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Che cosa c’è davvero di nuovo con il governo Draghi

Tutte le novità emerse non solo dal dibattito alla Camera sulla fiducia al governo Draghi. La nota di Paola Sacchi

Il mainstream e certa sinistra sul governo Draghi? La sensazione che si ricava subito è che parlino del governo Draghi, leggendo le nuove dinamiche politiche, che devono prendere ancora forma, con le lenti di una certa anche inconscia nostalgia per un Conte ter mai nato. E questo cercando sempre di inchiodare nell’angolo dell'”antieuropeismo” Matteo Salvini, la vera novità.  Una novità di fronte alla quale certa sinistra appare come un po’ spaesata, poiché alla Lega avrebbe preferito una maggioranza allargata fino a una Forza Italia magari in una posizione aggiuntiva.

Se il centrodestra esce diviso dalla fiducia al governo Draghi (avuta ieri anche dalla Camera con 535 sì), con FdI che conferma il suo no, pur ribadendo attraverso la sua presidente Giorgia Meloni che la coalizione, alla guida della netta maggioranza delle Regioni, prosegue, presto si ritroverà per le Amministrative e, “terminata questa parentesi, farà insieme campagna elettorale per le Politiche” (scandisce Meloni in aula a Montecitorio), la sinistra appare ancora come un po’ stordita. E in preda ad antichi riflessi automatici.

Lancia un intergruppo con la stessa maggioranza di prima, pur terremotata dai no a Draghi venuti anche alla Camera, dopo quei 15 del Senato, dai Cinque Stelle dissidenti, che rafforzano il centrodestra al Senato.

Ma, nonostante questo, certo mainstream giornalistico, in sintonia con una sorta di nostalgia per il mai nato Conte ter, enfatizza oltre misura contro Salvini quelle parole di Draghi sull'”irreversibilità” dell’euro.

Come se un premier del calibro dell’ex presidente della Bce, con il suo discorso di “alto profilo”, voglia perseguire piccoli schemi della politica precedente di frecciatine e stoccatine, anziché, come ha ampiamente fatto, indicare una visione. Notazione, questa, fuori dal coro di Vittorio Macioce del Giornale.

Salvini non cade in quelle che Daniele Capezzone su La Verità ha chiamato lucidamente già l’altro giorno “provocazioni” di certa sinistra e certo mainstream. Anzi, rilancia con entusiasmo la sua scelta di “non stare fuori a strillare, mentre gli altri decidono per il Paese, di stare invece laddove si sceglierà l’utilizzo dei soldi del Recovery Fund”.

Ribadisce il leader leghista che “noi e il Pd la penseremo sempre in maniera diversa”, ma che ora bisogna “sedersi a un tavolo insieme per affrontare subito due priorità decisive:” Salute e lavoro”. Sottolinea: “L’Europa è casa nostra, ma è da antieuropeisti dire che non ci piace l’Europa dell’austerità?”.

L’ex ministro dell’Interno si scrolla un’etichetta che alcuni vorrebbero invece gli rimanesse, ora che anche i cosiddetti “euroscettici” Alberto Bagnai e Claudio Borghi parlano con Draghi, proprio per l’influenza che esercita in Europa, un linguaggio che sembra diverso da prima, pur non venendo meno alla necessità di “riscrivere le regole”.

Salvini esalta le parole di Draghi sulla redistribuzione in ambito europeo degli immigrati e conclude, forse per lasciare appositamente ai suoi avversari un po’ di divertita suspense: “Di Draghi mi è piaciuto quasi tutto”. Il capogruppo della Lega a Montecitorio, Riccardo Molinari, sottolinea quei “pregiudizi contro di noi che eppure governiamo da sempre nei territori, nei Comuni, nelle Regioni”.

Senza voler farsi prendere dalla moda di colorare il governo Draghi politicamente, poiché, come lo stesso premier lo ha battezzato, “è il governo del Paese”, eppure anche ieri sera a Montecitorio si notava quasi una maggiore soddisfazione da parte della Lega e di Forza Italia per le parole del Presidente del Consiglio.

Luca Paolini, avvocato delle Marche, garantista, leghista della prima ora, si dice sicuro: “Alla fine questa scelta di responsabilità ci premierà anche sul piano elettorale, perché con noi al governo gli italiani, alle prese con le due gravi emergenze sanitaria e economica, si sentiranno più tutelati”. Esulta l’avvocato Paolini alle parole di Draghi sulla giustizia, per un processo giusto e di durata ragionevole, “in linea con la media di tutti i Paesi europei”.

Il liberale, ex Pli, Giuseppe Basini, deputato leghista: “Lo ho applaudito fino a spellarmi le mani! Come hanno fatto in Forza Italia e in Italia Viva di Matteo Renzi, ho notato invece molto meno entusiasmo ovviamente tra i Cinque Stelle e più timidezza in aree della sinistra”.

Forza Italia con Silvio Berlusconi torna a plaudire convintamente a Draghi, rivendicando il primato di aver indicato la scelta di “una risposta straordinaria a un’epoca straordinaria”, come sottolinea il neocapogruppo Roberto Occhiuto.

Il coordinatore nazionale Antonio Tajani sottolinea, riecheggiando le parole di Draghi, che questo è un governo di “ricostruzione nazionale, come quello che vide insieme democristiani, comunisti e socialisti”. E Tajani sottolinea l’ancoraggio “Euro-Atlantico” in politica estera del governo Draghi, insomma una svolta rispetto al rapporto dell’esecutivo di prima con una Cina che appariva più vicina.

“Questa è da sempre stata la scelta nostra, liberale, europea, atlantica, cristiana”, scandisce il capogruppo azzurro Occhiuto. Berlusconi, giocando con le parole: “Ce la dobbiamo mettere tutta tutti”. E tra quei tutti la vera novità è la Lega, secondo i sondaggi e le ultime elezioni primo partito italiano.

Graziano Del Rio, capogruppo del Pd alla Camera, fa un discorso che suona più aperto rispetto a quello di altri dello stesso vertice dem, tant’è che parla anche di “fase costituente”.

Sta per arrivare il tempo in cui quello strisciante retropensiero da “conventio ad excludendum” da parte di certa sinistra nei confronti della Lega, già da tanti anni alla guida di molte Regioni e Comuni, cadrà, di fronte a cambiamenti così evidenti, certificati anche dai numeri di quasi tutte le ultime elezioni?

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