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Che cosa si dice nel centrodestra sul Quirinale

Quirinale: fatti, nomi, indiscrezioni e scenari. La nota di Paola Sacchi

 

Chi parla nel centrodestra di Mario Draghi al Quirinale è Giorgia Meloni. Ma la presidente di Fratelli d’Italia lega questa ipotesi alla condizione che si vada subito dopo a votare prima della scadenza delle Politiche del 2023.

Silvio Berlusconi, nell’intervista di ieri a Augusto Minzolini, direttore del Giornale, con nettezza parla, invece, della necessità che il premier resti a Palazzo Chigi fino al 2023 per continuare l’opera intrapresa nel momento più difficile dalla ricostruzione dell’Italia del dopoguerra.

L’unico che non intende parlare ancora di Quirinale è Matteo Salvini, che ieri, in una lunga e incalzante conferenza stampa, con il responsabile economico della Lega Alberto Bagnai seduto accanto a lui, ha preferito soffermarsi sulla manovra di Bilancio.

Il leader leghista ha lanciato richieste nette a Draghi, mettendo al centro la proposta di estensione della flat tax per i lavoratori autonomi, la rottamazione delle cartelle esattoriali, lo sviluppo dell’energia pulita con l’apertura al nucleare sicuro di ultima generazione. In serata annuncia che grazie alla Lega è stata ottenuta la Disability Card, misura a sostegno dei disabili.

Ma Salvini non è soddisfatto delle misure prese finora per il reddito di cittadinanza e incalza Draghi per la costituzione di una apposita cabina di regia, dopo aver fatto notare che proprio la Lega, “perno del governo”, non è stata invitata l’altro ieri all’altra Cabina di Regia governativa. È un Salvini che riconosce, comunque, al premier di aver fatto sostanzialmente un buon lavoro.

Delle elezioni del Capo dello Stato dice solo che è ancora troppo presto per parlarne e lui preferisce affrontare temi che ora stanno più a cuore agli italiani. Chiosa: “Non voglio tirare per la giacca né Draghi né Mattarella”.

Il segretario della Lega, che difende “l’avversario politico” Matteo Renzi al quale è stato pubblicato l’estratto conto: “Basta guardoni”, sulla corsa al Colle preferisce quindi al momento non entrare. Anche se ricorda che nel caso venisse fatto il nome di Draghi lui non si tirerebbe certo fuori dalla richiesta di elezioni anticipate.

E però Salvini come Meloni sa bene che a questa ipotesi sono contrari tutti i parlamentari, tanto più di fronte a un nuovo parlamento il cui numero di esponenti verrà ridimensionato dal risultato del referendum. Ma, di fatto, i nomi più gettonati nel toto-Quirinale che ormai impazza in Transatlantico restano due: Draghi e Mattarella bis, quest’ultimo sostenuto dal Pd, nonostante il Presidente della Repubblica abbia già escluso con nettezza l’ipotesi di un suo secondo mandato.

A questi due nomi si aggiunge, però, un terzo che, nonostante lui non abbia avanzato alcuna autocandidatura e non ne sia stata fatta ufficialmente dai suoi, è quello di Silvio Berlusconi, il quale potrebbe avere chance dalla quarta votazione.

Il Cav, il gran giocatore, l’uomo dell’azzardo, che a Minzolini dice di sentirsi “in perfetta forma”, dopo aver superato anche il Covid, il fondatore del bipolarismo che ribadisce: “Alle Politiche il centrodestra si ripresenterà tutto unito”, avrebbe deciso una discesa in campo soft, che sarà consentita solo da un accurato calcolo dei numeri a disposizione fino all ultimo. “La sua elezione è per noi finora un sogno, sarebbe la vera riappacificazione nazionale, l’attuazione di quel grande discorso di Onna, quando fu portato a spalla dai partigiani della brigata Maiella”, confessa un parlamentare molto vicino al Cav.

Ma se per l’eventuale candidatura dell’ex premier e presidente di Forza Italia bisognerebbe aspettare fino alla quarta votazione, quando non sarà più necessaria la maggioranza dei due terzi, le uniche due scelte che invece potrebbero andare in porto da subito restano Draghi, candidatura che però oggettivamente rischierebbe di incontrare il timore dei parlamentari di un voto anticipato (“Riuscirebbe un governo guidato da Daniele Franco, attuale ministro dell’Economia, a far fronte a contrasti e fibrillazioni ormai crescenti nella eterogenea maggioranza?”, si chiedono in molti), e quella di un Mattarella bis. Ipotesi quest’ultima sostenuta dal Pd, il cui segretario Enrico Letta ieri sera ha già liquidato quella di Berlusconi come una di quelle candidature che “durano tre giorni”. E anche Ettore Rosato, coordinatore della renziana Iv, ha detto no all’ipotesi del Cav.

Ci sono poi altre personalità nel toto-Quirinale che vanno da Pier Ferdinando Casini, nome questo gradito a Renzi, a Paolo Gentiloni a Dario Franceschini e anche Giuliano Amato, con cui Draghi è fin dal 1992 in ottimi rapporti. Ma al momento i nomi più gettonati sono Draghi e Mattarella. Con sullo sfondo l’ipotesi del Cav. Il quale comunque andranno le cose intende esercitare un ruolo di peso al tavolo di gioco, come è sua natura.

Nel caso di un Mattarella bis però attenti osservatori delle cose del Colle fanno notare che il Capo dello Stato, dopo aver nettamente smentito un suo secondo mandato, se la situazione si dovesse avvitare potrebbe accettare solo se naturalmente a sostenerlo fosse una larga maggioranza con dentro tutto il centrodestra di governo e di opposizione. Cosa questa che non appare semplicissima.

C’è chi anche nello stesso centrodestra fa notare che l’ipotesi di un Mattarella bis a tempo (ma sempre dopo sue dimissioni, perché la Costituzione non prevede appunto per un Capo dello Stato mandati a tempo ma di pieno mandato di 7 anni) che questo sarebbe un modo per andare poi all’elezione di un Presidente come Draghi da parte di un nuovo parlamento conforme nei numeri al risultato referendario. La partita più difficile in politica, stavolta senza un vero king maker che disponga della maggioranza, è appena iniziata.

In serata lo stesso Sergio Mattarella allontana l’ipotesi di un suo secondo mandato, citando Giovanni Leone, in un convegno a 20 anni dalla scomparsa.

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