C’è una questione che più di ogni altra potrebbe condizionare le prossime mosse dell’Ue sulla Siria: i migranti. Ieri sono arrivati messaggi molto diversi da Bruxelles e dalle capitali sui rifugiati già presenti nell’Ue. “Siamo convinti che la maggior parte dei siriani nella diaspora sogna di tornare nel proprio paese. La situazione attuale è di grande speranza ma anche di grande incertezza. Ogni individuo o famiglia deciderà cosa fare”, ma “per il momento sosteniamo la linea dell’Unhcr che non ci sono le condizioni per ritorni sicuri, volontari e dignitosi in Siria”, ha detto un portavoce del Servizio europeo di azione esterna.
STOP ALLA PROTEZIONE INTERNAZIONALE DEI SIRIANI
Nel frattempo Germania, Austria, Danimarca, Svezia e Italia hanno sospeso le procedure sulle richieste di protezione internazionale da parte dei siriani. Secondo Der Spiegel, 47 mila richieste di asilo da parte di rifugiati siriani potrebbero essere bloccate in Germania. Il ministro degli Interni austriaco, Gerhard Karner, ha detto che sta preparando anche “un programma di espulsione”. Anche La Francia sta pensando di sospendere le domande di asilo. I Paesi Bassi potrebbero essere i prossimi. “Se i siriani nei Paesi Bassi esultano per la nuova situazione in Siria, possono anche essere rimandati indietro”, ha detto il leader di estrema destra, Geert Wilders, chiedendo al governo di cui fa parte di decidere “immediatamente il blocco dell’asilo per i siriani!”. I ministri dell’Interno dell’Ue discuteranno giovedì a pranzo del tema dei rifugiati siriani.
SALTATO IL PIANO UE DI UN INVIATO SPECIALE
La caduta di Bashar al Assad rappresenta uno schiaffo per l’Italia e un gruppo di paesi che dalla scorsa estate avevano chiesto all’Ue di rivedere i rapporti con il regime e avviare una normalizzazione per favorire il rimpatrio dei rifugiati siriani. Ursula von der Leyen era stata particolarmente ricettiva alle richieste di Italia, Austria, Croazia, Cipro, Repubblica ceca, Grecia, Slovacchia e Slovenia, tra cui quella di nominare un inviato speciale per la Libia. In novembre la Commissione aveva fatto circolare un “non paper” in cui evocava più flessibilità sui fondi per la ricostruzione e suggeriva la nomina di un “inviato speciale sulle questioni legate alla Siria”. Fino alla presa di Damasco domenica, la sua nomina appariva imminente, malgrado le critiche dei gruppi di difesa dei diritti umani in Siria. Ora tutto potrebbe cambiare. “La designazione di un inviato speciale era avvenuta in un contesto particolare, che è cambiato completamente”, ha detto ieri la portavoce della Commissione. “Alla luce di questo cambiamento radicale dovremo rivedere se è ancora appropriato e quale sarà il mandato di questo inviato speciale”. La Commissione potrebbe aggiustare il mandato per adeguarlo agli sviluppi sul terreno.
IL MONITO DELLA NATO A TENERE GLI OCCHI APERTI
“Questo è un momento di gioia ma anche di incertezza per il popolo siriano e per la regione. Speriamo in una transizione pacifica del potere e in un processo politico inclusivo guidato dai siriani”, ha dichiarato ieri il segretario generale della Nato, Mark Rutte dopo un incontro con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, ‘padrino’ dell’Esercito nazionale siriano. La Turchia, membro dell’Alleanza, ha accolto quasi tre milioni di rifugiati siriani sul suo territorio ed è impegnata in un’offensiva contro le forze curde in Siria. “Terremo d’occhio il comportamento dei leader ribelli durante questa transizione. Devono sostenere lo stato di diritto, proteggere i civili e rispettare le minoranze religiose”, ha insistito Rutte. Il segretario generale della Nato ha anche sottolineato l’inaffidabilità di Russia e Iran, “i principali sostenitori del regime di Assad”, che hanno “abbandonato quando ha smesso di essere utile per loro”.
(Estratto dal Mattinale Europeo)