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Argentina

Che cosa succede sui mercati dopo la sconfitta di Macri alle primarie presidenziali in Argentina

Tutte le reazioni sulle piazze finanziarie in Argentina dopo che il presidente argentino in carica, il liberale Mauricio Macri, è stato sconfitto dal candidato peronista Alberto Fernandez, nel corso delle elezioni primarie tenutesi domenica scorsa.

 

Il presidente in carica, il liberale Mauricio Macri, è stato sconfitto dal candidato peronista Alberto Fernandez, nel corso delle elezioni primarie tenutesi domenica scorsa. E gli investitori a livello globale hanno reagito facendo crollare il peso argentino e la borsa di Buenos Aires. Se il risultato delle primarie si ripetesse nelle elezioni presidenziali del 27 ottobre, Fernandez, 60 anni, sarebbe proclamato vincitore al primo turno.

I mercati hanno dunque così accolto la resurrezione del peronismo mostrando evidenti segnali di preoccupazione: il peso, la moneta argentina, è scesa fino a un minimo di 65 pesos contro dollaro, un record, con una flessione drastica rispetto a quota 40 delle scorse settimane, per poi stabilizzarsi intorno a quota 55.

Le azioni argentine quotate a Wall Street hanno perso, in media, più del 20% e il rischio Paese, pur di poco, è aumentato, toccando i 900 punti base.

La Borsa ha perso il 28% e gli analisti concordano nel prevedere uno shock finanziario per le prossime 48 ore.

L’Argentina – ricorda oggi Milano Finanza – è il più grande esportatore mondiale di farina di soia e il terzo più grande esportatore di mais e il crollo del peso sta influenzando i future di Chicago relativi a farina di soia e mais. La valuta argentina debole sta anche generando ribassi al prezzo del caffè, che è molto influenzato dal valore del real brasiliano (il Brasile è il più grande esportatore mondiale di caffè), a sua volta penalizzato dalle elezioni di Buenos Aires.

Il prossimo 27 ottobre sono dunque previste le elezioni, presidenziali. Cristina Fernandez de Kirchner ha governato per due mandati consecutivi, dal 2007 al 2015, “inanellando qualche risultato positivo nel suo primo ciclo politico, spingendo poi il Paese in recessione nel secondo”, sottolinea il Sole 24 Ore.

La coalizione peronista “Frente de todos” della coppia Fernandez-Fernandez ha ottenuto 10,6 milioni di voti (47%), sbaragliando la coppia Mauricio Macri-Miguel Angel Pichetto di “Juntos por el cambio”, insieme per il cambiamento, che ha incassato 7,2 milioni di voti, pari al 32%.

Se il risultato di domenica si dovesse ripetere il 27 ottobre, allora non sarebbe neppure necessario il ballottaggio.

Dice Enzo Farulla, analista, già Raymond James, esperto di mercati latinoamericani, al Sole 24 Ore: “Il rischio di un peso argentino a quota 80 contro dollaro entro Natale, è tutt’altro che remoto. Il debito pubblico, attorno all’80% del Pil, non è a livelli allarmanti e i titoli di debito in valuta straniera prevedono scadenze lontane, nel 2033 e 2038. Non vi sono perciò timori per un default analogo a quello del 2001, quando l’esposizione debitoria fu di dimensioni ragguardevoli».

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