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Chi festeggia (e chi borbotta) in Italia per la vittoria di Macron

Che cosa dicono in Italia giornali e politici sulla vittoria di Macron alle presidenziali. I Graffi di Damato

In Francia è dunque andato tutto secondo le previsioni, e il buon senso favorito da un sistema elettorale, quello a doppio turno, che farebbe bene anche all’Italia. Ma proprio per questo, paradossalmente, la maggioranza delle forze politiche non vuole adottarlo. Pazienza.

Il presidente uscente della Repubblica Emmanuel Macron ha raddoppiato il suo mandato battendo col 58 per cento dei voti contro il quasi 42 Marine Le Pen. Per la quale quindi ha inutilmente pregato -presumo- Putin nella messa della Pasqua ortodossa a Mosca, fra la benedizione del Patriarca e i missili che continuavano a volare sull’Ucraina abbattendone gli edifici e aumentando i già troppi morti e feriti.

Con Macron ha vinto l’Europa, come hanno titolato giustamente La Stampa e altri giornali favorevoli al pur faticoso processo d’integrazione del vecchio continente. Dove si parlano invece troppe lingue e si coltivano interessi troppo diversi per scommettervici, ha scritto qualche giorno fa Vittorio Feltri su Libero. Che conseguentemente, pur sotto la direzione responsabile di Alessandro Sallusti, ad occhi e croce solitamente più cauto, ha definito “dimezzata” la vittoria di Macron, avendo il presidente francese ottenuto il 58 per cento dei voti contro il 66 della volta precedente. Gli ha fatto in qualche modo eco il giornale di Marco Travaglio consolandosi con la “spaccatura” del Paese d’oltralpe. Che ha votato Macron “turandosi il naso”, ha scritto dal canto suo il Giornale della famiglia Berlusconi, pur fondato nel 1974 da un Montanelli che, per quanto laico, invitava gli italiani a votare col naso turato appunto una Dc minacciata dal sorpasso comunista.

Certo, in questo caso il sorpasso che ha rischiato, alla lontana, Macron è stato più a destra che a sinistra, dopo la sconfitta di quest’ultima al primo turno. Ma la destra lepenista ha confini troppo ambigui -e al Giornale dovrebbero saperlo- con la sinistra favorevole o quanto meno accomodante, sino a farsi finanziare dall’ultima edizione di Putin tanto somigliante non a Pietro il Grande ma a Leonid Breznev.

Il primo in Italia, ma forse anche in Europa, ad esultare per la vittoria di Macron è stato dal suo ritiro forzato in Umbria il presidente del Consiglio Mario Draghi con un comunicato sulla “splendida notizia” arrivata da Parigi. La sintonia fra i due è nota, peraltro rafforzata dall’intesa bilaterale firmata solennemente al Quirinale dopo anni di preparazione, e quindi nella piena consapevolezza della sua portata.

Il professore Marc Lazar, storico e sociologo francese, studioso dell’estrema sinistra e della politica in Italia, di cui parla bene la lingua, si è un po’ divertito con falso “rammarico” ad annunciare, in un collegamento con uno studio televisivo a Roma, che il primo viaggio del confermato presidente della Francia sarà a Berlino, non a Roma. Dove peraltro Macron non potrebbe fisicamente incontrarsi ancora con Draghi contagiato dal Covid, ma è comunque impegnato ad organizzare le sue imminenti visite a Biden, negli Stati Uniti, e a Zelensky in Ucraina, con buona pace del predecessore e ora presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte, critico dell’”oltranzismo atlantico” e degli aiuti militari italiani a Kiev. Ma costretto comunque -sempre Conte- per ragioni di decenza ad espellere dal quasi partito che guida il presidente della commissione Esteri del Senato Vito Rosario Petrocelli. Che ha adottato nelle sue comunicazioni elettroniche la Z dei carri armati russi in Ucraina.

Chissà se vorrà occuparsene nelle prossime ore o giornate il blog “personale” del “garante” Beppe Grillo, ora finanziato dal MoVimento. Questa mattina esso preferiva occuparsi, come tema principale, delle case di riposo, peraltro con un’immagine vicina a quella di un Grillo furente nelle sue invettive internettiane.

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