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Che ridicola tragicommedia politica su Re Sinner

Considerazioni a margine della baruffa politica intorno a Sinner e Wimbledon. I Graffi di Damato pubblicati sul quotidiano Il Dubbio.

Almeno sino al momento in cui scrivo, dalle opposizioni politiche e mediatiche intrecciatesi nella solita polemica di giornata, pur tra guerre militari e commerciali, e relativi ultimatum, non si è levata la richiesta delle dimissioni del ministro dello Sport Andrea Abodi. Che ha dichiarato, ammesso e quant’altro di avere preferito un impegno domenicale in famiglia a un viaggio a Londra per aggiungersi o sostituire l’ambasciatore d’Italia diligentemente presente alla finale di tennis a Wimbledon, vinta per la prima volta da un connazionale: l’ormai mitico Jannik Sinner.

Il nostro campione è stato promosso dai giornali italiani a “Re di Wimbledon” o direttamente e completamente “d’Inghilterra”, alla faccia del regnante Carlo e del principe ereditario, che è forse andato a godersi la partita non solo per ospitare il Re di Spagna, quello vero e tifoso dello sconfitto Carlos Alcaraz, ma anche per non perdere il trono di là da venire.

Nell’euforia della vittoria italiana chiunque non abbia saputo prevederla e apprezzarla anche a livello istituzionale – e per indifferenza più che per ragioni scaramantiche, temendo di portare “sfiga”, come si dice a Roma – è finito nel tritacarne delle polemiche.

Il ministro Abodi, poi. circondato da quelli che l’ex premier Matteo Renzi ha addirittura definito “sgherri”, aveva già i suoi guai per le contestazioni ricevute in occasione della recente elezione alla presidenza del Coni. Che, non avendo il diritto di parteciparvi, ha seguito dai suoi uffici e dintorni sponsorizzando il candidato sconfitto alla successione a Giovanni Malagò. Chissà se, scampato a questo infortunio, riuscirà a farla franca per quello di Wimbledon, chiamiamolo così.

Stupisce, con le abitudini che ci hanno fatto prendere – ripeto – le concorrenti opposizioni politiche e mediatiche, che sia mancata, oltre alla richiesta di dimissioni, quella di un rapporto autocritico del ministro alle Camere, magari in seduta eccezionalmente congiunta per la gravità dell’accaduto. Stupisce anche sia stata risparmiata – almeno sinora, ripeto – una richiesta di rapporto e di scuse alle Camere e al Paese direttamente alla premier Giorgia Meloni. Che si è procurata solo una vignetta del Corriere della Sera, nella quale Emilio Giannelli l’ha proposta ai lettori dolente con se stessa, e magari anche con i suoi collaboratori, per l’occasione mancata di partecipare adeguatamente alla festa di Sinner associandola alla sua campagna per il premierato. Che è un po’ rallentata, in verità, non ho capito bene se più per stanchezza o furbizia, preferendo Meloni posticiparla alla riforma costituzionale per la separazione delle carriere dei giudici e dei pubblici ministeri, e altro ancora di ugualmente sgradito all’associazione nazionale dei magistrati.

Tanta ironia di fronte alle cronache politiche e, più in generale, sociali vi sembrerà forse eccessiva. Ma ho e voglio mantenere il sospetto che al ridicolo contribuiscano i politici più dei giornalisti che li scimmiottano.

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