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Che cosa penso dell’appello del Foglio per una “destra non truce”. Il pensiero di Ocone

“Ocone's corner”, la rubrica settimanale di Corrado Ocone, filosofo e saggista.

 

E’ un vecchio refrain della sinistra quello di dire che la destra italiana è “anomala”. L’anomalia, ovviamente, non è una categoria politica, se non per altro perché la politica, essendo l’attività umana forse più aderente alla vita, è in sé inimbrigliabile, non categorizzabile rigidamente né racchiudibile in forme e schemi definitivi o “normali”. E’ pura libertà e creatività, vivaddio!

Ma allora perché la formula della “anomalia” è stata così tanto usata? Direi solo ed esclusivamente per motivi politici, di politica pratica e non di teoria politica. Sottesa all’idea di “anomalia” c’ è sempre stata, seppur non esplicitamente dichiarata, quella che chiunque non militasse a sinistra, o criticasse la sinistra, fosse per ciò stesso un “fascista” o tendenzialmente tale. E questa idea, in un Paese in cui l’antifascismo era stato elevato a dogma indiscutibile, serviva prima di tutto a demonizzare e delegittimare l’avversario, tenerlo fuori dal campo senza provare a contrastarne argomentativamente le posizioni sul terreno di gioco.

L’idea di scegliersi anche i propri avversari era, essa sì, “fascista”, in qualche modo, e in effetti tendeva ad occultare le proprie “anomalie”, cioè in sostanza il fatto che a compiere quelle critiche non era una sinistra democratica all’occidentale ma una sinistra legata mani e piedi ai dogmi della Terza Internazionale. Questo meccanismo mentale è durato nei tempi, ed è trapassato quasi naturalmente dalla sinistra marxista di un tempo a quella di ascendenza azionista e “moralistica” che ne ha preso tutto sommato il posto egemonico nel sentimento comune di molti italiani.

Fa specie ritrovare ora questo dispositivo in atto niente meno che sulle pagine de “Il Foglio”, che noi, educati alla sua lettura, avevamo preso a guida proprio per smascherare certe “sottigliezze metafisiche”, ovvero la “cattiva coscienza” e il “moralismo astratto” e ipocrita di buona parte della sinistra.

L’appello per una “destra non truce”, lanciato dal direttore Claudio Cerasa, è esso stesso profondamente antipolitico, come la categoria estetizzante di “trucismo”: la politica si fa con il materiale umano a disposizione, non immaginandone uno (presunto) migliore a tavolino. Matteo Salvini ha conquistato sul campo la leadership, e gliel’hanno data gli italiani. E prima ancora chi non ha saputo interpretare, come lui ha fatto, il loro malcontento.

La democrazia, d’altronde, è questo, ed è fatta di materiali prosaici. E starebbe alle classi dirigenti canalizzare e depurare questi materiali, interpretando le preoccupazioni della gente qualunque e facendole convergere verso fini positivi. Fino a quando ciò non avverrà, demonizzare Salvini è una controproducente perdita di tempo e soprattutto non è credibile. Le élite italiane hanno miseramente fallito e oggi tutte le contraddizioni del sistema, e tutti i fallimenti della politica, è come se fossero giunti a maturazione.

Attaccare Salvini e censurare le sue “anomalie” è una facile scorciatoia per non guardare in se stessi e non mettere a tema questo “fallimento”. Di “anomalo” in politica c’è solo questo: mettere come lo struzzo la testa sotto la sabbia e non guardare al dato reale ed esorcizzarlo.

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