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Che cosa sogna Sanchez dopo il voto in Spagna

Ecco i 3 scenari post elettorali in Spagna e che cosa preferisce il leader socialista Sanchez. L'analisi del prof. Steven Forti

I risultati non lasciano molte possibilità riguardo agli scenari post-elettorali.

La prima opzione è quella preferita dai poteri economico-mediatici: un governo PSOE-Ciudadanos. Rivera, però, ha costruito la sua campagna elettorale proprio sull’opposizione ai socialisti, e attaccando ripetutamente la figura di Sánchez. In più, un patto di governo como socio minoritario sembra non convenirgli ora che alla sua portata c’è l’egemonia a destra e la possibile disintegrazione del PP. Così ha affermato anche la mattina successiva al voto la numero due di Ciudadanos, Inés Arrimadas. Si tenga conto poi che molti votanti socialisti hanno ribadito a Sánchez, durante i festeggiamenti post-elettorali davanti alla sede del partito, di non volere un patto di governo con Rivera. Le basi chiedono chiaramente un’alleanza a sinistra.

La seconda opzione, appunto un governo del PSOE con Unidas Podemos appoggiato da diverse formazioni regionaliste potrebbe essere dunque la più probabile.

Il problema è come raggiungere la maggioranza assoluta nelle Cortes di Madrid. A Sánchez non bastano i voti del partito di Pablo Iglesias, dei valenciani di Compromís, dei regionalisti cantabri e dei nazionalisti baschi del PNV. Serve anche l’astensione, se non l’appoggio, degli indipendentisti catalani di Esquerra Republicana de Catalunya (ERC), che sono stati i veri vincitori delle elezioni a Barcellona (15 deputati, nel 2016 ne ottennero 9). ERC ha sbaragliato l’altra grande formazione indipendentista, Junts per Catalunya, il partito dell’ex presidente Carles Puigdemont, ormai di base nelle Fiandre per evitare il processo conseguente alla dichiarazione d’indipendenza della Catalogna (27 ottobre 2017) che invece l’ex leader di ERC, Oriol Junqueras, sta subendo. Ciò dimostra una volta ancora la centralità della questione catalana, che, prima o poi, il governo di Madrid dovrà tentare di risolvere.

Per il governo, resta sul campo anche anche un’ultima opzione, che piacerebbe molto ai socialisti: governare in minoranza cercando appoggi contingenti, a volte nel centro-destra, altre volte a sinistra. È difficile, ma non impossibile.

Steven Forti is reasearcher at the Instituto de Història Contemporânea, Universidade Nova de Lisboa. He teaches Contemporary History at the Universitat Autònoma de Barcelona, where he is also a researcher at the Centre d’Estudis sobre Dictadures i Democràcies. He is also a journalist: his articles have appeared, among others, in Limes, MicroMega, Left, CTXT, Atlántica XXII and Epohi. His most recent publications include: “El peso de la nación”. Nicola Bombacci, Paul Marion y Óscar Pérez Solís en la Europa de entreguerras (2014), “Ada Colau, la città in comune” (with Giacomo Russo Spena, 2016) and “El proceso separatista en Cataluña. Análisis de un pasado reciente” (with Enric Ucelay-Da Cal and Arnau Gonzàlez i Vilalta, 2017).

(estratto di un’analisi pubblicata su Aspeniaonline; qui la versione integrale)

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