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Governo Gialloverde

Che cosa insegna la giravolta del governo sul fisco tosto per il volontariato

I Graffi di Damato

 

E così anche il secondo e ultimo passaggio della legge di bilancio del 2019 alla Camera, come il primo dell’8 dicembre, sarà a giorni di pura o, se preferite, di sostanziale formalità.

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Alla sua sofferta ma ormai scontata promulgazione da parte del presidente della Repubblica seguirà una leggina per riportare al 12 per cento, o giù di lì, l’imposta raddoppiata appunto in bilancio sugli enti di volontariato. Lo hanno promesso più o meno all’unisono il presidente del Consiglio e i due vice presidenti di fronte alle proteste levatesi dal settore, dove sono state confuse lucciole per lanterne. In particolare, volendo colpire “i furbetti” del volontariato si è usata una potenza di fuoco da strage, per quanto metaforica.

IL RUOLO DEI FRATI DI ASSISI

Un ruolo importante, anzi decisivo, nella protesta è stato svolto, con l’esplicito riconoscimento dello stesso governo, dai frati francescani di Assisi. Il cui Sacro Convento ha, fra i frequentatori, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, quando non corre al santuario di Padre Pio, nella sua Puglia, e il vice presidente Luigi Di Maio, quando non corre a Napoli per baciare la teca del sangue disciolto di San Gennaro. L’altro vice presidente del Consiglio, e ministro dell’Interno, Matteo Salvini se la cava marianamente in piazza col rosario, nutella permettendo.

LA LEZIONE DELLA RETROMARCIA

Rispetto a tutti gli altri infortuni, politici e istituzionali, della legge di bilancio quello del raddoppio della tassazione sul volontariato può forse essere considerato minore sul piano quantitativo. Ed ha anche qualche precedente, neppure tanto lontano. E’ invece il più significativo sul piano della qualità o del clima politico, a conferma della miscela di improvvisazione e incompetenza cui si è ridotto il carburante dell’orgoglioso governo del cambiamento.

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