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Casaleggio

Chi piange (il Pd) e chi festeggia (Di Maio?) dopo il voto M5S sull’Emilia Romagna

Gli effetti sicuri, potenziali e incerti del voto della base M5S sulla piattaforma Rousseau per liste autonome in Emilia Romagna. La nota di Paola Sacchi

Piattaforma Rousseau per l’Emilia Romagna come un tavolo da poker dove Luigi Di Maio sembra abbia deciso di vincere con una mossa perdente. Al di là della lettura affrettata, o meglio conformista del cosiddetto mainstream favorevole a un governo dove il perno sia sempre il Pd, più che bocciato Di Maio, più che colpo a Di Maio, che sarebbe stato sconfessato (e formalmente lo è), lo schiaffo vero lo hanno preso i dem.

Non a caso, dopo la scelta dei grillini di correre da soli, cosa che non avrebbe però generato una gran disperazione di Di Maio, Stefano Bonaccini dice che ora la strada si fa più in salita. Gran tiritere secondo le quali ora Di Maio dovrebbe dimettersi e fare l’autocritica. E questo in un Paese dove neppure un premier e leader Pd come Matteo Renzi la fece dopo aver preso una scoppola come oltre il 60 per cento di no al referendum. Si dimise certo dal governo ma se la prese con gli elettori e anzi rifece le primarie per riconquistare la guida del Pd.

Ma, in realtà, Di Maio sembra abbia fatto, favorendola, con il suo vero capo che è considerato Davide Casaleggio, l’unica mossa utile a restare in vita politicamente. Come capo politico pentastellato, stretto come era ed è a tenaglia tra il premier Conte e il Pd, ora sembra paradossalmente abbia ripreso una boccata d’ossigeno. Certamente Di Maio ha a che fare con gruppi parlamentari che non governa più, ma evidentemente avrà detto a sé stesso: primum vivere. Salvo poi aggiungere subito che il governo non corre rischi. Cosa che ha subito dovuto dire anche Conte.

Ma siamo così sicuri che la linea dei vertici 5s, intesa come quella di Casaleggio, descritto sempre come un governista più favorevole a un governo di centrodestra, al quale il ministro degli Esteri viene descritto come molto legato, sicuramente più che a Beppe Grillo, sia stata davvero sconfessata dalla cosiddetta base? O come al poker con una mossa apparentemente perdente Di Maio non abbia così rinsaldato la leadership di quel che resta del MoVimento?

Da qui a dire che “Gigino” abbia ripreso contatti con l’ex alleato, l’ex amico poi nemico Matteo Salvini ce ne corre. Il ministro degli Esteri dà però l’idea di uno che è certo che tanto al voto anticipato non si andrà ma che intanto con una eventuale sconfitta del Pd in Emilia Romagna lui con Casaleggio avranno più margini di manovra e maggior potere contrattuale nell’esecutivo giallorossofuksia. Intanto, evidenti l’ira di Grillo e lo stupore di un quasi attonito Conte.

Ma soprattutto è sotto i riflettori la gran preoccupazione di Bonaccini che dice subito: così si favorisce la destra. Sembra già voler metter le mani avanti rispetto a una eventuale sconfitta. Che comunque farebbe certamente scricchiolare il governo e, al di là di quello che dice o deve dire Di Maio, avrebbe ripercussioni, eccome, sul governo. Lo schiaffo vero lo prende il Pd e anche Italia viva di Renzi non ha di che stare proprio tranquillissima.

Perché dopo una eventuale sconfitta in Emilia, con la vittoria della leghista Lucia Borgonzoni, candidata del centrodestra, le elezioni nazionali non sarebbero più fuori dall’ordine delle cose possibili. “L’Emilia sarà la battaglia finale, quella di Stalingrado”, ha del resto ammonito un politico raffinato come il leghista della prima ora, più volte ministro, ex governatore lombardo, Roberto Maroni. E certamente la gravissima situazione della ex Ilva inciderà. Ma, si direbbe, chi, come il Pd e lo stesso Bonaccini che ci hanno subito un po’ incautamente messo cappello, di sardine ferisce….

Evidente che il nuovo movimento così esaltato abbia generato un sentimento di rivalsa, di orgoglio delle proprie origini proprio in piazza dei 5s emiliani. Magari prenderanno il 5 per cento, ma quello potrebbe essere l’ago della bilancia decisivo per far crollare, dopo l’Umbria, anche la più grande roccaforte rossa. Dove comunque la battaglia era già tutta aperta. Ma, appunto, chi di sardine ferisce di sardine perisce? Sono tempi in politica dove ormai anche le mosse più apparentemente avventate, secondo gli schemi classici politichesi del passato, possono rivelarsi alla fine le più azzeccate. Do you remember Papeete?

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