Forse è giocoforza che lo stallo in cui versa la sinistra tramortita dalla sonora sconfitta del flop referendario produca come un rimbalzo sul fronte della maggioranza attraversata da tensioni e distinguo, paradossalmente proprio nel momento in cui il governo Meloni è stato oggettivamente rafforzato dalla batosta del campo largo. Ma il centrodestra sa bene che mentre quella dei referendum è stata una partita in cui le opposizioni se la sono suonata e cantata da sole quella delle Regionali in autunno sarà invece una partita tutta da combattere, destinata a sortire i suoi effetti sull’ultima parte della legislatura. Che, comunque, già da ora sembra avviata a procedere fino al 2027.
Ma il centrodestra, che non è un partito unico ma una coalizione plurale, sa anche bene che le Regionali d’autunno saranno pure l’occasione delle forze della maggioranza di contarsi ed è ovvio che è già iniziato il risiko delle candidature. Con punte di tensione tra Lega e FI sul terzo mandato.
La sinistra pur tramortita dai referendum ha mostrato anche una certa vitalità sui territori dove entrano in gioco dinamiche diverse, alle quali non possono essere sovrapposti in automatico i meccanismi del clamoroso flop referendario. E dove il centrodestra ha subito battute d’arresto fino alla sconfitta di Genova, tornata a tingersi di rosso così come prima ancora l’Umbria. E stavolta la coalizione di governo non può certo permettersi di rischiare di subire altri colpi.
Se il 6 a zero, vagheggiato dalla sinistra dopo Genova, ovvero la vittoria in tutte e 6 le Regioni al voto, Val d’Aosta, Veneto, Marche, Toscana, Campania, Puglia, fa parte del treno dei desideri delle opposizioni, il punto però è che il centrodestra non può permettersi innanzitutto di perdere il Veneto e poi le Marche, visto che la sinistra già governa in Toscana (da sempre) e poi in Campania e Puglia. E in queste Regioni ls sfida sarà più difficile.
Terzo mandato significa far correre ancora una volta Luca Zaia, il governatore leghista del Veneto, anche quest’anno premiato dai sondaggi come il più apprezzato d’Italia. Se FdI ha aperto al terzo mandato, con l’obiettivo di non mettere in difficoltà i rapporti con la Lega e innanzitutto di mantenere con Zaia la roccaforte del Nord-Est, per avere come contropartita la candidatura per la Lombardia nel 2028, in questo risiko Forza Itali si sente stretta e cerca legittimamente il suo spazio. Dura la posizione di Tajani da sempre contro il terzo mandato. Ma una sua battuta non felicissima contro “le incrostazioni di potere”, dove il segretario azzurro, vicepremier e ministro degli Esteri ha detto che “non è solo questione di volontà popolare, anche Mussolini e Hitler furono eletti”, ha destato forti malumori nella Lega.
“Non rispondiamo alle provocazioni di chi evoca dittatori per giustificare una posizione di convenienza politica come quella del blocco del terzo mandato dei governatori”, Matteo Salvini detta la linea nel suo intervento di chiusura al Consiglio federale della Lega, ieri a Montecitorio, in attesa del vertice tra i leader che dovrebbe tenersi nei prossimi giorni.
Durante la riunione a porte chiuse, l’irritazione dei leghisti nei confronti di Tajani è palpabile, come riferisce l’agenzia giornalistica Agi. Il leader della Lega si dice soddisfatto dell’apertura a ridiscutere della rimozione del blocco ai tre mandati mostrata nei giorni scorsi da Fratelli d’Italia. Ma bisogna fare in fretta se si vuole approvare un provvedimento in tempo per le regionali venete (che il Consiglio di Stato ha fissato in autunno) e ricandidare Zaia. “Se siamo veramente convinti, occorre fare subito”, insiste. Il dossier è stato affidato a Roberto Calderoli, incaricato di studiare la formula legislativa con cui proporre la modifica della legge del 2004 agli alleati. Il percorso del decreto viene considerato difficilmente praticabile: sarebbe necessario lavorare su un emendamento a un provvedimento o a un disegno di legge già all’esame del Parlamento, ma i tempi sono stretti (si ipotizza al ddl sui ballottaggi o il ddl sulle modifiche al numero di consiglieri e assessori regionali, al Senato).
Poi c’è il tema delle ‘compensazioni’ che potrebbero chiedere gli alleati in caso di via libera alla ricandidatura di Zaia. Gli ex lumbard sanno che la condizione che FdI porrà sarà un patto di ferro sulla Lombardia: vada per il Veneto e per il Friuli di Fedriga ma in FdI nessuno sarebbe disposto ad accettare un terzo mandato del leghista Attilio Fontana. Secondo i leghisti, Tajani alza i toni per “aumentare la posta della possibile richiesta di compensazione di FI”.
Sul tavolo non ci sono solo le candidature alle Regionali, ma anche le Amministrative, a Verona, Roma o Milano, nel 2026 e 2027. Il risiko è molto delicato. Il centrodestra seppur rinforzato dalla disfatta referendaria della sinistra non può però permettersi di perdere altri colpi sui territori.