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Salvini

Tutti gli sbuffi di Forza Italia contro Meloni

Che cosa si dice e che cosa succede in Forza Italia su Giorgia Meloni e non solo. La nota di Paola Sacchi

Giorgia Meloni definisce “mancanza di rispetto” da parte di Forza Italia il non voto per il cofondatore di FdI, Ignazio La Russa, alla presidenza del Senato, “un vero patriota, un uomo sempre al servizio dello Stato”. Ma la premier in pectore tira dritto e chiama tutti ad essere “responsabili” per assicurare in tempi brevi quel governo necessario agli italiani. “E io responsabile lo sono”, rimarca Meloni.

Intanto però questa mattina alla Camera il centrodestra è chiamato, dopo la spaccatura di ieri a Palazzo Madama, a dare a maggior ragione quella prova di unità mancata ieri al primo cruciale appuntamento per l’elezione della seconda carica dello Stato. Il candidato della Lega, che Matteo Salvini ha comunicato, non è più Riccardo Molinari, che resterà a fare il capogruppo, ma il vicesegretario di Via Bellerio, già vicepresidente di Montecitorio, Lorenzo Fontana. Salvini prende la decisione in accordo con lo stesso Molinari, Fontana e gli altri due vicesegretari Andrea Crippa e Giancarlo Giorgetti. Lo avrebbe comunicato in un incontro poi alla stessa Meloni.

Ma, intanto, Silvio Berlusconi riunisce i suoi senatori a cena a Villa Grande, la sua residenza romana, e fino a notte resta un’incognita il voto di FI per Fontana. Non certo perché Berlusconi sia ostile alla persona di Fontana, con cui ha sempre avuto buoni rapporti, ma per quella che gli azzurri, con Alessandro Cattaneo, capo dei dipartimenti, definiscono a loro volta “mancanza di rispetto della dignità politica” i veti arrivati da FdI per le proposte di Berlusconi nella squadra dei ministri.

Brucia molto quel no e poi no da parte di Meloni all’ingresso della stretta collaboratrice del Cav e vicecapogruppo uscente dei senatori, Licia Ronzulli, nell’ingresso in consiglio dei ministri sia a ministeri con portafoglio sia anche senza, secondo i rumors. L’ultima trattativa con Berlusconi ieri mattina prima che in Senato iniziassero le votazioni è andata a vuoto. E a sera Paolo Barelli, capogruppo azzurro a Montecitorio, alla domanda se oggi voteranno per il leghista Fontana risponde: “Ritengo di sì”. Cattaneo aggiunge secco: “Noi non poniamo veti sulle persone”.

I rumors a notte parlano di una parte di FI che sarebbe orientata a non votare Fontana. Ma tutto dipende dalla decisione del Cav presidente di Forza Italia e fondatore del centrodestra. L’ex quattro volte premier, tornato dopo 9 anni in Senato, in seguito alla sua decadenza per l’applicazione retroattiva della legge Severino in conseguenza della sentenza Mediaset, da combattente qual è ieri in una nota ha ricordato che la mancanza del voto di FI a La Russa è stato uno segnale preciso che pone uno stop a “veti e preclusioni”. Si congratula subito con La Russa, al quale era andato il voto alla seconda chiama suo e della presidente uscente del Senato Elisabetta Alberti Casellati. Ma ricorda anche che il non voto del resto del partito è espressione “di un disagio da lui riscontrato da parte dei suoi senatori per i “veti” che si sono riscontrati.

Berlusconi scuro in faccia all’uscita dal Senato, in quello che per lui sarebbe dovuto essere un giorno di festa, per aver vinto la battaglia per il rientro dopo l’estromissione di 9 anni fa, ha anche una frase sibillina: “Sapevamo dei voti di Matteo Renzi e di alcuni senatori a vita a favore di La Russa”, che ha avuto più voti di quelli che avrebbe ottenuto se la maggioranza di centrodestra avesse votato compatta. Inevitabile che i sospetti subito facciano accendere i riflettori sull’opposizione seppur Renzi, leader di Iv, è Carlo Calenda di Azione, insieme ad alcuni esponenti dem, ritenuti vicini a Renzi, smentiscano recisamente. Sotto I riflettori anche esponenti dei Cinque Stelle. Ma sarà indimostrabile, dato il voto segreto, come veramente è andata.

Berlusconi comunque si dice pronto a un “governo forte, coeso, efficace” all’altezza delle sfide che il difficile momento pone, “in una leale collaborazione”. Ma lo smacco subito per l’indomito “combattente” è una ferita che brucia. Tanto più che si farebbe in salita anche il suo rilancio ora per avere Casellati alla Giustizia. Mentre Antonio Tajani, numero due del Cav, sarebbe sempre in pole per gli Esteri e avanzerebbero richieste per Annamaria Bernini all’Università , Maurizio Gasparri alla Pubblica Amministrazione e Cattaneo a Energie e Transizione ecologica.

Intanto, Meloni risponde ai cronisti di non sapere se il centrodestra andrà unito alle consultazioni al Quirinale. Salvini, oltre a Giancarlo Giorgetti, dato stabile in pole al Mef, pur mettendo nelle mani del segretario leghista qualsiasi suo incarico nel futuro governo, (“Farò solo quello che il leader dice” ) viene dato dai rumors al ministero delle Infrastrutture. E alla Lega sarebbero assegnati anche i ministeri dell’Autonomia, forse con Roberto Calderoli, dell’Agricoltura con Gianmarco Centinaio e della Disabilità con la veneta Erika Stefani. E il Viminale sempre in testa alle opzioni leghiste? Potrebbe andarci l’ex capo di Gabinetto, il prefetto Matteo Piantedosi, di Salvini ministro dell’Interno. Salvini ieri sera ha fatto diramare anche una nota in cui si afferma che, al contrario delle cronache, le consultazioni al Quirinale dovrebbero vedere tutta la coalizione unita.

Asse con Meloni? Di certo non è mai da sottovalutare il Cav, soprattutto nei momenti in cui subisce uno smacco e proprio in quel momento è proverbiale la sua reazione da contropiede. Situazioni molto diverse, ma tornano in mente le immagini del 2018 al Quirinale con Meloni e Salvini da un lato e Berlusconi dall’altro un po’ in disparte alle prese con una celebre gag con conteggio sulle dita. Meloni non entrò mai nel governo con i “Cinque Stelle”, Salvini invece sì è Berlusconi ne restò fuori.

Il governo giallo-verde durò poco più di un anno. Cadde sulla Tav per opposte visioni evidenti già dall’inizio tra Lega pro crescita e sviluppo e 5s per la “decrescita”. Ora che, invece, le visioni nella coalizione sono molto simili, seppur con sfumature diverse, sostenute da un programma comune, sarebbe davvero un surreale se il centrodestra si auto-disarticolasse per quelli che FI chiama “veti sulle persone”. Preclusioni che rischiano inutilmente di umiliare il fondatore del centrodestra che per la sua natura di combattente sa sempre come reagire da par suo. Senza unità non c’è sul piano degli stessi numeri un nuovo governo della coalizione.

In mattinata Tajani assicura l’appoggio di FI. E verso le 12 è stato eletto Lorenzo Fontana alla presidenza della Camera. Salvini si complimenta.

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