“L’Umbria non può tornare indietro, a quel sistema di potere per il quale lavoravi solo se avevi quella determinata tessera di partito…”.
Da Perugia, a chiusura di una campagna elettorale da parte dei cosiddetti “giornaloni” dichiaratamente a favore della sfidante di sinistra, Stefania Proietti, il centrodestra unito, con il premier Giorgia Meloni, attorno alla governatrice leghista Donatella Tesei, ricandidata, ricorda cosa sono stati i 60 anni di potere profondo rosso. Magicamente scomparso dalle cronache dei media mainstream ci pensano Matteo Salvini e Antonio Tajanj, i due vicepremier – rispettivamente leader della Lega, che fu determinante per il clamoroso cambio del 2019, e segretario di Forza Italia, che dette un altro decisivo contributo per il crollo del fortino rosso con l’arrivo a Perugia dell’allora giovanissimo sindaco azzurro Andrea Romizi – a ricordare quel sistema di potere che frenò crescita e sviluppo. Per favorire invece le sorti di un gruppo autoreferenziale di “funzionari di partito”. Tajani ricorda quel ceto medio fatto da imprenditori, professionisti, protagonista del clamoroso cambio premiando il centrodestra. Il pensiero va a Silvio Berlusconi, il cui governo “salvò le Acciaierie di Terni”.
La coalizione di centrodestra, che vede in Umbria schierato con Tesei anche il sindaco di Terni, Stefano Bandecchi di Alternativa Popolare, insieme con Lega, FI e Maurizio Lupi di Noi Moderati, è proiettata sul futuro di un programma che è l’esatto opposto della linea dei No della sinistra e dei Cinque Stelle.
Avanti quindi con il rapporto con l’imprenditoria, tenuto in ombra da un sistema chiuso e autoreferenziale dove anche gli imprenditori erano chiamati a schierarsi con il voto se non addirittura la tessera rossa. Avanti con il potenziamento del turismo nella Regione con il più alto numero di opere d’arte e monumenti per chilometro quadrato e lo sviluppo di opere strategiche come l’aeroporto di S. Egidio, dove, ricorda Tesei, sono state raggiunte oltre 500.000 presenze. E basta fake news sulla sanità, secondo le quali la giunta insediatasi nel 2019 avrebbe smantellato il sistema pubblico: “Noi abbiamo semmai ereditato i loro scandali e favorito il pubblico”, denuncia la governatrice.
Meloni tiene a sottolineare da Perugia la differenza “tra noi e loro. Noi che ci battiamo per il bene del Paese e loro che pur di restare al potere avrebbero preferito governare su un cumulo di macerie, tifando perché le cose con noi al governo andassero male”. Meloni ricorda i positivi dati economici e attacca Elly Schlein, ovvero una sinistra che si sta battendo a Bruxelles contro Raffaele Fitto alla vicepresidenza della Ue e quindi “contro l’Italia, a differenza del centrodestra che invece votò per Paolo Gentiloni commissario”.
Salvini ricorda anche la differenza dei valori tra “noi e loro”, con la Lega assolutamente contraria a ogni tipo di droga e per la famiglia composta da “un padre e una madre, ferma restando la libertà per ognuno di amare chi vuole”. Ognuno accentua la sua peculiarità nei partiti della coalizione, ma noi, afferma Tajani, “non giochiamo a rubarci i voti l’uno con l’altro, FI si rivolge a quel centro che la sinistra non ha più”.
Non viene giudicato affatto moderato il fatto che Proietti, sindaco di Assisi, abbia addirittura strappato in una manifestazione con Schlein il programma del centrodestra. “Come se noi fossimo il trash, un gesto volgare che noi non faremmo mai. È evidente che questa sinistra non sa contrapporre una visione, una proposta alternativa”, dice Meloni insieme con Salvini, Tajani, Lupi. Mentre applaude Bandecchi, l’effervescente sindaco di Terni che definisce Tesei “un chicco che si trasforma in qualcosa di buono come il caffè”.
Non manca una critica di Meloni e Salvini su “certa magistratura” che sta bloccando i provvedimenti sull’immigrazione.
Piccola ma molto simbolica, l’Umbria deciderà domenica e lunedì se andare avanti o tornare al rosso antico.