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Come aiutare famiglie e imprese col caro bollette? Dibattito nel centrodestra

Caro bollette, sanzioni alla Russia e scenari post 25 settembre al centro della campagna elettorale. La nota di Paola Sacchi

 

Incurante di certa narrazione mediatica mainstream che, dopo Cernobbio, lo descrive ormai “da solo” per via dei suoi dubbi sull’efficacia delle sanzioni alla Russia, con tanto di retroscena praticamente tesi a rappresentare una sorta di futuro “monocolore” FdI, Matteo Salvini rovescia lo schema che si tenta in tutti i modi di cucirgli addosso.

Ovviamente non è affatto una rottura del centrodestra, che, sottolinea, è “unito sul programma comune e sui cardini fondamentali. E noi almeno per cinque anni dureremo”. Anche Giorgia Meloni a Cernobbio aveva precisato che le posizioni diverse sono “sfumature” in una precisa cornice comune. Fatto sta che Salvini, parlando ieri sera a SkyTg24 dice chiaramente per l’emergenza energia: “Su un intervento immediato la vedo in maniera diversa da Draghi e Meloni: da buon padre di famiglia o da presidente del Consiglio il 26 settembre, se il presidente Mattarella dovesse darmi l’incarico, preferisco mettere 30 miliardi a debito adesso, piuttosto che perdere 3 mesi, 1 milione di posti di lavoro e dover mettere 100 miliardi per pagare un milione di disoccupati o cassintegrati”. Conclude: “La vita, la salute, il lavoro e la felicità delle persone vengono prima rispetto agli equilibri di bilancio”.

Insomma, come disse Romano Prodi, in un’altra situazione, “competition is competition”. E, del resto, che la competizione interna sia prevista dalle stesse regole dell’accordo del centrodestra, in base alle quali verrà proposto al presidente della Repubblica “chi avrà preso più voti, donna o uomo che sia”, lo ricorda anche Silvio Berlusconi. Che, sottolineando il ruolo centrale di FI con il Ppe, afferma: “Sarà un premier indicato dagli italiani, come lo fui io nell’ultimo governo (2008 ndr) con un presidente del Consiglio eletto”.

Quanto al leader della Lega, è accusato come in un automatismo da Enrico Letta di muoversi di fatto in modo simmetrico con Putin “che ricatta per le forniture di gas sulle sanzioni”. Lo stesso automatismo viene applicato dal segretario del Pd a Berlusconi e anche Meloni è definita “un pericolo” per altri versi. Salvini replica all’ennesima domanda che lui si muove “solo per gli italiani: rispondo solo a loro”. Che “non cambierà affatto la nostra collocazione internazionale nella UE e nella Nato”. Anche in un affollato comizio a Treviso, cuore leghista del Nord-est, con accanto il sindaco Mario Conte e il governatore Luca Zaia, Salvini, che rilancia l’Autonomia e il ministero Innovazione a Milano, ricorda che lui non esclude le sanzioni, che ha appoggiato tutti i provvedimenti a sostegno dell’Ucraina. Ma che gli stessi imprenditori, le aziende allarmati gli fanno presente che finora “hanno colpito più i sanzionatori che Putin”. E che quindi “visto che l’Europa le ha decise, ora faccia uno scudo, come per il Covid, per proteggere italiani e europei”.

E ancora Salvini: “Non è un allarme della Lega, ma di grandi associazioni di categoria come Confcommercio”.

Naturalmente dire che non si è d’accordo “nell’immediato” sullo scostamento di bilancio “con Draghi e Meloni” è un messaggio politico agli elettori volto a rovesciare lo schema della narrazione di Palazzo e innanzitutto a parlare al cuore di un elettorato di piccole e medie imprese che costituisce l’ossatura della Lega. Il coordinatore azzurro Antonio Tajani dice che le sanzioni devono restare ma afferma anche lui che serve “un Recovery”. Si dirà: distinzione elettorale di Salvini, incalzato, secondo i sondaggi, da Meloni anche nel suo Nord. Ma in questa campagna per le Politiche del 25 settembre praticamente Salvini, attaccato qualsiasi mossa faccia, dovrebbe essere l’unico leader che non cerca consensi? Paradossi dello strano caso Italia, dove l’alternanza viene da sempre vista dal centrosinistra come una sciagura, nonostante tutti i leader avversari siano stati o premier, come Berlusconi, o vicepremier come Salvini o ministri come Meloni e 14 Regioni su 20 siano governate dal centrodestra.

Sul fronte opposto sono scintille tra Letta e il “terzo polo” di Carlo Calenda e Matteo Renzi. Calenda prima propone un governo di unità nazionale, anche con Meloni e la Lega oltre che con Forza Italia, sempre a guida Draghi. Poi, di fronte alle accuse del segretario Pd di favorire così Meloni e il centrodestra, il leader di Azione corregge un po’ il tiro. Ma vengono nuovi attacchi di Renzi a Letta: “Hai sbagliato tutto. Goditi Fratoianni e Bonelli”. Quadro confuso.

Con il centrodestra che certamente ha i suoi problemi di aggiustamento, ma non presenta lo sfrangiamento in atto nel centrosinistra, dove nel Pd ci sono aree che premono per un ritorno con i Cinque Stelle. I quali, a loro volta, nei sondaggi sarebbero il vero terzo polo.

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