale

Il commento più tosto contro Conte sul lockdown nazionale (non suggerito dal Comitato tecnico scientifico) è stato quello del magistrato Carlo Nordio pubblicato dal quotidiano Il Messaggero di Caltagirone

Ammesso e non concesso che si faccia impressionare più di tanto dai giornali che se ne occupano criticamente, convinto com’è di avere dalla sua l’alto gradimento personale attribuitogli dai sondaggi, a dispetto di tutti i vuoti della sua troppo variegata maggioranza di governo, non so francamente da quale dei due quotidiani di Roma – Il Messaggero e Il Tempo, in ordine alfabetico e diffusionale – il presidente del Consiglio debba sentirsi oggi maggiormente colpito.

Il Messaggero con più grazia dell’altro, che ha rappresentato sulla prima pagina Giuseppe Conte addirittura come il capo di una banda di sequestratori sardi di un tempo, ha titolato genericamente sulle “verità nascoste del Lockdown”. Che è la traduzione inglese del confinamento da epidemia virale disposto a marzo in tutta Italia, con danni enormi per l’economia, dopo che i tecnici, gli esperti e quant’altri avevano suggerito al governo interventi meno generalizzati, o più circoscritti al Nord. Ma alla grazia evasiva del titolone di prima pagina il quotidiano del facoltoso editore e costruttore romano Francesco Gaetano Caltagirone ha accompagnato un commento di Carlo Nordio micidiale per il contenuto e per l’autorevolezza del suo autore. Il quale può ben essere considerato un giurista dopo una lunga carriera di magistrato.

Dietro o sopra la necessità indicata da Nordio di una spiegazione dovuta da Conte al Parlamento dopo la cosiddetta desecretazione di una parte dei documenti del comitato tecnico-scientifico, sempre citato dal presidente del Consiglio a sostegno e giustificazione dei suoi interventi nel periodo peggiore dell’epidemia da coronavirus, vi sono le pesantissime ipotesi prospettate dal giurista di “acquiescenza codarda o colpevole convivenza” del governo con gli interessi di bottega degli imprenditori del Nord. Che egoisticamente non volevano pagare da soli gli effetti del confinamento degli italiani in casa e della chiusura di tanti luoghi di lavoro, per cui furono sacrificate anche le aziende del Sud.

Se non è stata – ripeto – “acquiescenza codarda o colpevole convivenza” con gli egoismi e persino la cattiveria di una parte della classe imprenditoriale troppo più forte evidentemente del potere costituito e legittimo del governo in un regime parlamentare, quella di Conte sarebbe stata, secondo Nordio, “avventatezza superficiale”.

Il presidente del Consiglio, forte anche dell’aiuto di quello che per anni abbiamo ironicamente chiamato “il generale Agosto” o “Ferragosto”, tuttavia spiazzato o sconfitto l’anno scorso con una crisi di governo scoppiata proprio in questo periodo, sopravviverà probabilmente anche a questo incendio politico, ma è francamente difficile prevedere per quanto ancora potrà andare avanti così, dribblando fra rinvii e progetti di “rimpasti” ministeriali per cercare di tonificare un esecutivo da troppo tempo in affanno. E con appuntamenti elettorali in autunno da fiato sospeso.

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