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Che cosa cambia per Draghi con il ritorno di Berlusconi e la mossa di Salvini

Il ritorno di Berlusconi, la mossa di Salvini e la scelta di Meloni. Cosa succede nel centrodestra nel punto a cura di Paola Sacchi

Silvio Berlusconi si rimette subito al centro della scena come una rock star e Matteo Salvini accentua la sua linea per far valere “l’interesse nazionale con spirito europeo”.

Sarebbe semplicistico definirla “svolta europeista”, perché era probabilmente da tempo che Salvini meditava questo nuovo corso. Che l’Europa dovesse ritrovare le proprie radici (Salvini cita S. Giovanni Paolo Secondo a questo proposito) il leader leghista lo aveva già detto anche in una manifestazione a piazza del Popolo a Roma due anni fa.  Ma è sicuramente una svolta a Bruxelles il sì al Recovery Fund degli europarlamentari leghisti.

Il Cav e il nuovo corso leghista catalizzano gran parte dell’attenzione nella giornata conclusiva delle consultazioni del premier incaricato. Il sì a Draghi dalla Lega, cosa che non era scontata, se aveva già spiazzato il Pd, nella tarda serata di ieri provoca un’uscita di netta chiusura di Beppe Grillo, presente anche lui alle consultazioni, che tuona: mai con la Lega. Salvini non cade nella “provocazione” e dice: “Incredibile Grillo. Ma andiamo avanti con lo spirito che ci ha chiesto il presidente Mattarella”.

Giorgia Meloni conferma il suo no ma sottolinea che la sua sarà un’opposizione “costruttiva e responsabile” e conferma “il valore dell’unità del centrodestra”. I riflettori si accendono soprattutto inevitabilmente sul ritorno di Berlusconi, omaggiato alla grande dai suoi parlamentari che lo salutano: “Silvio bentornato. Torna presto “.

Berlusconi non poteva mancare dopo aver lanciato per primo la proposta di governo unitario “dei migliori”. Non poteva non presentarsi all’appuntamento con Mario Draghi, l’uomo da lui stesso indicato alla guida della Bce, superando anche resistenze nella Ue.

“Silvio” torna a Montecitorio dopo un anno. E subito spopola su Twitter il video del Cav e Draghi che si salutano con il gomito. Il premier incaricato dice a Berlusconi: “Grazie di essere venuto”. E il Cav risponde con un gran sorriso togliendosi per un attimo la mascherina.

Un osservatore particolare come Massimo Palmizio, a lungo parlamentare ma soprattutto amico del Cav da una vita, poiché è anche ex top manager delle sue aziende – è uno di quei 27 azzurri di Publitalia, primo embrione di Forza Italia – sottolinea con la cronista: “Il re leone è tornato per assumersi di persona la responsabilità della linea del sì a Draghi, rivendicando il primato di aver chiesto un governo unitario di alto profilo”.

Non a caso l’ex premier, presidente di Forza Italia e fondatore del centrodestra, motivando il suo sostegno a Draghi, dice subito “per primi avevamo chiesto una risposta unitaria, corrispondendo all’invito fatto dal Capo dello Stato”.

Berlusconi precisa che “non nasce una nuova maggioranza politica” e che questa risposta unitaria “durerà il tempo necessario per dare soluzione all’emergenza sanitaria e economica”.

Se il Cav si rimette subito al centro della scena e twitta seduto “al lavoro nel mio nuovo ufficio di Montecitorio”, anche Salvini continua a far accendere su di sé i riflettori. Le sue sono parole che pesano, non scontate: “Ho due figli che crescono e pensano da italiani in Europa”. Quell’Europa, dice Salvini, dove l’Italia “deve tornare protagonista e le regole devono essere cambiate perché non più adatte al nostro tempo, come ha riconosciuto lo stesso professor Draghi”.

Il leader leghista è soddisfatto anche perché il premier incaricato ha citato il modello Genova. Rilancio, sviluppo, sblocco dei cantieri che “potrebbe dare un milione di posti di lavoro”, “no a nuove tasse” e “guardiamo all’ Occidente, non ai regimi”, Salvini dice sì “a un governo della crescita felice perché la Lega non potrebbe stare in un governo della decrescita infelice”. E a sera arriva non a caso l’uscita di Grillo.

Ma il “capitano” leghista che declina sempre più l’interesse nazionale, la politica per il controllo dell’immigrazione in chiave europea, dicendo anche che “non esiste un modello Salvini”, ha ormai tolto moltissimi alibi ai suoi avversari giallo-rossi, fautori della “maggioranza Ursula”, che avrebbero preferito avere solo un Berlusconi aggiuntivo nella maggioranza di prima.

L’incarico a Draghi ha fatto reset sul recentissimo passato. E le parole dello stesso Cav lasciano capire che spazi per maggioranze Ursula con la Lega fuori non ci sono. Anzi, Berlusconi si dice anche “rammaricato” per la scelta della presidente di Fratelli d’Italia Meloni di restar fuori.

Nella stessa Bruxelles il quadro appare del resto già rivoluzionato rispetto a quella maggioranza (Ppe, Pse con Fi, Pd e pentastellati) che elesse la presidente, proveniente dal Ppe, della commissione UE. Gli europarlamentari leghisti Marco Zanni e Mauro Campomenosi, rispettivamente presidente di Identità e Nazione e capodelegazione della Lega, annunciano il loro sostegno al Recovery Fund. Sono scintille con i tedeschi dell’estrema destra Afd che fa parte dello stesso gruppo di ID.

Lega ormai vicina al Ppe? Salvini glissa dicendo “in Europa non stiamo per cambiare i gruppi ma le cose”. Ma è partito comunque un nuovo corso leghista, quella che qualcuno già definisce la segreteria Salvini 2.0. Che, come notano osservatori un po’ maliziosi, toglie alibi anche all’area dei cosiddetti “moderati” “di FI. Con il rischio per i “moderati”che la Lega, comunque nei sondaggi in crescita dopo il si a Draghi, possa recuperare al centro i voti che potrebbe perdere a destra dopo la scelta di Meloni di restare all’opposizione.

Nella tarda mattinata di oggi Berlusconi e Salvini si incontrano, nella nuova residenza romana del Cav e a Grillo rispondono: “Ferma volontà di dare un contributo al governo Draghi senza porre alcun vero. Il Paese ha fretta”.

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