“Ci saranno milioni e milioni di persone che varcheranno i confini dell’Europa”. Giulio Andreotti lo aveva detto nel 1991 durante il meeting di Rimini di Comunione e liberazione. E più che una previsione poteva essere considerato un avvertimento a tutti i governanti europei affinché adottassero politiche adeguate. È assai dubbio che quelle suggerite trentadue anni fa e cioè sostenere lo sviluppo delle economie africane sarebbero bastate a limitare i flussi dell’immigrazione. Nulla di determinante è stato fatto per raggiungere tale obiettivo se non sfruttare le risorse naturali del continente africano. Per il resto l’Europa ha oscillato in maniera schizofrenica fra un’accoglienza buonista e provvedimenti di repressione poliziesca. In entrambi i casi un fallimento.
“Il secolo mobile. Storia dell’immigrazione illegale in Europa” di Gabriele Del Grande (Mondadori, 636 pagine, 25 euro) è forse il primo saggio che, con ampia documentazione di dati e ricostruzione di eventi, mette finalmente in luce quanto miopi e ottuse siano state le politiche del Vecchio continente. Farsi cogliere impreparati da un fatto improvviso e imprevisto sarebbe comprensibile. Ma non è ammissibile andare a tentoni a fronte di un fenomeno migratorio che, a più riprese, si protrae ormai da quasi cento anni. Come con precisione ricorda Del Grande, i flussi hanno cambiato provenienza e destinazione a seconda dei momenti storici ma ci sono sempre stati. E iniziano a diventare massicci con la prima guerra mondiale. In soli due anni la Francia colonialista trasferisce sul fronte europeo quasi mezzo milione di uomini reclutati in Algeria, Marocco e Senegal. Ma è appunto soltanto l’inizio. Appena finito il conflitto, la rivoluzione d’ottobre provoca un esodo dalla Russia che dura diversi anni e diventa sempre più consistente con il progressivo consolidarsi del potere sovietico. Il “Secolo mobile” ha un’ulteriore accelerazione con l’avvento dei regimi dittatoriali in Italia e in Germania. Oppositori politici ed ebrei devono emigrare per sfuggire alle persecuzioni. Le invasioni tedesche causeranno altri esuli dalla Polonia e dalla Cecoslovacchia. L’esodo continuerà dopo la seconda guerra mondiale per fuggire dai regimi comunisti dell’Europa orientale.
E si arriva ai nostri giorni: dall’ex Jugoslavia alla Siria mentre aumenta in maniera esponenziale il flusso di migranti dal continente africano. Si potrebbero aggiungere altri fatti e altre considerazioni che il libro di Gabriele Del Grande fa scaturire. La prima evidente riflessione è in gran parte l’immigrazione è stata resa illegale da un sistema burocratico di visti e passaporti. La seconda è la desolante constatazione è che l’Europa sta subendo l’immigrazione e non la sa gestire. In Italia qualche legge ha avuto il merito di regolarizzare chi c’era già. Ma niente di più. Pensare di risolvere il problema con qualche decreto è come illudersi di fermare il vento con le mani. E purtroppo sarà così fino a quando si guarderà solo al numero degli arrivi e non si inizierà a pensare seriamente a politiche di inserimento e integrazione