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Chi e perché nella Bce bistratta l’ultima dragata di Draghi. L’attacco di Weidmann

Secondo il banchiere tedesco Weidmann, così come per l'olandese Knot, Draghi ieri ha "superato i limiti" in ragione del fatto che "la situazione economica non è così grave".

Tedeschi e olandesi nella Bce bistrattano le ultime decisioni dell’Istituto centrale presieduto da Mario Draghi.

L’ATTACCO DI WEIDMANN A DRAGHI

Il numero uno della Bundesbank Jens Weidmann ha stimmatizzato le decisioni adottate ieri dal consiglio direttivo della Bce definendo il pacchetto di misure annunciato, incluso il Qe, “eccessivamente ampio”. Parlando con la Bild, Weidmann, da sempre uno dei critici più aperti della linea seguita da Mario Draghi, ha detto che è chiaro che i tassi rimarranno bassi per molto tempo e che il suo obiettivo è evitare indebiti ritardi nel rialzare i tassi.

LE TESI DI WEIDMANN

Secondo Weidmann, così come per Knot, Draghi ieri ha “superato i limiti” in ragione del fatto che “la situazione economica non è così grave”. Con il nuovo round di acquisti di asset, ha aggiunto Weidmann, si rischia nuovamente di “mettere in discussione” i confini tra politica monetaria e fiscale. La decisione di acquistare altri titoli di stato, ha detto, rende sempre più difficile per la Bce uscire da questa politica, e quanto più questa dura, tanto maggiori rischiano di essere gli effetti collaterali e i rischi per la stabilità finanziaria.

LE CRITICHE DELL’OLANDESE KNOT

Con una mossa alquanto inusuale, il governatore della Banca centrale olandese e membro del consiglio direttivo della Bce, Klaas Knot, è sceso in campo per criticare il pacchetto di misure messo in campo ieri dall’eurotower sotto la guida di Mario Draghi bollando le misure come “sproporzionate”. In un comunicato pubblicato sul sito della banca centrale olandese, Knot scrive che “questo ampio pacchetto di misure, in particolare il riavvio del Qe, e’ sproporzionato rispetto alle attuali condizioni economiche e vi sono solide ragioni per dubitare della sua efficacia. L’economia dell’eurozona sta andando a piena capacita’ e i salari sono in cresciuta. Le condizioni di finanziamento per i consumatori, le aziende e i governi sono altamente accomodanti e non oppongono alcun impedimento alla fornitura di credito, ai consumi o agli investimenti”.

LE INDISCREZIONI

Si confermano dunque le indiscrezioni di ieri secondo cui alcuni governatori dell’Istituto centrale con sede a Francoforte, rappresentanti dei cosiddetti “Paesi core” del blocco, si sono scagliati contro la nuova politica monetaria di Mario Draghi che, tra le altre cose, lascerà presto il Consiglio Direttivo nelle mani di Christine Lagarde.

CHE COSA HA SVELATO BLOOMBERG

Secondo le indiscrezioni raccolte da Bloomberg, i governatori delle banche centrali di Francia, Germania e Olanda, appoggiati da Austria ed Estonia, si sarebbero duramente opposti alla ripresa immediata del Quantitative Easing.

LE TENSIONI NELLA BCE

Le indiscrezioni di Bloomberg attestano addirittura una rivolta senza precedenti scoppiata nei corridoi della Bce: se il taglio dei tassi di interesse sui depositi è passato in secondo piano, l’avvio di un nuovo Quantitative Easing ha suscitato perplessità e contrarietà di diverse banche centrali nazionali.

I PROTAGONISTI DELLA RIVOLTA

La rivolta senza precedenti, ha continuato il quotidiano, è scoppiata durante un meeting particolarmente litigioso. Il governatore della Banca di Francia Francois Villeroy de Galhau è entrato ufficialmente a far parte della fazione più hawkish già comprendente l’olandese Klaas Knot e il tedesco Jens Weidmann. Tutti e tre si sono scagliati contro la decisione di introdurre un nuovo Quantitative Easing (questa volta senza limiti temporali) a partire dal prossimo 1° novembre e a un ritmo di 20 miliardi di euro al mese.

ECCO TUTTI I CRITICI VERSO DRAGHI

Francia, Paesi Bassi e Germania sono stati i più accesi critici del nuovo QE, ma non sono stati i soli: anche l’Austria e l’Estonia si sono scagliate contro le ultime decisioni della Banca Centrale Europea.“C’è stata maggiore divergenza di opinioni sul PAA, ma alla fine il consensus è stato vasto e non c’è stato bisogno di votare”, ha comunque tenuto a precisare il presidente uscente.

IL COMMENTO

Eppure, hanno fatto notare diversi osservatori, un disaccordo così grande non si era mai visto durante la presidenza di Mario Draghi ed è proprio per questo che si è parlato di una vera e propria rivolta scoppiata, si noti, in occasione della sua penultima riunione come Presidente.

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