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La vera posta in palio per il centrodestra alle regionali

Come e perché nel centrodestra si discute tanto in vista delle elezioni regionali. La nota di Paola Sacchi

Morire per la Sardegna, come è titolato oggi su Il Giornale un editoriale di Alessandro Sallusti, no. Ma forse, viene da aggiungere, non morire neppure ripetendo lo schema del pasticciaccio brutto di Terni, la città delle Acciaierie, seconda dell’Umbria dove FdI impose, con un automatismo tra rapporti di forza nazionali cambiati a suo favore e voto locale, un proprio esponente che però non ce la fece a differenza del sindaco uscente Leonardo Latini della Lega nel 2018. Vinse l’outsider Stefano Bandecchi e il centrodestra finì all’opposizione con il centrosinistra, e la Lega fuori dal consiglio comunale. Il caso umbro, seppur non lontanissimo nel tempo, certamente non può essere paragonato alla partita molto più vasta del complesso risiko delle Regionali che si apriranno a febbraio con la Sardegna e riguardano Piemonte, Abruzzo, Basilicata, la stessa Umbria a ottobre e poi il Veneto nel 2025.

Ma il pasticciaccio di Terni resta ancora come un piccolo significativo monito per il centrodestra a non dividersi e per il partito maggioritario FdI a non fare automatismi tra voto e sondaggi nazionali e voto, umori dei territori rispetto ai protagonisti in campo. Il centrodestra dovrà trovare la non semplice “quadra” per mantenere un’unità che però non penalizzi nessuno, pur nei rapporti di forza cambiati alle Politiche, né FdI il principale partito che con Tommaso Foti, capogruppo alla Camera, ricorda il sacrificio già fatto quando FdI rinunciò alla riconferma per Nello Musumeci in Sicilia, né la Lega che difficilmente potrebbe accettare di rinunciare al tempo stesso a Christian Solinas, capo del Partito Sardo d’Azione forza autonomista, in sintonia con il dna leghista, in Sardegna, e vedere persino incerta la possibilità di un’altra candidatura per Luca Zaia, il plebiscitato governatore asso della Lega in Veneto.

Al di là delle soluzioni che si stanno cercando e che vedono ottimisti sia Matteo Salvini che Antonio Tajani e il partito di Giorgia Meloni, la trattativa in corso mette al centro la necessità politica per il centrodestra di evitare, peraltro di fronte a una minoranza lacerata, di farsi l’opposizione da soli. Anche perché prove di forza, risultati schiaccianti che ridurrebbero gli alleati, già ridimensionati alle Politiche, a ruoli ancillari non sarebbero di garanzia per lo stesso premier e la stabilità del governo.

Giovambattista Fazzolari, l’influente sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, di FdI, in una intervista a Il Corriere della sera dell’altro ieri ha parlato di riequilibrio di rapporti di forza nella maggioranza alle Regionali. Ma Edoardo Rixi, big leghista ligure, viceministro di Salvini al ministero dei Trasporti, invita a non fare automatismi tra voto nazionale e locale che ha logiche più complesse: “Non so se i sardi apprezzerebbero il cambio in corsa del governatore. Si rischia di allontanare l’elettorato. E invece insieme tutti vogliamo vincere”. E il vicesegretario della Lega, Andrea Crippa, aveva sottolineato che FdI già esprime il ruolo centrale nazionale della Presidenza del Consiglio.

Salvini, la cui linea è quella di confermare per le Regioni al voto la candidatura degli uscenti (Sardegna con Solinas Lega, Piemonte con Alberto Cirio FI, Abruzzo con Marco Marsilio FdI, Basilicata con Vito Bardi FI, Umbria con Donatella Tesei Lega) ha comunque detto che prenderà la decisione con tutti, nella coalizione. Seppur abbia aggiunto l’altra sera che se gli uscenti che hanno lavorato bene non si vogliono più “si deve spiegare perché”. Messaggio evidentemente rivolto a FdI. E ieri la Lega ha calato la carta del disegno di legge per il terzo mandato dei governatori, che consentirebbe a Zaia di ricandidarsi.

Significativo che primo firmatario sia Alberto Stefani, segretario della Liga veneta, presidente della commissione bicamerale per il federalismo fiscale. La Lega potrebbe rinunciare a Solinas, a favore di Paolo Truzzu, sindaco di Cagliari, su cui si attesta FdI, se tutta la maggioranza darà l’ok per il terzo mandato? Nonostante i rumors, la giornata di ieri sembra essersi chiusa di fatto senza accordo. Cosa che, al di là delle indiscrezioni, si desume chiaramente da una nota della Lega secondo la quale ieri “non c’è stato alcun pranzo di Salvini con altri leader né incontri per parlare di Amministrative”.

Salvini oggi sarà a Palermo per una importante udienza del processo OpenArms in cui prenderà parola nell’aula bunker dell’Ucciardone. La Lega comunque, prosegue la nota, “conferma ottimismo ed è sicura che il centrodestra troverà un accordo, come sempre avvenuto e come già sottolineato da Salvini”. E, intanto, se il quadro dovesse cambiare, a cominciare dalla Sardegna, FI alza subito un fermo paletto, facendo sapere con il suo portavoce nazionale Raffaele Nevi, vicecapogruppo vicario alla Camera, che non intende affatto rinunciare a Bardi in Basilicata. Un risiko complesso che richiede un forte amalgama delle leadership del centrodestra nel rispetto della pluralità della coalizione che non è solo riconducibile a rapporti tra numeri. Tanto più quando si parla di voto sui territori.

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