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Che cosa cambia dopo l’incontro fra Donald Trump e Kim Jong-un in Corea del Nord?

 L'articolo di Marco Orioles

A quest’ora di lunedì, i nostri lettori già sanno quale sia stato l’avvenimento che ha visto protagonisti ieri Donald Trump e il suo “innamorato” – come lo definì qualche tempo fa il capo della Casa Bianca – Kim Jong-un.

Tutti i media, infatti, hanno raccontato con dovizia di particolari quel che è successo a Panmunjom, il “villaggio della tregua” nella zona demilitarizzata (DMZ) sul 38mo parallelo che da 74 anni divide in due la penisola coreana e dove nel pomeriggio si è presentato The Donald, accompagnato dal presidente della Corea del Sud Moon Jae-in, forte di un invito al Maresciallo lanciato il giorno prima dal suo profilo Twitter (e da dove, sennò?) che diceva sostanzialmente una cosa: visto che sarò da quelle parti, incontriamoci almeno per dirci “ciao”:

https://twitter.com/realDonaldTrump/status/1144740178948493314

Così, raccogliendo al volo una proposta a sorpresa che però, rivela The Hill, non sarebbe così improvvisata, il dittatore di Pyongyang ha fatto la sua apparizione nella DMZ e, insieme al collega americano, ha scritto un nuovo, sensazionale capitolo di una singolare love story che sta riscrivendo la trama delle relazioni tra due Paesi tecnicamente ancora in guerra. Il sintetico tweet di Sky News documenta il passo storico fatto ieri da Trump con il benestare di Kim:

Ieri, dunque, sono successe due cose. Anzitutto, Trump e Kim si sono visti a tu per tu per la terza volta dopo il summit di Singapore del giugno 2018, che marcò il disgelo tra i due nemici, e il vertice di Hanoi del febbraio di quest’anno che segnò invece una battuta d’arresto nel negoziato con cui Stati Uniti e Corea del Nord si erano impegnati a lavorare congiuntamente, sulla base dell’impegno preso a Singapore, per la “denuclearizzazione” della penisola coreana. Ma la vera novità, l’atto autenticamente rivoluzionario di ieri, appare nei filmati realizzati da chi era presente a Panmunjom ieri, presto dilagati su Twitter :

Sono esattamente le 15:46 quando nel villaggio dove 66 anni fa fu siglato il cessate il fuoco tra le potenze belligeranti i due presidenti si trovano faccia a faccia nel punto preciso che marca il confine tra le due Coree. Le telecamere della Casa Bianca presenti sul posto sono più vicine di quelle, numerosissime, dei media presenti sulla scena, e registrano molto bene i convenevoli tra i due leader:

“È bello rivederla”, dice in inglese il Maresciallo al suo amico Donald mentre le loro mani si intrecciano. Aggiunge, Kim, che “mai si sarebbe aspettato” di incontrare il suo collega proprio “in questo posto”. ““Big moment, big moment”, gli risponde il presidente Usa.

Pochi istanti dopo, col senso dello spettacolo che lo distingue e recitando un copione evidentemente studiato con cura, Trump prende le redini del cavallo della storia e impone la sua frustata, chiedendo a Kim se gli sarebbe “piaciuto” accompagnarlo mentre oltrepassava la linea di demarcazione tra le due Coree. “Ne sarei onorato”, è la risposta di chi sa che gli occhi del mondo sono puntati sulle sue labbra.

La diretta tv, a quel punto, può registrare il grande evento: appaiati, Trump e Kim incedono lentamente, passo dopo passo, in territorio nordcoreano. Pochi, intensissimi attimi e i due tornano indietro per stazionare di nuovo davanti alla selva di reporter che possono continuare ad immortalarli e registrare anche i successivi scambi di complimenti.

È tutta un’adulazione reciproca, con Trump che loda una “eccellente relazione” e una “grande amicizia” che hanno reso possibili questo incontro all’ultimo minuto, e Kim a replicare che il passo “molto coraggioso e determinato” del suo interlocutore rappresenta “un’espressione della sua volontà di cancellare lo spiacevole passato e aprire un futuro nuovo”.

Il momento è solenne ed è coronato dall’invito reciproco a visitare i rispettivi Paesi. “Lo inviterò proprio adesso”, spiega Trump ai giornalisti mentre Kim, con l’aiuto dell’interprete, risponde che sarebbe “un onore” ospitarlo “al momento giusto” a Pyongyang. E anche questo, ovviamente, fa notizia:

A quel punto, si aggrega anche Moon e ne scaturisce una breve chiacchierata a tre, anche questa senza precedenti. Ma a Panmunjom i record si sprecano e i successivi colloqui a porte chiuse Usa-Corea del Nord presso la “Freedom House” anziché il “paio di minuti” previsti da Trump durano ben cinquanta minuti, in un dialogo a cui prendono parte anche la figlia del presidente americano Ivanka e il marito Jared Kushner.

Quando riemerge, Trump annuncia alla stampa di aver concordato con Kim di riprendere le trattative sul nucleare finite su un binario morto negli ultimi mesi. “Nelle prossime due o tre settimane”, rivela il tycoon, i negoziatori “cominceranno un processo e vedremo quel che succederà”.

Ai reporter, il capo della Casa Bianca spiega anche che “non stiamo cercando la velocità. Vogliamo farlo nel modo giusto”. E sulle sanzioni, di cui la Corea del Nord pretende la cancellazione, chiarisce che rimarranno in vigore, anche se “(ad) un certo punto durante il negoziato, certe cose possono succedere”.

Questa, dunque, la cronaca di una giornata che entra di diritto negli annali della diplomazia mondiale. Quando, un giorno, gli storici vorranno ricostruire il cammino intrapreso da Washington e Pyongyang per archiviare un conflitto che si trascina da troppo tempo ormai e un contenzioso sul nucleare che ha fatto vedere i sorci verdi a tutti i governi americani succedutisi negli ultimi decenni, dovranno senz’altro passare dal profilo twitter di Donald Trump.

Dal “non luogo”, cioè, in cui nello spazio di poco più di un anno Kim Jong-un è passato dall’essere il “piccolo uomo razzo” contro cui scatenare “fuoco e furia” all’amico cui recare visita solo per dire “Hello”. E fare la storia.

 

(estratto di un articolo pubblicato su policymakermag.it, qui la versione integrale)

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