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Salvini

Centrosinistra spappolato in Lombardia e Lazio

Dossier migranti per il centrodestra, dossier regionali per il centrosinistra (con i casi Lombardia e Lazio in evidenza). La nota di Paola Sacchi

 

I migranti, dopo le visite mediche a bordo, scendono, ma la linea “umanitaria” e della “fermezza”, per cui l’accoglienza spetta ai Paesi di cui le navi battono bandiera, segna un primo importante punto. La Francia accetta l’invito del nostro decreto interministeriale volto al rispetto della redistribuzione europea. “Abbiamo voluto lanciare un segnale alle Ong che devono rispettare le regole. Basta servizio taxi”, afferma il ministro degli Esteri, il coordinatore azzurro e vicepremier Antonio Tajani.

Giorgia Meloni è soddisfatta: “Esprimiamo il nostro sentito apprezzamento per la decisione della Francia di condividere la responsabilità dell’emergenza migratoria, fino ad oggi rimasta sulle spalle dell’Italia e di pochi altri stati del Mediterraneo, aprendo i porti alla nave Ocean Viking”.

Il premier osserva: “È importante proseguire in questa linea di collaborazione europea con gli Stati più esposti per la loro collocazione geografica, così da trovare una soluzione condivisa e comune, per fermare la tratta degli esseri umani e gestire in modo legale ed equilibrato il fenomeno migratorio che ha assunto dimensioni epocali”. Ribadisce: “L’emergenza immigrazione è un tema europeo e come tale deve essere affrontato, nel pieno rispetto dei diritti umani e del principio di legalità”.

Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, sfidato dalle opposizioni a riferire in Parlamento, difende a spada tratta la linea del governo, che già con la Francia ha ottenuto un significativo risultato, replica secco: “Non accettiamo lezioni da nessuno”. Giuseppe Conte, che il Pd aveva accusato di essere rimasto finora abbastanza silente sul tema, reagisce invitando ora il premier Meloni a “convincere” all’accoglienza i Paesi ritenuti a lei più vicini come quelli del gruppo di Visegrad come Ungheria e Polonia, finora dimostratisi più restii.

Ma non sembra questo il tema principale posto da Conte che sferra l’attacco a tutto tondo al Pd sulle Regionali. Chiude al Pd da un lato e dall’altro al terzo polo di Carlo Calenda e Matteo Renzi, che nel Lazio sono intenzionati a candidare l’assessore alla Sanità, il dem Alessio D’Amato. L’ex premier e leader pentastellato ricomincia lo stesso insidioso giro dell’oca che lo portò a determinare la caduta del governo Draghi. La sua netta opposizione alla candidatura D’Amato, infatti, parte ancora una volta dal no al termovalorizzatore di Roma.

Una parte dei dem, con l’attuale governatore in procinto di lasciare, Nicola Zingaretti, sarebbe propensa al dialogo. Goffredo Bettini, in un’intervista a Il Corriere della sera, ripropone il rapporto con i pentastellati, ma sempre, di fatto, secondo lo schema, fallito finora, sulla base del quale il Pd, riprendendo la sua “vocazione originaria” su dititti, giustizia per i più deboli, sarebbe il dominus. Uno schema rispetto al quale però Conte rovescia vistosamente il tavolo, lanciando la sua opa su un Pd, stretto contemporaneamente sul fianco “destro” dal “terzo polo”. Conte accentua anche la divisione sul sostegno all’Ucraina: “Se ci fosse consentito di votare sull’invio delle armi, voteremmo no”.

In Lombardia, intanto, il nodo Moratti, dopo la candidatura della manager con Calenda e Renzi, sembra ben lungi dall’essere sciolto dal Pd con una scelta alternativa. I dem dopo aver detto un no definitivo a Moratti, sognano Beppe Sala, sindaco di Milano, ma sarebbe un’operazione tutt’altro che facile, per cui c’è anche chi pensa a Giuliano Pisapia, che stoppò Moratti per il secondo mandato a Palazzo Marino.

Mentre il centrosinistra, e in particolare il Pd, stretto a tenaglia, procede nella sua confusa navigazione, Meloni riunisce la cabina di regia del Pnrr. Il premier ne sottolinea “centralità del ruolo e delle funzioni, quale luogo istituzionale dove monitorare lo stato di attuazione degli obiettivi del Pnrr e individuare puntualmente le soluzioni tecnico-politiche per superare le eventuali criticità in fase di attuazione”.

Per assicurare a pieno le sue funzioni, la Cabina, annuncia Meloni, “sarà convocata sistematicamente, in sede sia plenaria che settoriale, per affrontare le questioni connesse a specifici adempimenti e obiettivi”. Sarà coordinata dal ministro per gli Affari Europei, la Coesione Territoriale e il Pnrr, Raffaele Fitto (FdI). Intanto, viene comunicato “l’accredito di 21 miliardi di euro della seconda rata prevista a seguito della verifica degli adempimenti al 30 giugno 2022”. Obiettivo: rispettare i tempi previsti. Presenti alla Cabina di regia anche rappresentanti di Regioni, UpI e Anci, “nel segno della cooperazione istituzionale ribadita dal governo con le autonomie territoriali”.

Matteo Salvini accelera, intanto, la sua road map per lo sblocco e la realizzazione delle opere pubbliche. Al centro la realizzazione dopo più di 50 anni di aspettative del Ponte sullo Stretto di Messina. Ieri vertice di Salvini con i presidenti di Calabria e Sicilia, Roberto Occhiuto e Renato Schifani.

Il Ponte sullo Stretto è ritenuta “un’opera prioritaria sia per il governo nazionale che per le Regioni coinvolte, la sua realizzazione avrà ricadute positive per tutta Europa e servirà per incentivare il miglioramento generale delle infrastrutture come già successo, in passato, con l’Autostrada del Sole”. È quanto è emerso dall’incontro.

È stato fatto il punto della situazione, per riannodare i fili della questione-Ponte, “anche in relazione a tutte le opere commissariate in Calabria e in Sicilia”. Salvini “è determinato a sbloccarle”. Sul tavolo progetti come la Statale Jonica in Calabria, l’Alta Velocità o la ferrovia Palermo-Catania. Verrà creata una regia permanente tra Regioni e Ministero.

Per il Ponte, ci sarà un incontro istituzionale con Rfi, che ha avuto l’incarico dal precedente esecutivo di organizzare un ulteriore studio di fattibilità.

Governo spedito, opposizioni impantanate nelle divisioni. In un quadro dove l’emergenza delle emergenze è quella energetica, con in cima il caro bollette. Ci sono 9 miliardi da utilizzare subito e oltre 20 con la Finanziaria. Oggi incontro Meloni e sindacati.

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