Che bello! La fine dell’anno e l’inizio di quello nuovo si colorano sempre per me di positività e di rinnovata luce. Si fanno i bilanci del tempo trascorso, si progetta quello futuro. Si gioisce per il bene compiuto, si cerca, in qualche modo, di riparare al bene omesso. Sempre di bene, comunque, si tratta.
Sono giorni, questi che stiamo vivendo, che devono essere vissuti al meglio, cercando di individuare tutte quelle occasioni che ci si presentano per fare qualcosa di bello, per noi e per gli altri.
Certo non è un’epoca semplice quella che stiamo vivendo ma, francamente, quale lo è stata? Vogliamo confrontare i nostri tempi con gli anni di piombo? Con le trincee della Grande guerra? Forse, e lo dico nel massimo rispetto per tutti coloro che in questi due anni hanno sofferto per la malattia o la morte dei loro cari, dobbiamo smetterla di pensare che siamo sfortunati e pensare in positivo.
Occorre, a mio avviso, riscoprire una dimensione tipicamente umana, quella della speranza. Mi piace sempre, a tale riguardo, ricordare la definizione che Dante dà di essa nel canto XXV del Paradiso: «Spene», diss’ io, «è uno attender certo/de la gloria futura, il qual produce/grazia divina e precedente merto”.
Anche chi non crede può vivere pienamente la speranza: essa infatti è collegata direttamente con la vita di ciascuno di noi. La vita ci sorprende sempre perché, per quanto si possa programmare, progettare, siglare accordi e compromessi, arriva l’imprevisto davanti al quale non si hanno alternative: lo si affronta e basta.
Così abbiamo fatto con il Covid che, tra l’altro, ci ha fatto riscoprire un’altra importante dimensione positiva della vita umana, dimenticata da tempo, ossia la dimensione della fraternità. Ci siamo ritrovati, infatti, tutti fratelli, tutti posti nella stessa situazione, tutti chiamati a vivere gli stessi sentimenti. Speranza e fraternità: due dimensioni tipicamente umane che diventano chiave di lettura dell’epoca che stiamo vivendo. Non dimentichiamole.
A dirla tutta, abbiamo anche riscoperto un altro sentimento, ossia la paura. Per decenni abbiamo pensato che niente ci poteva far paura, le magnifiche sorti e progressive ci avevano abbagliato, ci avevano fatto sentire imbattibili. Invece abbiamo cominciato ad avere paura. Solo che questa paura ha preso una brutta piega: la paura dell’altro, se non è dotato di mascherina FFP2.
Positiva la paura che ci fa scoprire noi stessi, costruttiva la paura che diventa una sfida da affrontare, ma la paura dell’altro va ripudiata, perché non può che condurre la società all’autodistruzione.
Se l’uomo è per sua natura un essere sociale, non può avere paura del suo simile. Se l’uomo è nato per vivere in società, non può temere chi come lui costituisce quella società.
Mi sono chiesta, allora, cosa ci ha insegnato il 2021 che sta per lasciarci. Ecco le risposte che mi sono data. Le offro a tutti per cercare di offrire un contributo sulla base del quale ripartire.
Il 2021 ci ha insegnato che, per uscire da una pandemia senza precedenti, servono competenza, coraggio, credibilità, qualità che hanno abbattuto il castello edificato sull’ignoranza, sulla saccenza, sulla supponenza, che avevano trascinato il Paese in un populismo esasperante. Et descendit pluvia, et venerunt flumina, et flaverunt venti et irruerunt in domum illam, et cecidit, et fuit ruina eius magna
Il 2021 ci ha insegnato che i veri liberali sono coerenti con il proprio pensiero, costi quel che costi, capaci di sospendere il giudizio, garantisti ma, soprattutto, capaci di chiedere che i grandi valori, come la libertà di espressione, di insegnamento e di libertà educativa, vanno custoditi contro il monopolio del pensiero unico.
Il 2021 ci ha insegnato che la trasversalità politica è possibile e va perseguita con generosità proprio dai cittadini che, così, ottengono la difesa degli interessi della collettività e non della singola parte.
Il 2021 ci ha insegnato che è necessaria una generosità istituzionale per servire un Paese, un popolo, una Nazione, come il Premier Draghi e il Ministro Bianchi ci insegnano. Il Premier Draghi, ricordiamolo, alcuni giorni fa ha detto di essere semplicemente un uomo, un nonno al servizio delle Istituzioni. Gratis accepistis, gratis date.
Il 2021 ci ha fatto sperimentare che ci sono uomini e donne delle Istituzioni, nei vari schieramenti, capaci di sentirsi al servizio… Non ci si serve del proprio ruolo, non si rivendica una poltrona in cambio di tutto ciò che si è fatto. Il cardinale Ottaviani, l’ultimo Prefetto del Sant’Offizio, era solito dire, con tutta la genuinità disarmante di figlio di un fornaio di Trastevere: “Servire la Chiesa, non servirsene”. Parole che si prestano ad essere impiegate in ogni campo.
Come non pensare, allora, al presidente Mattarella che, durante il suo settennato, ha servito il Paese con lungimiranza, scienza, competenza.
Quello che mi ha sempre colpito del Presidente è stato il suo fare semplice e capace di andare oltre alle critiche e alle accuse. Mai una parola di rivendicazione, mai una parola di supponenza che facesse pesare ai politici, ma anche ai cittadini, il suo disagio o il suo malessere; nel suo modo di fare tutti noi abbiamo compreso che le Istituzioni sono un valore enorme che va servito e il servizio diventa un habitus, non un usa e getta.
Quindi guardare al Presidente Mattarella e pensare alle Istituzioni, guardare alla Presidente del Senato Casellati e pensare alle vie della democrazia parlamentare, guardare al Premier Draghi e pensare ad un paese che contribuisce ad una Europa più giusta è cosa naturale e, soprattutto, incoraggiante per il 2022.
Guardiamo cosi alla ripartenza della scuola, alle elezioni del Presidente della Repubblica, ai fondi del Pnrr: tre questioni che interessano i cittadini che non vogliono più essere considerati portatori di bisogni ma protagonisti di un nuovo welfare sociale.
Ringrazio sinceramente tutte le istituzioni centrali e locali, che hanno tenuto le vele issate durante la burrasca, tutta la classe politica che generosamente ha accolto l’appello del Paese di unirsi per uscire da una crisi storica. Mi auguro che competenza, credibilità e coraggio, insieme a questa generosità, ispirino la classe politica nelle imminenti scelte istituzionali.
Auguri di buon anno!