Dietro le quinte è tutta un’altra storia. E quell’armonia mostrata davanti alle telecamere da Friedrich Merz, il presidente della Cdu, e Ursula von der Leyen, la presidente della Commissione Ue appena lanciata dal suo stesso partito alla conquista del secondo mandato, è piuttosto ingannevole.
UN’ALLEANZA DI CONVENIENZA
È un’alleanza di interesse più che di affinità e Merz è dovuto ricorrere a tutta la sua esperienza politica per gestire i malumori del suo partito e probabilmente anche suoi personali nei confronti dell’ex pupilla di Angela Merkel. In fondo von der Leyen è l’unica carta in mano alla Cdu per mantenere a Bruxelles – e al vertice della Commissione – un esponente tedesco ed espressione dell’area popolare. Se la Cdu non si fosse schierata compatta e convinta dietro di lei, il governo di centrosinistra di Berlino avrebbe individuato un altro rappresentante per la Commissione: in un colpo i cristiano-democratici avrebbero perso un loro esponente e la Germania la presidenza. Il diritto di presentare proposte spetterebbe peraltro probabilmente ai Verdi. “E prima che un verde diventi commissario tedesco, ci guarderemmo bene dal silurare von der Leyen”, aveva detto nei giorni scorsi all’Handelsblatt un influente membro della Cdu a Bruxelles.
ANCHE MACRON APPOGGIA VON DER LEYEN
Pragmatismo dunque. Tanto più che von der Leyen è divenuta una figura di riferimento in Europa, gode dell’appoggio pesante di Emmanuel Macron, garantisce equilibri franco-tedeschi che nessuno dai due lati del Reno intende rimettere in discussione in questa fase delicata della politica europea.
ALLA CDU NON PIACE IL GREEN DEAL
Tuttavia il presidente della Cdu proverà a indirizzare il secondo mandato della presidente secondo linee guida un po’ diverse da quelle dei suoi primi cinque anni. Merz non ha risparmiato stilettate sull’eccessiva smania di regolamentazione da parte dell’Ue. Nella Cdu è soprattutto il Green Deal a suscitare insoddisfazione. Il pacchetto sul clima è composto da oltre 30 progetti di legge con cui l’Europa dovrebbe raggiungere i suoi obiettivi climatici, ma molti cristiano-democratici lo vedono come un “mostro burocratico” che sta soffocando la crescita in Europa. La battuta velenosa che circola tra i “popolari” tedeschi è che la loro commissaria abbia messo in pratica un programma social-ecologista.
Merz ha fatto sua questa avversione diffusa nel partito. Da un lato ha lodato il ruolo di leadership della presidente nella gestione delle due gravi crisi durante la sua gestione, pandemia e guerra in Ucraina, dall’altra “ha indicato una svolta economica nell’elenco dei compiti di von der Leyen per un secondo mandato”, ha osservato l’Handelsblatt, che nelle settimane scorse aveva dato ampio spazio alle insofferenze di larga parte della Cdu, in particolare di quei settori più vicini al mondo imprenditoriale. La prossima Commissione europea deve garantire che l’economia torni ad essere più competitiva a livello globale, ha chiesto Merz e una concessione a tali preoccupazioni si rintraccia nella dichiarazione della stessa von der Leyen di ritenere che “la politica economica europea debba essere orientata ancora più di prima alla competitività dell’industria”.
È certamente eccessivo condividere il titolo del commento della Welt, secondo la quale con l’investitura ricevuta a Berlino, piena di condizionamenti per la sua prossima agenda programmatica, Merz tiene a guinzaglio corto von der Leyen, ma di sicuro per la commissaria Ue il probabile secondo mandato seguirà binari un po’ diversi da quello che si sta appena concludendo.
D’altronde il pragmatismo non manca neanche a von der Leyen, una caratteristica ereditata proprio da Angela Merkel. Secondo quanto riferito dall’agenzia di stampa tedesca dpa, il focus della campagna elettorale sarà infatti la competitività dell’Ue. Al suo attivo von der Leyen presenta l’avvio della procedura che potrebbe essere utilizzata per agire contro le auto elettriche cinesi fortemente sovvenzionate. E di fronte alla sfida della sicurezza, probabilmente la più urgente dei prossimi anni, sostiene l’idea di nominare un commissario europeo alla difesa.
VON DER LEYEN HA LE SPALLE COPERTE
Intanto, dopo il via libera della Cdu, ha incassato anche quello della consorella bavarese Csu, che a Bruxelles riveste un ruolo importante, non fosse altro che per la presenza di Manfred Weber al vertice del Ppe. I due vecchi rivali (Weber sarebbe dovuto diventare presidente della Commissione in quanto candidato di punta dei popolari nelle scorse elezioni, prima dello stop ordinato proprio da Merkel) ora sembrano marciare assieme anche nella prospettiva di futuri nuovi equilibri dentro il parlamento europeo. Al momento prevale la convinzione di poter avere i numeri per proseguire con la maggioranza attuale. Ma ferma restando la linea rossa nei confronti dei partiti sovranisti ed euroscettici, non è un mistero che Weber sia il tessitore di una trama che mira ad avvicinare all’orbita del Ppe spezzoni del mondo conservatore. Insomma con le spalle coperte in Germania e Francia, von der Leyen si appresta a incassare a Bucarest l’investitura ufficiale del Ppe. Il suo secondo mandato sembra al momento la scommessa più scontata alla lotteria di Bruxelles. Gli equilibri politici che lo reggeranno si vedranno all’indomani del voto: von der Leyen può rappresentarli quasi tutti.