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Mosse e annunci del centrodestra in vista delle europee

Che cosa succede tra Fratelli d'Italia, Lega e Forza Italia in vista delle elezioni europee. La nota di Paola Sacchi

 

Dopo gli attacchi di Matteo Renzi a Giorgia Meloni, che sono suonati persino più duri di quelli dello stesso Giuseppe Conte, in una sorta di paradossale “grillinizzazione” del riformismo del leader di Iv, Forza Italia, oggetto non oscuro ma da sempre esplicito del desiderio dell’ex premier e ex leader Pd, ha gioco ancora più facile per rilanciarsi come centro moderato e riformista. Che “non metterà mai in discussione il governo di centrodestra”, assicura il governatore della Calabria Roberto Occhiuto.

In una conferenza stampa a Roma, nella sede di piazza S. Lorenzo in Lucina, Antonio Tajani ha significativamente accanto a sé Stefania Craxi, oltre a tutto lo stato maggiore azzurro, con i capigruppo Maurizio Gasparri e Paolo Barelli, il portavoce Raffaele Nevi, il “socialista-craxiano” Alessandro Battilocchio. Craxi, senatrice azzurra e presidente della commissione Esteri-Difesa, ricorda che il padre Bettino “è stato l’ultimo grande leader della sinistra riformista” perché il “riformismo non sta con questa sinistra” e la “maggior parte degli elettori socialisti ha votato il centrodestra nel 1994, vedendo in Forza Italia uno spazio di libertà e accoglienza della nostra cultura”. “Volevano ammazzarci, ma siamo ancora qua”, sottolinea, con tono secco.

Craxi poi ricorda il “profondo legame” tra suo padre e Silvio Berlusconi “uniti nell’amore per l’Italia e la volontà di modernizzare questo Paese”. Sarà proprio Stefania Craxi a Milano a organizzare un’iniziativa sulla “casa dei riformisti”, nell’ambito di molti eventi, iniziati ieri con il “Congresso delle idee di Napoli”, con Fulvio Martusciello, capo della della delegazione FI in Europa. Iniziative, in vista del congresso nazionale di FI a Roma, il 23 e 24 febbraio prossimi, come quelle a Milano sull’economia e la festa il 26 gennaio per i 30 della fondazione di FI da parte di Berlusconi.

Tajani, ricordando che è sempre Berlusconi “con i suoi valori a guidarci” e che “Forza Italia è una sola”, lancia l’obiettivo della doppia cifra alle Europee, il 10 per cento, e il doppio alle Politiche. Con già 110.000 iscritti all’attivo. Come già aveva detto ad Atreju, riunito, attorno a Meloni, con Matteo Salvini, in una immagine iconica dell’unità della coalizione al governo, FI non intende andare a cercare voti tra gli alleati, ma prenderli nel vasto mondo civico e dell’astensione con l’obiettivo di “non essere solo il centro del centrodestra ma l’asse portante del Paese”.

Inevitabile ovviamente la fisiologica collaborazione-competizione interna alla coalizione perché si voterà alle Europee con il proporzionale. Ma il centrodestra, nonostante certe previsioni che davano per scontata la candidatura dei tre leader alle Europee, sembra volersi dare il più possibile una cornice unitaria nell’ambito della pur oggettiva competizione a tre. Il premier e presidente di FdI aveva detto alla conferenza stampa di inizio d’anno che avrebbe deciso con gli altri leader della maggioranza, perché “una mia candidatura costringerebbe anche gli altri a farlo”. E ieri sera in Tv, a Quarta Repubblica, Salvini, smentendo previsioni mediatiche sempre un po’ poco azzeccate sul centrodestra, ha annunciato che non si candiderà. Mentre gli piacerebbe che lo facesse per la Lega il generale Roberto Vannacci.

Tajani ha detto che per lui, impegnato nel congresso, sarebbe un po’ difficile farlo. A questo punto diventa un po’ complicato immaginare che il premier lo faccia. Evidente che i tre leader si siano già sentiti sull’argomento. Del resto, il premier da politica di lungo corso qual è sa bene che un consenso eccessivo per FdI trainato dalla sua candidatura sbilancerebbe troppo i rapporti con gli alleati e non sarebbe, quindi, grande garanzia di stabilità per il governo. Anche se naturalmente Meloni come i suoi vicepremier ritengono il voto la migliore misura del consenso.

Intanto, però deve essere trovata la “quadra” per le Regionali. Tajani è d’accordo con Salvini sul fatto di ricandidare gli uscenti. Si vota in Piemonte (presidente di FI) , in Basilicata (FI), Abruzzo (FdI), Sardegna (Lega) e a ottobre in Umbria (Lega). Un risiko complesso, a cominciare alla Sardegna, dove FdI preme per un suo candidato. Ma Tajani assicura: “Questioni aperte ci sono, mica siamo la casa degli addormentati, ma troveremo la soluzione”.

Quanto alle fosche previsioni di Renzi, il segretario azzurro e ministro degli Esteri è tranchant: “Fino ad adesso mi pare che sia stato cannibalizzato il suo partito, e c’era anche poco da mangiare… Non rispondo ad insulti che manifestano una grande difficoltà, quando ci si distrae con il Qatar, l’Arabia Saudita, i viaggi è difficile poter seguire la politica italiana”.

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